Il fratello del giovane: è stata un'esecuzione. Ci costituiremo parte civile Baby-rapinatore, carabiniere indagato Caccia ai complici del ragazzino ucciso dal sottotenente dopo una rapina. La Procura: atto dovuto. Domani l'autopsia STRUMENTIVERSIONE STAMPABILEI PIU' LETTIINVIA QUESTO ARTICOLO
NAPOLI - Il sottotenente dei carabinieri che domenica notte ha ucciso con un colpo di pistola il baby-rapinatore Marco De Rosa, 16 anni, è indagato per omicidio volontario. Il ragazzino aveva rapinato un pub in via Posillipo, con cinque complici, tutti ancora ricercati dalle forze dell'ordine. Sarebbero tutti e cinque minorenni. Il bottino della tragica rapina è stato di 10 euro. La Procura di Napoli ha spiegato che si tratta di un atto dovuto. Il giovanissimo napoletano rimasto ucciso, secondo i carabinieri del Comando provinciale, avrebbe puntato una pistola (poi rivelatasi una scacciacani) contro il sottotenente, che a sua volta ha reagito esplodendo una colpo di pistola con la calibro 9 di ordinanza, colpendo al volto il ragazzo. Intanto, domani, verrà eseguita l'autopsia sul corpo di Marcio De Rosa.
GLI AMICI E I FAMILIARI - A difendere la memoria di Marco sono gli amici e i parenti: «Le sue passioni erano lo scooter e il pallone», anche se nel suo quartiere Marco era conosciuto come sciupafemmine. Aveva preso la licenza media da ripetente e lavorava saltuariamente, Nessuno però crede che il giovane possa essere considerato un criminale: «E’ stata una bravata, è stato coinvolto da altri», dicono alcuni compagni. Pino, il fratello di Marco, ha dichiarato alla stampa: «Con un solo colpo quel carabiniere ha ucciso sette di noi. Poteva sparare alle spalle, ma in testa no... E' stata un’esecuzione. Ci costituiremo parte civile contro quel carabiniere. La vita di un sedicenne non può essere il prezzo di una bravata. In Italia - prosegue - non c’è la pena di morte per i pedofili e gli stragisti, né per i camorristi e i terroristi. Perché mio fratello a 16 anni doveva essere giustiziato così?».
IL GOVERNATORE - La morte del ragazzo di 16 anni impone uno sforzo comune, cui sono chiamate le istituzioni, le famiglie, i cittadini, sul piano della cultura della legalità. Il presidente della Campania, Antonio Bassolino, risponde a domande su questa vicenda, a margine di un convegno organizzato a Napoli su un progetto degli atenei napoletani in Iraq. «Tenere alta la guardia contro la camorra e la criminalità organizzata, e questo spetta allo Stato, alla magistratura e a tutte le istituzioni che debbono far sentire il polso fermo, il pugno fermo dello Stato - ha detto Bassolino - Ma oltre alla battaglia, che deve diventare sempre più forte e inflessibile su questo fronte, c'è il piano della cultura della legalità, che bisogna favorire e rafforzare».
05 giugno 2007