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Allora: stanotte una sorta di analfabeta nell'appartamento accanto al mio teneva la "musica" a palla insieme ad altri suoi pari. Verso le 23.30 ho chiamato i carabinieri perchè mi disturbava la lettura, quelli sono arrivati e hanno freddato il simposio di melomani. Mentre lo cazziavano quel miserabile cercava di difendersi in italiano stentato, diceva che era il suo compleanno e roba simile. I carabinieri restavano duri, però. Allora io ho provato una gioia grande, infantile, come non ne provavo da moltissimo tempo. Mi sono sentito puramente felice. Ma non solo perchè era tornata la santa pace, c'erano altri motivi. Mi sono interrogato, e sono giunto alla conclusione che pochi piaceri siano grandi come quello di far male agli altri. Il pensiero di aver rovinato la festa di quel tizio, di averlo irritato, rattristato, di avergli fatto del male insomma mi riempiva di contentezza, tanto che sono rimasto a sorridere come uno scemo per tutta la durata della scena. Poi mi sono detto che gran parte delle mie sofferenze derivavano dal fatto che mi negavo il piacere di fare del male. Non intendo ammazzare qualcuno, sia chiaro: intendo agire magari con un solo gesto elegante, dall'ombra, per distruggere le speranze, rovinare le gioie altrui, anche una sola parola basta alle volte. Se lo si fa di nascosto è meglio: così la vittima darà la colpa al destino, indirizzerà le proprie maledizioni verso il vuoto. Fa quasi sentire dei piccoli dèi, che dispensano piccoli-grandi dolori dai loro troni in miniatura, ad imitazione del dio più grande. Certo, far del male a chi ci fa del male è dolce - innegabile che lo sia - ma lo è anche far del male gratuitamente, anzi è un piacere ancora più squisito inventarsi la colpevolezza di qualcuno, e farla crescere fino a costruire un motivo di vendetta. Parlo anche di cose elementari: indicare la direzione sbagliata a chi ti chiede la strada (come fa il buon maestro Grifiel), allungare leggermente, per sbaglio, la punta del piede quando qualcuno ti corre vicino. Sembrano sciocchezze, meschinità, eppure ti fanno sentire bene. Ti fanno sentire umano, sono l'espressione più sincera del nostro essere. De Sade aveva ragione in molte cose, è abbastanza chiaro.
Che ne pensate (a parte che ho delle turbe, il che è evidente)?