Come politico, essenzialmente, Berlusconi è zero.
Nel senso che se dobbiamo valutare la sua azione politica, troviamo che essa è stata praticamente nulla in questi 5 (lunghi, troppo lunghi) anni di governo.
Quasi tutta il suo agire pare mosso dalla
volontà di mettere al riparo se stesso ed i suoi amici dalle accuse che la magistratura rivolge loro.
I suoi interventi politici, volti ad occuparsi degli italiani, sono particolarmente vacui e concentrati nell'ultimo periodo del suo governo: un abbassamento delle tasse praticamente non rilevante, una riforma della università fatta nello scontento generale di studenti, ricercatori e docenti (cioè di coloro che SONO l'università), una riforma della scuola da più parti osteggiata, un aumento delle pensioni minime invisibile, una riforma del mercato del lavoro che precarizza (bella la metafora che ha usato: "poter assumere senza sposare"; evidentemente costui ritiene le tutele sul lavoro al pari di un contratto di matrimonio, che tristezza).
Tutto questo, in un contesto economico da
recessione durissima, con interi trimestri di
crescita del PIL negativa ed una inflazione non monitorata e fuori controllo (perchè nessuno può credere che i dati ISTAT, che non hanno mai riscontrato inflazione a due cifre, abbiano una qualche attinenza con la realtà).
Ci si poteva aspettare che Berlusconi avrebbe attuato una politica economica
liberista.
Non ne sarei stato affatto contento, in quanto ritengo che potenziare lo stato sociale debba essere una priorità, ma sarebbe stata una scelta rispettabile.
Invece, Berlusconi ha adottato la politica economica del "tirare a campare": misure "una tantum", condoni e tagli alla spesa degli enti locali (i quali, coi fondi dimezzati, non hanno potuto fare altro che aumentare le tasse). In pratica l'economia è rimasta senza governo.
Non si spiega altrimenti come sia possibile questo
assoluto disastro: povertà generalizzata, milioni di famiglie che non riescono ad arrivare alla fine del mese (la contrazione delle spese alimentari a fine mese è un dato di fatto che deve far riflettere), aumento della diseguaglianza sociale con tagli delle tasse apprezzabili solo per quei pochi fortunati con reddito elevato.
Certo, questo Governo ha operato in un contesto internazionale difficile: attentati in occidente, guerre in medio-oriente, prezzo del greggio fuori controllo, stasi economica europea generalizzata, concorrenza dei paesi asiatici.
Cionostante, non può che stupire il fatto che davanti a questi veri e propri "bubboni" dovuti a fenomeni di lungo periodo ed esteri,
le risposte del governo sono sempre andate nella direzione di aggravare il problema.
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Ci vuole la ricerca" dicono gli analisti economici. La risposta di Berlusconi? La cancellazione della figura del ricercatore universitario (cioè del ricercatore tout-court, visto che le aziende in Italia non fanno ricerca).
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La scolarizzazione è troppo bassa". La risposta? Reintrodurre "l'avviamento al lavoro" per i figli della povera gente ed inventarsi emerite cazzate come il "portfolio delle competenze" che non servono in ambito universitario, figuriamoci nelle scuole.
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Le famiglie non arrivano a fine mese". La risposta? Un taglio delle tasse avvertibile solo dai più abbienti.
I crac finaziari di Cirio e Parmalat indurrebbero un governo saggio ad inasprire la legislazione sulle frodi finanziarie. Negli USA di Bush, colpiti dallo scandalo ENRON, si rischiano pene decennali per truffe simili. Il governo Berlusconi ha al contrario depenalizzato il falso in bilancio.
Sono dati che fanno riflettere: se è vero che i due Governi Berlusconi hanno operato in condizioni disagevoli
, al tempo stesso hanno preso sempre sistematicamente i provvedimenti sbagliati.