Sono in un periodo fertile di letture illuminanti. Durante una lettura di Karl Popper, mi imbatto in una citazione riguardo un tale, un certo Guglielmo d'Ockham.
La massima da cui parte è semplice: "entia non sunt multiplicanda prater necessitatem" ovvero: "non devono essere aggiunti elementi oltre il necessario". Il cosiddetto "rasoio di Ockham", secondo cui bisogna "tagliare" tutto ciò che è superfluo (principio di economia delle cause).
Faccio un esempio: ai suoi tempi Ockham dovette criticare la spiegazione dell'esistenza divina formulata da San Tommaso D'Aquino. San Tommaso diceva, sinteticamente, che l'esistenza di Dio era giustificata dal moto dei corpi celesti, che non avrebbero potuto muoversi diversamente se non sotto l'effetto di una "forza divina". Anticipando di qualche secolo Newton, con naturale genialità, Guglielmo di Ockham faceva notare che il moto di un corpo non implica necessariamente l'applicazione di una forza, supportato semplicemente dalla prova pratica di due magneti che si attirano vicendevolmente senza che sia applicata loro una forza.
Mi si conceda la licenza poetica, questo è un racconto e non un saggio scientifico e dal punto di vista fisico la spiegazione è grossolana; la ritengo tuttavia efficente e perfetta per giungere alla tesi.
Così come per il moto dei pianeti, che oggi dopo secoli di battaglie scientifiche e non pochi martiri abbiamo appurato causato dalle leggi della fisica e non dai bicipiti di Dio, anche per le questioni scientifiche a cui non possiamo o non riusciamo a dare spiegazione la formula più intelligente per giungere ad una soluzione è quella che "non aggiunge elementi oltre il necessario".
Faccio l'esempio della generazione dell'universo: possiamo supporre che esista un ente autogenerato od esistente da sempre che abbia generato l'universo; oppure possiamo supporre che l'universo si sia autogenerato o che sia esistente da sempre. Nel primo caso ci imbattiamo nell'Entia non sunt moltiplicanda; nel secondo molto più razionalmente usiamo il rasoio di Ockham, ci facciamo la barba e ricominciamo a fare fede nella ragione, piuttosto che ragione nella fede.
Poche semplici parole che aprono a sterminati campi di riflessione; nonstante ciò la mia si ferma qui e attende altri punti di vista.