Rapporto Byron: i videogiochi vanno trattati come le sigarette
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Discussione: Rapporto Byron: i videogiochi vanno trattati come le sigarette

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  1. #1
    Evicaro
    Ospite

    Rapporto Byron: i videogiochi vanno trattati come le sigarette

    Spoiler:

    Il rapporto è stato commissionato dal Primo Ministro inglese circa un anno fa. L'autrice è la psicologa infantile Tanya Byron, conosciuta nel Regno Unito per le sue ricorrenti apparizioni televisive e collaboratrice del Times. Serve una forte rivisitazione del sistema di classificazione dei videogiochi con modalità di valutazione più simili a quelle utilizzate nell'industria del cinema.

    La Byron indica la necessità di un sistema di classificazione più chiaro e giudica inefficaci i sistemi di valutazione operativi attualmente in Europa. La classificazione praticata per il Regno Unito dalla BBFC si è recentemente rivelata poco funzionale con il caso Manhunt 2. La Byron critica anche il sistema paneuropeo PEGI (Pan-European Game Information) perché usa simboli poco chiari e perché dà troppo spazio decisionale agli stessi distributori, i quali decidono sostanzialmente sui prodotti che loro stessi commercializzano.

    Sistemi di classificazione poco chiari, dunque, ed esigenza di uniformare i simboli e le modalità con le quali le avvertenze arrivano ai giocatori e ai genitori. Inoltre, secondo la Byron è necessaria una maggiore collaborazione con i rivenditori, in modo che rispettino le indicazioni degli organi di classificazione e non vendano il materiale vietato. È altresì necessaria una massiccia campagna di sensibilizzazione destinata ad utenti, genitori, rivenditori, distributori.

    Gli organi di classificazione attualmente operativi, inoltre, si occupano di censurare solamente i contenuti violenti e quelli legati al sesso, e sottovalutano le problematiche legate all'esposizione prolungata dei più giovani a internet. L'online è un mondo troppo vasto e la sua fruizione da parte dei più giovani andrebbe controllata meglio dai genitori, i quali vanno aiutati con il giusto sistema di simboli e avvertenze.

    Un unico sistema di classificazione con simboli chiari e ben evidenti, un po' come accade con le sigarette. Si tratta della proposta concreta della Byron a margine del suo rapporto. Inoltre, i giochi per console dovrebbero contenere un sistema software che consenta ai genitori di bloccare la fruizione di determinati contenuti giudicati a rischio. Ancora, il sistema di classificazione dovrebbe prevedere la censura dei giochi anche ai minori di 12 anni; in modo da coinvolgere nel sistema un più ampio numero di prodotti. Anche questa misura è simile a quanto accade nell'industria del cinema.

    "Dobbiamo rendere la salute digitale dei bambini una priorità. Se si hanno meno di 18 anni non si dovrebbe poter comprare un gioco vietato ai minori di 18 anni; se si hanno meno di 12 anni non si dovrebbe poter comprare un gioco vietato ai minori di 12 anni. I genitori spesso si preoccupano quando i loro bambini stanno fuori casa, ma sottovalutano i rischi dell'online". Sono alcune dichiarazioni contenute nel rapporto.

    In seguito alla pubblicazione del rapporto, l'organo di classificazione britannico BBFC si è dichiarato pronto ad accogliere queste novità e a uniformare il proprio sistema di classificazione a quello dell'organo paneuropeo PEGI. "Nel momento in cui i genitori entrano in contatto con dei contenuti, devono avere gli strumenti adatti per prendere delle decisioni per i propri figli. Sono d'accordo con la dottoressa Byron sul fatto che è necessario un sistema più aderente a quello utilizzato nell'industria cinematografica. BBFC è pronto ad assumere il ruolo di grande responsabilità che la dottoressa ritiene necessario", sono le parole di David Cooke, direttore dell'organo BBFC.

    Quest'ultimo si è rivelato inefficace nel caso Manhunt 2. Nello scorso dicembre, infatti, con quattro voti favorevoli e tre contrari il Video Appeals Committee respingeva la valutazione fornita dalla BBFC e, di fatto, rendeva legale la commercializzazione di Manhunt nel Regno Unito. Adesso il gioco è in vendita nel Regno Unito, così come negli Stati Uniti dopo che l'organo di classificazione locale ESRB rivedeva la propria valutazione da AO (Adults Only) a M (Mature).

    L'ELSPA (Entertainment and Leisure Software Publishers Association), invece, non concorda con le soluzioni proposte dalla Byron. Si tratta di un'associazione per la censura dei prodotti pericolosi che viene promossa dai produttori di software britannici. Agisce in parallelo all'organo ufficiale BBFC. "A nostro avviso questi provvedimenti invoglieranno gli utenti a comprare i prodotti a rischio e a giocare online senza avvalersi delle raccomandazioni", sostiene il presidente di ELSPA Paul Jackson. "L'industria videoludica ha bisogno di ricevere delle assicurazioni che l'organo BBFC sia realmente in grado di affrontare delle situazioni come quella di Manhunt 2 e che anche il PEGI sia appropriato. Riteniamo che il governo debba consultare i produttori per modificare il sistema di classificazione".

    L'ELSPA lavorerà a stretto contatto con il governo nei prossimi mesi alla ricerca di soluzioni adeguate. I produttori, rappresentati dall'associazione, intendono trovare un accordo con l'esecutivo senza compromettere i propri interessi. Il Segretario di Stato per la Cultura, per i Media e per lo Sport, Andrew Burnham, ha assicurato che i rivenditori che non rispetteranno i sistemi di classificazione saranno perseguiti penalmente. Il sistema di classificazione BBFC, inoltre, si uniformerà sin da subito al PEGI, con l'introduzione dei "rating" di censura per i minori di 12, 15 e 18 anni.


    Fonte: http://www.hwupgrade.it/news/videogi....html#commenti

    Non non è l'ennesimo thread uguale, non questa volta almeno a vedere i commenti che si leggono e si sentono in giro ... questa volta i videogiocatori si sono veramente divisi (almeno a sentire i videogiocatori che mi stanno intorno, e che conosco). La proposta di applicare un "pegi" obbligatorio a molti è piaciuta ... e posso riassumere i due modi di pensare in questo modo semplificato:

    1) Il primo gruppo dice che è giusto. Il pegi così com'è fatto non serve a nulla, perchè se è vero che un titolo è SCONSIGLIATO ai minori di 18 anni, questo non vuol dire che sia VIETATO. Lo si fa con i film, perchè non farlo con i videogiochi? Un ragazzino che vuole comprare un gioco vietato ai minori, dovrebbe essere accompagnato da un genitore che si prenderebbe TUTTE le responsabilità per il proprio figlio. Questo permetterebbe un po' di tregua dal bombardamento mediatico sul tema "videogiochi pericolosi per i giovani" in quanto un giovane NON POTREBBE comprarlo senza l'autorizzazione di un adulto.


    2) Molti invece pensano che sia colpa dei genitori. Io sono con loro.

    Io reputo incredibile il fatto che i genitori debbano attaccarsi a queste cose per essere bravi educatori. Credo che il problema sia del fatto che i genitori non hanno voglia di stare dietro ai propri figli, non hanno voglia di insegnargli come funziona il mondo, di trasmettere dei valori ... quando avrò un figlio gli lascerò tutta la libertà di questo mondo, ma al tempo stesso gli starò vicino, e gli spiegherò quello che vede sullo schermo quando giocherà o quando navigherà su internet. Credo che questo sia il modo giusto di fare le cose: far capire, non vietare. Vietare porta solo all'odio e alla voglia di infrangere le regole, e soprattutto non fa ragionare su nulla.

    Eppure a quanto pare i genitori nonostante apparentemente critichino tanto i videogiochi, io credo li amino alla follia! E' molto facile mettere un bambino davanti a un videogioco e lasciarlo ore e ore davanti a uno schermo senza doversi "sorbire" domande, dubbi e cose che magari non ti entusiasmano più di tanto ...

    Io stesso ho visto una mamma accompagnare un bambino che avrà avuto 12 anni dal mio negozietto di videogiochi di fiducia e avere questo scambio di battute con il commesso:

    Commesso: "Buongiorno signora, ha bisogno di aiuto?" (guardando la mamma girare con il bambino e scartabellare tra gli espositori ..
    Mamma "Si Buongiorno ... vorrei un aiuto. Sto cercando un gioco per mio figlio, e non capisco cosa stia cercando"
    Bambino "Voglio GTA per la PSP!"
    Commesso "Mi scusi signora, ma non credo che GTA sia adatto .. i contenuti non sono adeguati alla sua fascia d'età ..." ... "lo stesso PEGI indica che è adatto per persone più grandi..."
    E la mamma "E lei cosa mi consiglia?"
    Commesso "Guardi, di titoli per PSP ne sono usciti tanti, molti non sono così violenti ... se mi può dare qualche indicazione in più la posso guidare ..."
    E il bambino "Ma no mamma, voglio GTA!"
    E la mamma "No guardi, non mi interessa, mi dia quel gioco non fa nulla"

    Altri (pochi) invece hanno risposto così ...

    3)Alcuni invece mi hanno detto che è un'incitazione alla pirateria, in quanto il ragazzino, piuttosto che chiedere ai genitori (che spesso sono ignoranti in materia e/o facilmente suggestionabili da queste cose), se lo scaricherebbe direttamente dal p2p di fiducia, o se lo farebbe prestare/copiare da qualcuno.

    4)Una persona mi ha risposto che non cambierebbe niente in quanto i negozianti se ne fregherebbero, esattamente come fanno i tabaccai per le sigarette ...

    Voi come la pensate?

  2. #2
    ThunderEcho
    Ospite
    la questione è difficile, più che altro non capisco cosa centrino le sigarette, mica scrivono che nuoce alla salute, ad ogni modo se questo controllo verrà delegato al negoziante penso nn cambierà nulla

  3. #3
    The One L'avatar di Archangel256
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    Io credo che dopotutto sia una battaglia abbastanza giusta. Insomma, a me farebbe piacere se il PEGI fosse rispettato, a dir la verità non condivido i timori della Byron sul fatto che sia un sistema di classificazione poco chiaro, per me invece è uno strumento molto utile per chi di videogiochi non se ne intende.

    La cosa importante, a mio avviso, è che anche i governi riconoscano che i videogames non sono solo un passatempo da "bambinetti", ci sono dei prodotti per adulti, che non dovrebbero essere censurati (il caso Manhunt 2 per me è scandaloso), perchè se ho 18 anni avrò pur il diritto di decidere a cosa giocare.

    Poi è chiaro che la restrizione della vendita non è la panacea che può guarire tutti i problemi, è chiaro che i venditori più "furbi" continueranno a fare i propri comodi e i ragazzi più svegli si procureranno comunque i giochi proibiti, ma secondo me potrebbe essere una buona opportunità per affermare la maturità del videogioco (e dei videogiocatori), che finalmente sarebbe riconosciuto come un prodotto regolamentato al pari dei film.

    Inoltre potrebbe essere anche un buon modo per avvicinare genitori e figli sul versante dei videogiochi, perchè se un ragazzo di, poniamo, 14 anni, volesse un gioco 15+ potrebbe anche parlarne in famiglia e alla fine, se i genitori pensassero che è un titolo appropriato, potrebbero decidere di prenderlo, oppure in caso di rifiuto si potrebbe discutere sulle motivazioni di tale "no", creando un dialogo costruttivo. Certo, c'è il rischio che il gioco in questione venga "pescato dal torrente" o cose simili, ma a me sembra comunque un'opportunità da non sottovalutare.

    Per finire, il mio motto è "Regolarizzare, non censurare!"

  4. #4
    panzone
    Ospite
    Personalmente non codivo questa visione ottimistica ( ovvero che se il PEGI venisse rispettato, il videogioco guadagnerebbe presso i media una dignità pari a quella cinematografica ): se anche il PEGI diventasse obbligatorio, molti ragazzini viziati otterrano ciò che vogliono lo stesso e i genitori non penseranno neanche a mettere un veto, visto che appunto li considereranno giochini...

  5. #5
    PC Engine owner \m/ L'avatar di Stefano Lucchi
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    tema interessante, complimenti.

    da una parte anch'io avevo pensato in passato che ci vorrebbe una maggiore osservanza del Pegi, però dall'altra alla fine io ho giocato i vari Carmageddon o GTA (i primi) quando ero minorenne e non sono certo diventato una persona 'socialmente poco gestibile' (diciamo così) per colpa di essi. Non so perchè ma ho l'impressione che da un pò di tempo a questa parte (una decina d'anni?) la gente crede che i bambini non siano più in grado di intendere e di volere da soli, come se da un giorno all'altro fossere stati esposti a tutte le brutture del mondo.
    Il problema è sostanzialmente un altro: i videogiochi ora non sono più roba da nerd (o peggio ancora da bambini), ma mercato di massa fruibile da fasce di pubblico diverse e molta gente (diciamo la maggioranza) non si è ancora abituata a questo concetto. Il motivo stesso per cui nasce questa discussione è perchè c'è gente che parla di videogiochi e vuole tutelare i bambini, quando il giocatore medio ha almeno 20 anni.
    Purtroppo movimenti di questo genere nascono anche a causa del peggioramento del servizio d'informazione avvenuto in tempi recenti (diciamo gli ultimi 10-20 anni) che punta sempre di più allo scoop che fa fare ascolti (o vendite nel caso dei giornali cartacei) e sempre meno all'informazione, sbattendo il mostro-videogioco in prima pagina.
    Io personalmente lascerei tutto così com'è perchè se un ragazzo volesse giocarsi un gioco violento non censurato potete stare tranquilli che ci riuscirebbe benissimo -ci sono riuscito io 10 anni fa quando internet e il file sharing erano solo chimere..- mentre invece trovo che bisognerebbe cercare di educare 'la massa' su come funziona del mercato videoludico, tramite speciali, articoli e così via.
    Citazione Lord Skop's
    tu! tu!! Sei terribile, il peggiore, sei un pessimo, ergo un grande!

  6. #6
    Psicologicamenteinstabile L'avatar di Beltazor
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    Ma attaccare un cazzo di poster in formato A1 nei reparti dedicati ai videogames e nei negozi dove si spiega il significato dei simboli del PEGI no ? è troppo complicato ?
    Cioè non voglio mica che nella copertina di Dawn Of War III L'Impero Scorreggia Ancora ci sia scritto "Sto gioco fa male al pisello" , sarebbe troppo disarmante come cosa.



  7. #7
    XD:| L'avatar di diablosoftware
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    Citazione Beltazor Visualizza Messaggio
    Ma attaccare un cazzo di poster in formato A1 nei reparti dedicati ai videogames e nei negozi dove si spiega il significato dei simboli del PEGI no ? è troppo complicato ?
    Cioè non voglio mica che nella copertina di Dawn Of War III L'Impero Scorreggia Ancora ci sia scritto "Sto gioco fa male al pisello" , sarebbe troppo disarmante come cosa.

    Quando scoppiò il caso manhunt nei mediaworld avevano messo dei cartelloni giganti con il significato dei simboli pegi, ma naturalmente nessuno li guardava e gli hanno tolti.
    Il problema sono i genitori che comprano tutto ai figli senza batter ciglio, sinceramente, io giocavo a resident evil/carmaggeddon a 11 anni, ma i miei sapevano comunque che non sarei diventato un pazzo omicida.

  8. #8
    Utente L'avatar di Magnvs
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    Ma attaccare un cazzo di poster in formato A1 nei reparti dedicati ai videogames e nei negozi dove si spiega il significato dei simboli del PEGI no ? è troppo complicato ?
    Cioè non voglio mica che nella copertina di Dawn Of War III L'Impero Scorreggia Ancora ci sia scritto "Sto gioco fa male al pisello" , sarebbe troppo disarmante come cosa.

    Idolo assoluto XDD

    Comunque quel che mi lascia basito è vedere il numero di persone pronte ad impedire la vendita di videogiochi violenti ai minorenni pur avendone fatto abbondante uso quand'era il loro turno, secondo l'aurea regola "quando toccava a me andava bene, per gli altri (potenzialmente meno maturi\intelligenti\etc) invece mettiamoci un bel divieto e via", senza mai arrivare a mettere in discussione l'assurda idea alla base di tutte queste valutazioni, cioé che sia la visione di un film o la fruizione di un videogioco (o, se si fosse coerenti, anche la visione di alcune opere d'arte o la lettura di vari testi) a compromettere la crescita di un bambino o di un ragazzo nonostante tutti noi abbiamo abbondanti prove del contrario e non il contesto educativo magari insufficiente e degenerato in cui la fruizione si colloca.

    E'chiaro poi che un libro\quadro\film\videogioco\telegiornale\quotidiano possano inquietare (e questo anche passata da anni l'adolescenza), ma è anche normale e sano che qualcosa ci inquieti e ci stimoli durante la nostra crescita, e trovo odiosa l'idea secondo cui una crescita corretta avverrebbe solo precludendo al giovane una serie di elementi, a maggior ragione visto come i media propongano senza problemi contenuti ben più shockanti di qualsiasi videogioco (e questo senza contare il p2p ed internet, che ormai permettono a chiunque di fruire in modo più o meno legale (ma comunque pressoché incontrollato) di una mole di contenuti enorme, da un brano di musica barocca della corte di Ferdinando III d'Absburgo all'ultimo videgioco made in Japan, passando per un documentario sui soprusi a danno dei contadini brasiliani, per una qualsiasi forma di pornografia o per un database sulle fatwas dei dottori della sharia islamica, il tutto in barba agli assurdi, pseudo-pedagogici ed antistorici metodi censori sollevati dall'uscita dei titoli Rockstar.
    Ultima modifica di Magnvs; 28-04-2008 alle 12:42:35

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  9. #9
    Eone segreto L'avatar di Yojimbo
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    Ma attaccare un cazzo di poster in formato A1 nei reparti dedicati ai videogames e nei negozi dove si spiega il significato dei simboli del PEGI no ? è troppo complicato ?
    Cioè non voglio mica che nella copertina di Dawn Of War III L'Impero Scorreggia Ancora ci sia scritto "Sto gioco fa male al pisello" , sarebbe troppo disarmante come cosa.

    che dire se non QUOTO!!!

  10. #10
    Evicaro
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    Comunque quel che mi lascia basito è vedere il numero di persone pronte ad impedire la vendita di videogiochi violenti ai minorenni pur avendone fatto abbondante uso quand'era il loro turno
    Beh, tecnicamente la vendita e il consumo sono cose diverse ... uno può benissimo comprare il gta del caso a proprio figlio e farlo giocare eh ... però capisco il senso di quel che dici ...

  11. #11
    Utente L'avatar di Magnvs
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    Beh, tecnicamente la vendita e il consumo sono cose diverse ... uno può benissimo comprare il gta del caso a proprio figlio e farlo giocare eh ... però capisco il senso di quel che dici ...
    Quel che contestavo però, se leggi il resto del mio post, non è la sacrosanta differenza fra vendita e consumo, ma il concetto stesso dei danni legati alla fruizione di opere "mature", assioma tutt'altro che scontato che pochissimi mettono in dubbio nonostante pressoché chiunque possa constatare empiricamente come i suoi presupposti siano falsi (da qui la critica a chi continui a ritenere certi prodotti dannosi per i più piccoli pur avendoli fruiti all'epoca senza riportare il ben che minimo trauma), essendo i danni legati non alla fruizione, ma al contesto educativo in cui essa si colloca.

    Inoltre mi oppongo del tutto all'idea che un'educazione corretta non debba prevedere suggestioni con elementi violenti, "pesanti" o comunque duri per un giovane: la letteratura classica (anche senza limitarci alla storiografia) né e piena, la stessa Bibbia contiene nell'Antico Testamento massacri, incesti e violenze d'ogni genere, e l'arte presenta infinite scene dure (basti pensare alle lotte mitologiche, o alla decapitazione di S. Giovanni Battista, o alla stessa Croce, per non parlare delle infinite rappresentazioni guerresche cruente, o delle rappresentazioni infernali medioevali, o dei cosiddetti "Trionfi della Morte", fino a Bosch e Goya, per tacere dell'arte contemporanea), e la storia umana antica, moderna e contemporanea è intrisa fino al midollo di scene violente e terribili, dai rovesci numismatici fino alle opere teatrali, dalla teologia ai telegiornali. Ha senso far finta che tutto questo non esista, o non è piuttosto meglio mostrare la realtà ai bambini curandosi però del fatto che venga recepita nella sua concretezza, evitando emulazione e mitizzazioni assurde?
    Ultima modifica di Magnvs; 28-04-2008 alle 13:16:15

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  12. #12
    The One L'avatar di Archangel256
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    Comunque quel che mi lascia basito è vedere il numero di persone pronte ad impedire la vendita di videogiochi violenti ai minorenni pur avendone fatto abbondante uso quand'era il loro turno, secondo l'aurea regola "quando toccava a me andava bene, per gli altri (potenzialmente meno maturi\intelligenti\etc) invece mettiamoci un bel divieto e via", senza mai arrivare a mettere in discussione l'assurda idea alla base di tutte queste valutazioni, cioé che sia la visione di un film o la fruizione di un videogioco (o, se si fosse coerenti, anche la visione di alcune opere d'arte o la lettura di vari testi) a compromettere la crescita di un bambino o di un ragazzo nonostante tutti noi abbiamo abbondanti prove del contrario e non il contesto educativo magari insufficiente e degenerato in cui la fruizione si colloca.

    E'chiaro poi che un libro\quadro\film\videogioco\telegiornale\quotidiano possano inquietare (e questo anche passata da anni l'adolescenza), ma è anche normale e sano che qualcosa ci inquieti e ci stimoli durante la nostra crescita, e trovo odiosa l'idea secondo cui una crescita corretta avverrebbe solo precludendo al giovane una serie di elementi, a maggior ragione visto come i media propongano senza problemi contenuti ben più shockanti di qualsiasi videogioco (e questo senza contare il p2p ed internet, che ormai permettono a chiunque di fruire in modo più o meno legale (ma comunque pressoché incontrollato) di una mole di contenuti enorme, da un brano di musica barocca della corte di Ferdinando III d'Absburgo all'ultimo videgioco made in Japan, passando per un documentario sui soprusi a danno dei contadini brasiliani, per una qualsiasi forma di pornografia o per un database sulle fatwas dei dottori della sharia islamica, il tutto in barba agli assurdi, pseudo-pedagogici ed antistorici metodi censori sollevati dall'uscita dei titoli Rockstar.
    Lo ammetto, se ora fossi minorenne forse non mi farebbe troppo piacere che la vendita dei videogames subisse delle restrizioni. Anche perchè in fondo i videogiochi non fanno male, non sono come le sigarette o l'alcol, non distruggono l'organismo, non fanno a pezzi il cervello (anzi, credo che sia vero il contrario), non creano dipendenza fisica.

    Allora perchè restringerne la fruizione? Secondo me il problema è che manca, in molte famiglie, un'educazione che possa bilanciare i possibili effetti diseducativi di alcuni giochi. Perchè i videogiochi sono sì dei passatempo, ma sono anche un mezzo di comunicazione e certi titoli veicolano un messaggio potenzialmente destabilizzante. Prendiamo un GTA a caso, dove sicuramente c'è una vena sarcastica nei confronti dell'america (o almeno di un certo tipo di america), ma è un messaggio che rischia di passare in secondo piano; quello che emerge superficialmente è un gioco violento, molto violento, un mondo di criminalità, di furti, di omicidi, di prostituzione, di resistenza alle forze dell'ordine e chi più ne ha, più ne metta.

    Ora, io ho giocato ai vari GTA senza avere l'età consigliata e così mio fratello, che ha cinque anni meno di me. Ovviamente i titoli in questione non hanno avuto su di noi il benchè minimo effetto, non siamo dei serial killer o dei criminali, ma questo perchè abbiamo ricevuto un minimo di educazione, che ci ha permesso di distinguere in tra finzione e realtà. I videogiochi, se affrontati con un po' di spirito critico e all'interno di un contesto sociale e psicologico "sano", non possono fare alcun male.

    Però credo che quando il videogioco (o la tv, o internet, o anche i libri) diventa uno strumento davanti al quale parcheggiare i figli, pretendendo magari che la console gli faccia non solo da babysitter, ma anche da educatore, allora bisogna intervenire. Perchè un videogioco potrebbe contenere tematiche violente, sadiche, persino sessuali e in questo non c'è nulla di male, ma intorno a questi temi bisogna che si crei un dialogo costruttivo tra genitori e figli. Altrimenti un bambino potrebbe anche arrivare a convincersi che quello che vede sullo schermo vada bene anche per la realtà.

    Se i genitori non hanno il tempo, la voglia o la capacità per dialogare ed educare i figli, va da se che è un problema molto grave. A questo punto, piuttosto che dare in mano a dei bambini dei giochi inadatti a loro, a cui potrebbero giocare senza nessun controllo, forse è meglio provare a fissare dei limiti.
    Chiaro che è una misura poco utile, perchè non risolve il problema alla radice e oltretutto queste limitazioni sarebbero facilmente aggirabili tramite la pirateria.
    Chiaro che magari ci sono diciottenni immaturi e quindicenni che invece non avrebbero nessun problema a giocare ad un titolo 18+, ma purtroppo un indice per misurare in sede di vendita la maturità dell'acquirente non eiste e quindi si deve ricorre alla divisione per classi d'età. Dovrebbe poi stare ai genitori giudicare se un titolo sia appropriato o meno, ma questo pare non avvengo, altrimenti non si starebbe qui a questionare.

    Poi con l'aiuto di una buona campagna di informazione forse si riuscirebbe a distruggere parte dei pregiudizi sui videogiochi, che spesso in Italia vengono demonizzati come portatori di ogni male. Io credo che quando le generazioni cresciute con i videogiochi saranno a loro volta padri e madri, forse il modo di pensare cambierà, forse sarà possibile dare ai videogiochi la dignità che meritano, creando una vera e propria cultura del videogiocare. Ma questo è un altro discorso.

  13. #13
    Utente L'avatar di Magnvs
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    Guarda che siamo del tutto d'accordo, entrambi valutiamo il possibile impatto negativo di opere come queste non nei contenuti in sé, ma nel contesto educativo degradato in cui vive il fruitore.

    Non si diventa gangster cocainomani dopo aver ascoltato i coca rappers di Atlanta, non si diventa fondamentalisti religiosi per una lettura della Bibbia o del Corano, né ci si suicida ispirandosi alle vicende del Giovane Werther o di Jacopo Ortis, a meno che il contesto in cui si vive sia già permeato di quell'ignoranza mista a superficialità e brutalità nei rapporti umani che costituisce il perfetto terreno di cultura per ogni genere di suggestione e fraintendimento.

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    Guilty Gear XRD Sign, Metro 2033, ICY, Rocket League, Sound Shapes, the static speaks my name, Lost Dimension, Steins;Gate, Danganronpa AE, Xblaze LM, Yakuza 3, Nobunaga's Ambition SoI, Dark Souls, SW4-II, Dengeki Bunko FC, DQ Heroes, Tales of Graces f, Tales of Zestiria, SAO: LS, Bloodborne: TOH, LoH: Trails in the Sky FC, LoH: Trails in the Sky SC, Arslan: WoL, Broforce, SFV, Salt and Sanctuary, LoH: Trails of Cold Steel, Assault Android Cactus, Geometry Wars 3, Dark Souls 3, Nights of Azure, Code: Realize, Shutshimi, Lords of the Fallen, Aegis of Earth, TW Warhammer, Atelier Sophie, Dariusburst CS, Star Ocean 5, Adventures of Mana, Odin Sphere Leifthrasir, Zero Time Dilemma, Ultratron, I Am Setsuna, Shiren 5, KoFXIV, A.O.T., LoH: Trails of Cold Steel 2, Yakuza 4, DQ Builders, OWH, Exist Archive, FFXV, Yakuza 5, Nioh, Tales of Berseria, Yakuza 0, Twinkle Star Sprites, Nier: Automata, Ghost Blade HD, Wonder Boy TDT, Monster World IV, Wonder Boy in Monster World, Dust: aET, House in Fata Morgana
    Titoli in gioco:
    Europa Universalis 4, KoFXIV

  14. #14
    Fidel Mbanga-Bauna L'avatar di er romanista
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    inanzitutto dovrebbero essere anche più leggeri nelle valutazioni dei giochi, non si può mettere un 16+ ad Halo, è assurda come cosa, ma questo è solo un esempio. poi suddette valutazioni andrebbero fatte da persone, che conoscono bene il videogioco, che lo sappiano prendere in tutti i sensi, non da persone come la deficiente che ruppe il cazzo sulle scene di sesso in ME, dovendo per evidente torto ritrattare quanto affermato. poi l'idea di vietare la vendita a chi ha un eta inferiore sembrerebbe già un idea, ma ormai anche i giovanissimi sono in grado di comprare roba su internet, e li non so come si possa controllare l'età del compratore.

  15. #15
    PC Engine owner \m/ L'avatar di Stefano Lucchi
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    Citazione archangel256
    Però credo che quando il videogioco (o la tv, o internet, o anche i libri) diventa uno strumento davanti al quale parcheggiare i figli, pretendendo magari che la console gli faccia non solo da babysitter, ma anche da educatore, allora bisogna intervenire. Perchè un videogioco potrebbe contenere tematiche violente, sadiche, persino sessuali e in questo non c'è nulla di male, ma intorno a questi temi bisogna che si crei un dialogo costruttivo tra genitori e figli. Altrimenti un bambino potrebbe anche arrivare a convincersi che quello che vede sullo schermo vada bene anche per la realtà.
    certo che bisogna intervenire, ma sui genitori, non sui videogiochi. Quando metti al mondo un figlio devi prenderti delle responsabilità, non puoi semplicemente parcheggiarlo davanti ad uno schermo (sia esso un monitor o una tv, non importa).
    Se i genitori non hanno il tempo, la voglia o la capacità per dialogare ed educare i figli, va da se che è un problema molto grave. A questo punto, piuttosto che dare in mano a dei bambini dei giochi inadatti a loro, a cui potrebbero giocare senza nessun controllo, forse è meglio provare a fissare dei limiti.
    fissare limiti che penalizzano anche chi non ne può nulla se altri sono incapaci a fare i genitori? Francamente non mi sembra un grande idea. Se uno non ha voglia/tempo/capacità di stare dietro ad un figlio, non lo fa (il figlio, intendo). Nel momento in cui nasce te ne devi prendere tutte le responsabilità, perchè un figlio non è una acquario di pesci rossi.

    comunque, ripeto, questa discussione nasce dal presupposto che i videogiochi sono ancora considerati 'roba per bambini' che è un concetto sbagliato a monte.
    Citazione Lord Skop's
    tu! tu!! Sei terribile, il peggiore, sei un pessimo, ergo un grande!

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