1-Nel suo libro afferma che il patrimonio culturale monumentale italiano incide fortemente e negativamente sulle casse dello stato.
Pensa che si dovrebbe dare più importanza al deficit pubblico che alla conservazione dei monumenti Italiani?
2-Lei ha sottolineato la forte discrepanza che ancora oggi si ha tra Nord e Sud, da questo possiamo dedurre che si fa poco per portare l’Italia del Nord e del Sud allo stesso livello e che gli interventi da parte delle Istituzioni sono minimi oppure senza risultati.
La responsabilità di questo a chi o cosa và attribuita?
3-Parla molto spesso degli Italiano come di un popolo con scarso senso della patria, propensi a sentirsi più appartenenti alle realtà locali e provinciali che non a identificarsi come Italiani.
Afferma anche che questo non succede altrove, negli altri Stati, porta ad esempio l’Inghilterra, dove al contrario dell’Italia c’è fiducia nelle istituzioni.;
a suo parere quali sono le cause che spingono gli Italiani ad avere sfiducia in quest’ultime?
4-Ha parlato del’inadeguatezza dell’Italia nei confronti degli altri stati membri dell’Unione Europea, nel libro scrive
“Questa dopotutto, è una giustificazione per l’aspettativa forse puerile che inconsciamente ho coltivato: cioè che nel frattempo l’Italia mi avesse fatto il piacere di mettersi al passo-anche nell’uso più misurato del clacson- con gli altri paesi avanzati Soprattutto con quei popoli del Nord Europa ai quali abbiamo guardato,sin dall’alba dello Stato Unitario,come il modello su cui costruire l’Italia nuova.”
Se dopo venti anni l’Italia è rimasta la stessa di quando è andato via, quali pensa siano le cause di questa staticità nell’evoluzione dei costumi Italiani?
5-Lei ha avuto modo, da Italiano, di confrontarsi e di vivere stili di vita differenti.
Se avesse la possibilità di plasmare le abitudini degli Italiani a suo piacimento, cosa cambierebbe?