Secondo uno studio statunitense, la pratica quotidiana con questi particolari videogiochi migliora la sensibilità ai contrasti, l'abilità cioè di notare anche piccoli cambiamenti nelle sfumature di grigio su uno sfondo uniforme.
- Vista d'aquila grazie alla passione per i videogame d’azione. Intrattenersi regolarmente con questi giochi ‘virtuali’, quelli cioè ricchi di colpi di scena e di combattimenti frenetici, migliora un aspetto della vista ritenuto finora relativamente immutabile. Lo rivela uno studio pubblicato on line su 'Nature Neuroscience' dal team di Daphne Bavelier dell'University of Rochester a New York (Usa).
Lo studio è il primo a identificare uno speciale regime di allenamento 'a suon di videogame', che potrebbe affinare la vista negli adulti. Al centro dello studio c'è la sensibilità ai contrasti, l'abilità cioè di notare anche piccoli cambiamenti nelle sfumature di grigio su uno sfondo uniforme. Una componente della vista importante in occasioni particolari, come quando si guida di notte o con la nebbia, e se la visibilità è scarsa. Ma questo tipo di abilità è una delle prime a essere compromessa con l'avanzare dell'età e quando si soffre di disturbi come l'ambliopia (occhio pigro). Per migliorare la sensibilità ai contrasti - spiegano i ricercatori - normalmente occorrono modifiche fisiche all'interno dell'occhio prodotte solo grazie al bisturi, agli occhiali o alle lenti a contatto. Ebbene, Daphne Bavelier e i suoi colleghi hanno studiato alcuni giocatori esperti di videogame d'azione, scoprendo che hanno una sensibilità migliore anche rispetto agli appassionati di giochi al pc di tipo diverso.
Un talento particolare che, come hanno dimostrato i ricercatori americani, è il frutto di un allenamento quotidiano e intenso con un particolare tipo di videogiochi. Infatti questa peculiare capacità visiva, rilevata da test appositi, sembra collegata esclusivamente ai giochi d'azione. I miglioramenti della vista infatti non si verificavano se i giocatori si allenavano con videogame di tipo diverso, precisano gli studiosi. Dunque sono legati a doppio filo al genere. Inoltre i miglioramenti rilevati nelle 'cavie umane' nel corso dello studio si sono conservati per mesi e addirittura per anni. Questo suggerisce che il tempo passato di fronte a uno schermo del computer non è necessariamente insidioso per la vista, come sostengono da anni alcuni esperti. Una conclusione che dovrebbe fare la gioia dei 130-145 milioni di persone di tutte le età che, secondo le stime dell'Interactive Digital Software Association, si dedicano a questi passatempi.