Notando le diverse critiche partite dalla sezione "segnalazioni e problemi" circa la mancanza di rispetto delle idee altrui, con Rex Lozuresky e TheAbyssGazesAlso addirittura favorevoli al dirottamento dell'utenza di Agorà verso i più alti lidi di Emilio Fede e Studio Aperto, mi sono sentito in dovere di aprire una discussione che sia
- da un lato, pacificatoria: specie per quanto riguarda la diatriba utenti di destra vs utenti di sinistra alla quale io son ben felice di prender sempre parte
- dall'altro, chiarificatoria: circa le mie posizioni e la mia convinzione che esse siano migliori delle altre.
Nel forum sono spesso battezzato, non senza un velo di genuina ironia, come "comunista". Ciò non è del tutto esatto, se rapportiamo il termine "comunismo" al termine "comunisti" in riferimento alla Storia.
In altre parole, i "comunisti", per quanto ho avuto modo di studiare sui libri di scuola, hanno sempre e solo combinato grandi casini, danni dalle proporzioni tragiche.
Per questo motivo mi sento tanto vicino al "comunismo" quanto lontano "dai comunisti".
Ma il mio discorso vuole andare un attimino oltre la prospettiva empirica, dal momento che, io ritengo, l'uomo possa ancora avere delle idee, a questo mondo. Ritengo che l'uomo abbia ancora il diritto di averle.
La verità sta nel segreto: a mio avviso l'utenza di agorà dovrebbe comprendere che ogni diverbio tra destra a sinistra deriva da un conflitto tra idee comuniste e idee fasciste, che a loro volta hanno rappresentato la degenerazione delle ideologie socialiste e capitaliste.
In altre parole, al giorno d'oggi non si può votare la destra senza essere favorevoli al capitalismo, come non si può votare sinistra senza essere socialisti. Anche in minima parte, anche quando v'è l'apparenza che i partiti odierni non abbiano nulla a che fare con le ideologie.
Ora, ci sono circa un'infinità di modi per preferire l'ideologia socialista a quella capitalista, come v'è nessun motivo per preferire la seconda alla prima.
In questo momento vi espongo tre vie che spiegano chiaramente perché il socialismo sia il futuro, quel maledetto dannato futuro che tarda ad arrivare.
1) Karl Marx
2) La social catena di Leopardi
3) le considerazioni ch'è possibile fare dopo le filosofie degli esistenzialisti.
4) In più, come "dato puro", il grande esempio socialista lasciatoci da Gesù Cristo e da altri importanti figure, come Gandhi, Luther King ecc.
Come vedete sono fonti che con la politica in senso stretto hanno ben poco a che fare, anche perché la politica in senso stretto è una farsa.
Curioso notare come la parola "ideologia" fosse ostile a Marx, dal momento che la sua è più che atro una anti-ideologia scaturita dal suo materialismo storico. Valido, per carità, ma attualmente siamo giunti ad un punto tale per cui la mancanza del ritorno di una sana ideologia ci porterà a scenari da Io Robot o Terminator, o l'uomo bicentenario se vi aggrada maggiormente.
Il filosofo di Treviri, siate elettori del PDL o del PD, o del partito dei carciofi sotto casa, è stato un genio, e questo non potete fare altro che accettarlo indistintamente.
Ha portato agli occhi di tutti, con motivazioni storiche, economiche, umanitarie e filosofiche, le contraddizioni del capitalismo.
Un capitalismo che pretende di assumere la proprietà privata dei mezzi di produzione come legge naturale facente parte dello "Stato", questa cosa a noi sconosciuta dal momento che ne siamo alienati in quanto suoi cittadini.
Il capitalismo e la società borghese, se avete letto tutti i link che ho qui riportato, costituiscono l'organizzazione della Cosa, del feticismo delle merci.
Questo non lo si può discutere, è un fatto, è stato provato, l'indagine di Marx ha i caratteri della scienza.
Il pluslavoro è ciò attraverso cui la società capitalista si regge in piedi, e cioè si poggia sullo sfruttamento, mascherato dalla messa in norme giuridiche dei rapporti di produzione, di una classe, il proletariato, che poi sarebbero gli uomini che lavorano. E in quanto lavorano, sono essi stessi a far andare avanti l'economia.
Marx ha smascherato la dialettica mistificatoria del grande capitalismo, dell'imprenditore che non si compiace di nulla se non del fatto che la sua azienda diventi, e paradossalmete debba divenire, sempre più grande e potente, secondo quello che è il ciclo D.M.D', o più denaro, che può derivare in parte pure dalla speculazione finanziaria, dal gioco di matti ch'è la borsa.
Marx non aveva ancora visto la crisi del '29, non poteva avere idea di quanto siamo caduti in basso, ma il concetto di crisi per sovrapproduzione è rimasto per lo più invariato.
E contro la necessità e il materialismo insensato, corre in nostro aiuto Sarte, altro genio per il quale nelle scuole superiori non viene mai lasciato troppo spazio.
Dal momento che il quid della filosofia degli esistenzialisti risiede nella possibilità, va da sè che la possibilità più alta che abbiamo, dopo la nostra morte, è quella di essere noi stessi, di fare ciò che vogliamo fare in quanto abbiamo la possibilità di avere le possibilità per farlo.
E ciò non è possibile in uno Stato affetto dalla malattia dell'alienazione, mi sembra tanto ovvio quanto banale affermarlo.
Lo stesso Giacomo Leopardi, vedendo nella morte il dramma della predestinazione, con quella figura di Silvia ad indicargli la tomba, giunse alla conclusione che l'unica cosa che possiamo fare noi poveri mortali condannati, per umiltà d'animo e senso dell'etica umana, è quella di riunirci in solidarietà, perché il vero progresso non è quello delle tecniche e dei miglioramenti dei mezzi di produzione, ma è segnato proprio dalla strada verso la solidarietà umana.
Solidarietà che non è possibile raggiungere in uno Stato affetto dalla malattia dell'individualismo, in cui ognuno pensa per se stesso, in cui tutti cercano di essere furbi e fare il proprio bene, alla maniera di Smith.
Ma Smith è stato ampiamente distrutto da John Nash: avete mica visto A Beatiful Mind?
Il dramma della morte e il ritorno a una solidarietà(Giacomo Leopardi), i meccanismi perversi di una società che nasconde le proprie antinomie sotto la facciata della "democrazia"(Karl Marx), del popolo delle libertà. Ma quale libertà?
La libertà più alta che abbiamo è quella di morire, e subito dopo di questa viene la libertà di essere noi stessi, e noi non possiamo esserlo nello Stato moderno, come insegna, tra le altre cose, Jean Paul Sartre.
Innanzi a tre menti come quella di Leopardi, di Marx, di Sartre, innanzi al connubio di letteratura, filosofia, economia, storia, permettete che mi venga da ridervi in faccia quando sento che siete contenti di Berlusconi?
Io amo il mio Paese perché lo considero potenzialmente stupendo.
Io amo ricordare che i comunisti non sono il comunismo nella stessa misura in cui la Chiesa non è il cristianesimo.
A conti fatti credo che tutto si risolvi in una domanda soltanto: ce l'avete o no una coscienza?
Gli elettori della destra, che nella mia personalissima visione contribuiscono al mantenimento dello Stato ingiusto, quello capitalista, sono figli del proprio tempo, condizionati dalla propria condizione(perdonate la ripetizione)sociale o insensibili alle tematiche umanitarie, convinti e riparati nella sentenza secondo la quale il mondo "è un posto duro", e "tutti fanno i furbi, perciò devi stare in campana", oppure "noi guardiamo alla realtà effettuale", "Cristo è stato un grande uomo, ma oggi le cose sono cambiate molto", "Macchiavelli aveva capito tutto", dimentichi del fatto che sono gli uomini a decidere cosa farne di questo mondo, dimentichi che non c'è proprio nessuna legge naturale che ci impedisca di vivere in un mondo migliore.
Di contro, non tutti i comunisti(o socialisti)appartengono a questa ideologia solo per potersi fumare quattro cannette, come fanno in molti ragazzi. Di fatti, c'è un Sartre che riesce a uscire dalla sfera prettamente politica per abbracciare pensieri filosofici complessi, c'è un Leopardi e un Karl Marx(paradosso del materialismo storico!)che non hanno fatto altro che portare l'uomo al di fuori del non-senso della storia non giustificata.
E allora sì che mi viene da dirlo: "ogni anticomunista è un cane"[cit.]