Recensioni di film inventati
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Discussione: Recensioni di film inventati

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  1. #1
    nonmod di gv L'avatar di Stracchino
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    Recensioni di film inventati

    RECENSIONE DI FRANCESCO FACCHINETTI: IL DJ DELL'UNIVERSO STELLATOQuando nel 2004 Fabrizio Frizzi (''Figa: Un concetto da spiegare'' e ''Mastro cazzo: decellera a tavoletta''), super regista delle puglie argentate (chiamato così da Marco Mazzocchi in occasione dello sposalizio del padre), subisce un attentato da parte dei Catto-ebrei-comunisti, il figlio Gregory J. Frizzi, uno spazzino che mangia i tavoli fritti che non si era mai interessato al cinema, con l'aiuto del sommo maestro Lello Arena, continua nella scrittura della sceneggiatura del film che il padre Frizzi non ha potuto mai finire. "Volevo esprimere tutto il mio disgusto verso le lepri, mi fanno cacare?. Sembra una banalità, eppure ''Francesco Facchinetti: il dj dell'universo stellato'' è un capolavoro che ci riporta alla mente tutti quei classici del Mastro Lello, e nello specifico quel film culto ''Regione dell'Italia: la Sicilia alla riscossa'' con l'accoppiata di attori Gianni Agnelli e Simona Ventura. Il film è in effetti un importante viaggio del DJ Francesco (Mohamed Sissoko) all'interno dell'universo: stelle, pianeti, satelliti e bistecche, questo è ciò che popola lo spazio freddo e senza suoni. '' Mi piacerebbe incontrare il pezzo di merda che la quale si è indissolubilmente legato a me e a te'' così risponde alla domanda di un giornalista ''Mi prendi la bottiglietta d'acqua, perfavore?''. Mario Puzo, all'anteprima del film di Gregory J. Frizzi esprime se stesso con un peto. Questo è il suo commento al film.
    Ultima modifica di Stracchino; 7-06-2009 alle 15:33:42

  2. #2
    Iride L'avatar di LowGmaN
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    Il successo di questa pellicola
    L'anno è il 2005. Alla sua uscita il film si preparò a segnare un'epoca. Rovigo in provincia di se stesso produsse negli anni 2000 centinaia di film Russi con il tema dello spazio aperto che riprendeva atmosfere e tematiche dei viaggi interstellari e stellati, cambiando per sempre la storia del cinema italiano. Sissoko vinse l'Oscar come miglior attore ma lo buttò sopra il tetto di una casa vicino il Liceo Artistico di Pescara, in segno di protesta contro la perdita del portafoglio di Iodice e del professore di cui non ricordo il nome; il film inoltre vinse altre due statuette, quale "Migliore pellicola confezionata con ardore" e "Migliore sceneggiatura scritta in 46 minuti" (essendo l'unico), a fronte di una nomination (ci fu un errore, una nominazio e tre statuette vinte). In breve divenne un culto, i bimbi di tutto il mondo imitavano il Dj gettandosi nello spazio, i vecchi si tagliavano le vene (copiando la scena iniziale in cui il DJ appunto si taglia le vene per poi farsi trasportare dal nulla dell'universo) superando addirittura ''Ti presento mio sorello'' con Silvester Stallozzi, il film che fece molto scalpore in quell'anno. Tale merito fu senza dubbio del cast: Bagni e la testa di suo figlio (che hanno la parte del razzo che spedisce il Disc Joker nello spazio), Roberto Benigni che presta la voce al pianeta Venere, Marylin Manson che spaccia droga dentro la testa di un cane fatato, Rita Dalla Sinagoga בבתצסל(convertitasi all'ebraismo).

    I Videogiuochi
    Nel 2006, dopo una astrusa battaglia al tribunale di Rovigo, Arti elettroniche e figli™ ,leader nel settore videoludico italiano, ha lanciato nel mercato il videogiuoco ufficiale de Il Dj dell'universo stellato per Personal Computatore, PSX, Nintendo intrattenimento sistema, Virtual Boy Advance Plus e Cazzi. Nonostante l'atmosfera sia molto fedele all'originale, si perde quella semplicità, quella sicurezza che il Dj nazionale ci trasmetteva con quella sua tempia scavata nel marmo freddo. Comunque compratevelo: se al Gamestop portate Okami, Killer 7, God of War e Tetris vi costerà solo 249€ al chilo.
    Citazioni
    Dj Francesco: "Oh."

    Iva Zanicchi: "Gli farò un offerta che potrà rifiutare sicuramente"

    Bratzo Saliflacci : ''e cambia questo catorcio che mi sta sui cazzi''



    Ti eri dimenticato di questi pezzi

  3. #3
    Iride L'avatar di LowGmaN
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    La mantella, la giubbina e le cosacche

    Anno 2009: una telefonata diretta a un bagnino chiamato Condolezzo (l'affascinante Giuseppe Povia, grandissimo artista già visto in film simili come Kill Bill Vol.3 Mi impicco per le palle dentro un armadio) viene rintracciato dalla guardia costiera: a chiamare è stato uno squalo parlante chiamato Fila e Fondi Kraft (il famosissimo Heat Ledger che ha vinto l'oscar perchè è morto), che per vendere il pesce caldo mostra una incredibile violenza verso i propri genitali: si trafigge con una porta di platino (citazione al film dei Vanzina: Porco rosso 2 la vendetta del caduto)
    Condolezzo è in realtà Tommaso Marinetti un muratore che lavora per una grossa ditta (di giorno fa il bagnino di notte il muratore): proprio mentre sta impastando i calcestruzzi riceve una telefonata da parte di Creolo (Auro Bulbarelli visto in Pasta, Olio e Crescenza) che lo avverte che la gurdia costiera stà per tirargli un sasso a forma di scalpello: così non è, in realtà è uno scalpello vero e proprio che lo colpisce sulla cresta della tibia.
    Il colonnello della GC gli fa la ramanzina e lo manda a dormire.
    Risvegliandosi sopra un frigorifero, Condolezzo (o Marinetti, come volete voi) pensa sia l'effetto della pasta con le cotiche e il sugo caldo mangiato la mattina), ma Creolo lo avvisa che tutto ciò era vero, cazzo! Condolezzo entra in contatto con Fila e Fondi che gli dice che gli deve dare un bacetto dentro di lui e poi lo conduce da Creolo che gli dice che gli deve dare un bacetto fuori di lui per conoscere la verità. Condolezzo accetta e così da bacetti a destra e mancina.
    Il film finisce con una stupenda inquadratura con le labbra di Condolezzo.
    Svariate sono le frasi che vale la pena citare come per esempio queste:
    ''Ah, no'' oppure ''Si, mi sa di si. Mo vedo'' ed infine ''OH! Eddai'' GRANDIOSE!

    Il film è diretto da Luca Laurenti che per la prima volta si affaccia al mondo della antica arte della cinematografia. L'abbiamo intervistato mentre usciva da un bar gay: ''Stronzo! Stronzo! Che cazzo ti fotografi! Noo!
    Il film esce dopodomani vallo a vedè

  4. #4
    nonmod di gv L'avatar di Stracchino
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    IL TARLO SUL NANO

    "L'indimenticabile mago della cinepresa" (chiamato così da Elenoire casalegno), "il mago del ciak e del tam tam " (definito così da Leopoldo Mastelloni ) prima di spegnersi ci ha regalato l'ultima sua perla, per molti la migliore, per altri seconda solo a "Pistacchio Vs Mortadella Friulana"... ovviamente mi riferisco all'immenso Paolo Bonolis e alla sua ultima fatica "Il tarlo sul nano", un colossal che vanta la partecipazione di grandi nomi (Edoardo Bennato, Valerio Mastandrea, Jonh Voight etc...) e lo splendido lavoro da parte di Ron ("Anche le streghe manciano i fusilli" e "Mamma ho perso l'occhio") per quanto riguarda la colonna sonora. Per quanto riguarda il doppiaggio nella versione italiana e del massasuciez, hanno partecipato doppiatori come Keanu Rivis ("Spek " e "Stempiato"), Andry Shevchenko ("Dammi quel seno compatto") e il "mostro del punto e croce" (chiamato così da Lesli Nielsen dopo che gli ha prestato il taglierino) Raul Bova ("Bolt", "Il maresciallo Tzorro dall'Andalusia alle stelle" e "Splinter il film") che doppia la pallina da tennis che sbatte sul luppolo. Il film parla di un Droghiere (Edoardo Bennato) che attacco sulla porta del suo negozio un cartello con scritto "Vietato l'ingresso ai tarlati", ma il tarlato del paese (Valerio Mastandrea) chiede aiuto al bullo con l'occhio di sughero (Jonh Voight) che costringerà il droghiere a cambiare la scritta in "Vietato l'ingresso ai tatangelo "...4 candidature ai golden globe (miglior attore non protagonista Jim Beluschi, miglior calligrafia [cartello sulla porta del droghiere], miglior puzza di palcia, miglior scena razzista ) e elogi dalla critica, ma c'é anche chi storce il naso, cioé antonio cassano presidente dell'associazione "IL TARLO CHE PIACE É PIACENTE" che dichiara "io il film nn lo vorrei vedere ma lo guardo per dare un messaggio che chi ha il tarlo é lo stesso piacente " e "Eccheccazzo non mi piace il dentifricio sull'orzo!". Il film nn verrà proiettato in Azerbagian, mentre in Olanda si chiamerà "il tarlo sul torrone"
    Ultima modifica di Stracchino; 7-06-2009 alle 16:33:34

  5. #5
    Claudio Chianese
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    L'anno della pecora (2009)

    Opera seconda del giovane regista catanzarese Ortensio Caltanissetta, L'anno della pecora rappresenta il trionfo della "visionarietà postbarocca" (la definizione è di Uroboro Torres) che animava in modo del tutto originale e quasi sciamanico Il turibolo di mia madre (2004), già pietra miliare della cinematografia italiana d'autore. Abbandonando le familiari atmosfere calabresi, Caltanissetta ambienta L'anno della pecora nella Cina della dinastia Yuan, ma - come del resto già era avvenuto per la Catanzaro del Turibolo - distorce la realtà storica fino a farne caleidoscopica mimesi delle proprie ossessioni. Se nel Turibolo, però, il diabolico rimane presenza soffusa, spettrale ed inquietante - indimenticabile la scena della Papessa nuda che schiaccia una prugna con il pastorale solo per accorgersi subito dopo che ha in realtà decapitato un Re Magio di polistirolo - ne L'anno della pecora l'osceno diviene raison d'etre degli stessi personaggi, impegnati in una corsa verso l'abisso della degradazione che ha del pasoliniano. In un'atmosfera plumbea e raggelata, assistiamo al viaggio contro-iniziatico del vecchio mongolo Orbo (Un Lin Chun), una sghangerata eppure atroce parodia delle conquiste di Genghis Khan, attraverso una Cina popolata da donne con il clitoride sulla fronte e burocrati dalla testa di scimmia. Ancora più netta si fa la critica antireligiosa e antigovernativa cui Caltanissetta ci ha abituati, e la carica anarchica del film diviene dirompente quando Orbo, costretto dall'enigmatico Dio del Fiume a succhiare la coda di una triglia - chiara la simbologia - la strappa con un solo morso netto, al grido di "Non piove più, non piove più, salta salta salta". Un film dove tutto è ciclopico, pornografico nella sua vastità irriconducibile al narrativo, un'impressione del reale dove i molteplici spettri della storia e dell'esistenza individuale si confondono in figure da incubo, "fatte carne" in senso eloquentemente evangelico. Un tour de force allucinato, fino al sorprendente finale, la struggente dolcezza delle musiche di Haydn mentre Orbo si accoppia con una pecora, divenendo sempre più piccolo fino a entrarle nell'utero, e il torturatore Kublai Khan (un mefistofelico Renato Pozzetto) trasfigura nel volto serafico del Buddha.
    Un'opera senza pari, mistica ed eterna.
    Ultima modifica di Claudio Chianese; 7-06-2009 alle 16:45:11

  6. #6
    Utente L'avatar di Guo Jia
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    La non altrettanto nota invasione dei grizzly prussiani in Trinacria (2009)

    Lo ha fatto di nuovo. Il maestro Ermanno Bastone, cineasta di fama internazionale sin dai tempi della trilogia del Prinny - Dood! (1994), Pinguino al volante (1997) e il visionario Assassino pinnato alla corte dell'arciduca di Luino (1999) - ha di nuovo messo in scena il dramma umano fondamentale, la cifra poetica della sua opera. Di nuovo, è la tragedia dell'essere animale, dell'essere pelosi o potersi esprimere solo con ruggiti e sibili, in un'incomunicabilità radicale che supera i fasti del maestro Antonioni e assurge a vette allegoriche bergmaniane, in un esistenzialismo straziante ma necessario.

    Dopo i dubbi del vivere bradipo e l'istintualità omicida del pinguino demoniaco, l'unico possibile esito artistico di un autore coerente e stringente come pochi non poteva che essere il toccante La non altrettanto nota invasione dei grizzly prussiani in Trinacria (2009), in corsa per il Leone d'Oro di quest'anno e presenza ingombrante nella rosa dei favoriti.
    Il Bastone di questo ultimo film è un autore che torna alle origini, al sublime scontro di forze vitali incommensurabili che rende immediatamente riconoscibili i suoi primi film rispetto alla massa, mediocre, di opere coeve nel filone del magismo da ballata. Il protagonista, Tizio Cuio (interpretato da un fantastico Kenichi Matsuyama, il quale conferma nuovamente il suo talento nell'interpretazione di psicopatici con la sindrome di Asperger), viene incaricato di difendere una non meglio precisata città siciliana da un assedio di grizzly, appunto, prussiani. Alle difficoltà di difendere le ciclopiche mura si sommano problemi di ordine interno, come il rimpasto della giunta di centrosinistra e il torneo di canasta. Nel tentativo di risolvere i problemi cittadini, Tizio Cuio dovrà anche vedersela con un ninja orso invisibile e con i suoi tentativi di destabilizzare il precario equilibrio difensivo mediante una serie di omicidi, che coinvolgeranno anche il comandante emerito Sardanapalo (un ottimo Vladimiro Guadagno in panni militari) e il vicesindaco Akakievic (un redivivo Alfredo Bini).
    Il finale lo lasciamo immaginare al lettore. Nominiamo solo una scenograficamente ispirata battaglia sulle barricate cittadine a colpi di surgelati e lo sbarco di un plotone di guastatori pinguini sulla spiaggia del porto cittadino - il che suggerisce letture incrociate tra quest'opera e la trilogia precedente, come se non bastasse la presenza di Arturo Mangiapino nel ruolo del sergente prinny.

    Ciò che più colpisce nell'impianto stilistico dell'opera è l'approccio coloristico, che pare ricercare continuamente lo scontro violento tra grandi masse di colore, nel solco degli amati Turner e Friedrich. La messa in scena di matrice pittorica che abbiamo imparato a conoscere raggiunge tuttavia esiti impensabili nelle inquadrature statiche e nelle pose plastiche degli orsi. La sequenza del Gran Consiglio Orsino, ulteriormente impreziosita da un montaggio chirurgico e votato verso lo sviluppo in profondità di campo, è emblematica in questo senso: masse brune in lento movimento e dialettica di gesti dalla forte carica allegorica, nel contesto di una messa in quadro che richiama la poetica degli oggetti di un Robbe-Grillet, non possono non far pensare alla sequenza gemella del massacro al supermercato nel succitato Dood!, nonché ai titoli di testa dell'opera prima Furetti alla Scala (1971). Emerge, peraltro, la passione bastoniana per il documentario antropologico di matrice demartiniana e in particolare per Tavernello nel Nilo (1961), cronaca di un incontro tra culture nel contesto di un disastro ambientale.

    Il disastro è invece tutto urbanistico, in questo film di finzione che tuttavia non è scevro dell'afflato sociale del regista. La denuncia, qui, è molto precisa: le città non sono a misura d'orso, né di pinguino. Ed è con questa radicale denuncia che ci congediamo, e su cui vorremmo che il lettore riflettesse prima ancora di aver visto il film di un rinato Ermanno Bastone.
    Ultima modifica di Guo Jia; 7-06-2009 alle 18:07:37
    "Quanti gioielli dormono sepolti nell'oblio e nelle tenebre, lontano dalle zappe e dalle sonde; quanti fiori effondono il profumo, dolce come un segreto, con rimpianto, nelle solitudini profonde." - Charles Baudelaire

    "Bonaire preferisce concentrarsi sull'ondeggiare delle onde piuttosto che su quello delle mie tette." - The legend of Alundra

    http://www.youtube.com/user/heita3 - ecco un genio.

  7. #7
    DarkBowser
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    Low, dammi il tempo che leggo

    Magari potresti mettere anche le tante che mi mandavi come commento del mio racconto

  8. #8
    Iride L'avatar di LowGmaN
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    Low, dammi il tempo che leggo

    Magari potresti mettere anche le tante che mi mandavi come commento del mio racconto
    Bella idea

    Ah se vuoi puoi fare anche tu una recensione
    Magari su ''Alberto Castagna: Rimarrò sempre nei vostri polmoni'' oppure ''Marco Pantani: Non morirò quasi mai''
    No, sul serio prova a farne una


    EDIT: eccone due. Non me le ricordavo
    Spoiler:
    Strana la vita, un giorno sei un koala che mangia eucalipto, il giorno dopo pure.
    E dopo aver citato la frase storica di Ambrogio Fogar (pace all'anima mia) mi accingo a fare la mia porca figura recensendo questo pezzo di racconto.
    Arrivato in terra nemica (chieti)(se non lo sai tra chietini e pescaresi c'è una forte rivalità) per leggere il racconto mi si para dinanzi un indigeno del posto che mi dice :''oooh, pezz d'mme, pi'jme ssa valijj e mitt'le assà sopr(e)'' (hey, pezzo di merda, prendi quella valigia mettila li sopra) ed io ''ma lei chi è, scusi?'' e lui ''so lu managger d(e) darke browres'' (sono il manager di DarkBowser) e io ''sublime''.
    Seguo il pezzente che mi porta nel solito stanzino per leggere quel foglio di carta...
    All'interno ci sono i gemelli d'iversi (un gruppo metal che per non pagare i diritti del nome ha aggiunto un apostrofo) che cantano:

    Gelato al ciocco colato
    Mi piace la fica
    Urgo un clistere
    Affogo il mio pene nel latte caldo
    Odio i oidO
    Zelda è in prima persona, cazzo
    Mi piace la figa (ft. Eminem)(che per l'occasione è stato rimpiazzato dal manager chietino)

    Fanno molto casino e con molto difficoltà leggo il racconto

    VAI CON LA RECENSIONE!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!11111uno! SI PARTE RAGA, E ANDAVO PIANO (questo lo diceva un tizio che stava alla postazione di un giostra di carnevale, me lo ricordo come se fosse successo 11 anni fa...e infatti)

    Pensavo che la sacra saga del viaggio a roma fosse finita e invece no, cazzo. Continua. In non lo so...che razza diggente...
    Si parte con un bella, spiazzante, avvolgente caduta nel profondo io di Davide Maria La Quinta (David). Il ragazzo in preda all'euforica depressione decide di calpestare un autobus.
    Con grande felicità capisce che non si può fare.
    Dopo un dialogo divertente come una sessione di gioco di 8 ore consecutive a Revelations: Persona o come 3 puntate di Neon Genesis Evangelion, si inizia a fare sul serio con una grande novità nell'ambito letterario: l'autore comincia a descrivere uno strip tease della Ivona Nazionale (iva zanicchi) con il suo pettorale d'acciaio e i seni compatti che la contraddistinguono. I protagonisti eiaculano (si, anche la meretrice senza chiappe e arti) e qui sta la genialata: un dispositivo sarà inserito nel libro de Il mio primo racconto e al momento della sborrata (scusate l'edulcorazione) un getto di caldo latte umano si infrangerà sul vostro viso. Slurp. Il racconto scorre fluido senza interruzioni. Sarebbe stato molto bello una scena in cui un mago mangia un trapano acceso, ma non fa nulla. Ho finito.


    Spoiler:
    Il nuovo pezzo di racconto ricorda molto un piccolo aneddoto successomi 4 minuti fa. Stavo camminando quando iniziai a defecare sul palmo della mia mano. Ecco la sensazione è stata quella. Questo racconto è un ibrido dei più svariati generi (anche cinematografici). Troviamo spaghetti western, che il grande autore di questo racconto (DarkBowser, ricordiamo le sue opere "Qualcuno fece qualcosa'' oppure ''A tutti piace così'') cerca di omaggiare Lucio Fulci, troviamo del porno gay thailandese, Horror (alla Titanic), Splatter (che ricorda molto Ghost). Ma appunto essendo un ibrido si intuisce la forzatura dell'unione dei generi: il racconto dei due agenti speciali, il donnaiolo e baldanzoso Davide Catapuzzo e il detective trasformista Castro Cazzo sono si simpatici, ma ricordano troppo il duo Picarra e Ficone (duo comico bergamasco). I due agenti inviati nella città dell'imperatore devono combattere un cattivissimo Scienziato Sano Di Mente (qui sta la novità, di solito sono pazzi gli scienziati) del profondo sud (Aosta) che vuole uccidere il presidentissimo, sua maestosa cordialità Fabrizio Frizzi (che interpreta Magalli). Dividere l'italia, grazie ad un marchingegno che trivella giganteschemente la terra (sembra uscito dal film di Lello Arena ''Godzilla 3: dalla bella napoli con l'astuzia'') questo è l'obbiettivo di sto scenziato...na palla.

    Vabbò il pezzo è fregno...compratevelo. Ah, non si vende. Vabbò fa Gniente.
    Ultima modifica di LowGmaN; 7-06-2009 alle 20:59:32

  9. #9
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    IL SARDO SORDO

    La "Mi piace dire 3 volte ottiooo!" e la "Jonh Q era bianco" presentano il nuovo capolavoro di Sergio Vastano(Balla con le iguane; Il trullo maledetto; Jonh Q 4 il pigmento mancante): "il Sardo Sordo". Il film si rifà al celebre romanzo di Michele Placido (L'arragosta arrabbiata; Il sacco a forma di tatuaggio; Mauro Serio la storia e il tracollo di un genio... e lo show televisivo "festeggiare il capodanno in anticipo di un anno"). La trama é agghiacciante e burbera, molto toccante e leggiadra, piena di scene e di dialoghi che hanno come sfondo la meravigliosa cornice delle spiagge russe. Il protagonista é Arruopolo(Emilio Solfrizzi [Fermo o papà viene e Non mi dire quello che devo fare, che devo fare?]), un italo-sloveno (l'ospedale era al confine tra italia e slovenia e la madre scivoló dalla finestra e mentre era a mezz'aria il figlio uscí dalla vagina, aldilà del confine, quindi in slovenia) che vuole andare in russia a comprarsi una moglie, ma giunto a Vladimiro city viene rapito da Giacobbe J. Giacobbino (Nelson Dida [Il sandalo slacciato, Vipera 12 il rancore del rettile, Vin Diesel il film, il videogioco]), uno scienziato cieco russo che collezionava persone nate a mezz'aria e magliette fritte . Le scene del periodo di prigionia del protagonista sono molto toccanti, memorabile la scena in cui Arruopolo urla allo scienziato "Ti prego lasciami cerco una moglie!" e egli risponde "Sarò io tua moglie!". Alla fine Arruopolo riesce ad ottenere grazie all'aiuto di Erikko (Tiziano Ferro [Colpo grosso il film, Baywatch 2 non sono capace di nuotare] per 10 minuti, poi ha avuto i calcoli ed é stato sostituito da Bud Spencer [Ho gli occhi piccoli ma sono bono; Terensiello é magro]) il permesso di fare una telefonata al figlio (Jonh Travolta [La corazzata cotionki 2 l'amorevole disguido]) per digli di chiudere il gas in cucina ma purtroppo per lui il telefono russo non ha i numeri dispari, quindi fa un numero a caso e chiama Nerpio Giallaccio Tritato (Maicol J.Fox [Biscia vs Asinello]) un sardo sordo. Il film si chiude con l'esplosione della casa di Arruopolo a causa del gas aperto. Per questa scena é stata fatta un'esplosione vera, che ha coinvolto il povero Bill Cosby, la cui unica colpa era quella di esdere andato a puttane... il film é dedicato a lui.

  10. #10
    Iride L'avatar di LowGmaN
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    IL SARDO SORDO

    La "Mi piace dire 3 volte ottiooo!" e la "Jonh Q era bianco" presentano il nuovo capolavoro di Sergio Vastano(Balla con le iguane; Il trullo maledetto; Jonh Q 4 il pigmento mancante): "il Sardo Sordo". Il film si rifà al celebre romanzo di Michele Placido (L'arragosta arrabbiata; Il sacco a forma di tatuaggio; Mauro Serio la storia e il tracollo di un genio... e lo show televisivo "festeggiare il capodanno in anticipo di un anno"). La trama é agghiacciante e burbera, molto toccante e leggiadra, piena di scene e di dialoghi che hanno come sfondo la meravigliosa cornice delle spiagge russe. Il protagonista é Arruopolo(Emilio Solfrizzi [Fermo o papà viene e Non mi dire quello che devo fare, che devo fare?]), un italo-sloveno (l'ospedale era al confine tra italia e slovenia e la madre scivoló dalla finestra e mentre era a mezz'aria il figlio uscí dalla vagina, aldilà del confine, quindi in slovenia) che vuole andare in russia a comprarsi una moglie, ma giunto a Vladimiro city viene rapito da Giacobbe J. Giacobbino (Nelson Dida [Il sandalo slacciato, Vipera 12 il rancore del rettile, Vin Diesel il film, il videogioco]), uno scienziato cieco russo che collezionava persone nate a mezz'aria e magliette fritte . Le scene del periodo di prigionia del protagonista sono molto toccanti, memorabile la scena in cui Arruopolo urla allo scienziato "Ti prego lasciami cerco una moglie!" e egli risponde "Sarò io tua moglie!". Alla fine Arruopolo riesce ad ottenere grazie all'aiuto di Erikko (Tiziano Ferro [Colpo grosso il film, Baywatch 2 non sono capace di nuotare] per 10 minuti, poi ha avuto i calcoli ed é stato sostituito da Bud Spencer [Ho gli occhi piccoli ma sono bono; Terensiello é magro]) il permesso di fare una telefonata al figlio (Jonh Travolta [La corazzata cotionki 2 l'amorevole disguido]) per digli di chiudere il gas in cucina ma purtroppo per lui il telefono russo non ha i numeri dispari, quindi fa un numero a caso e chiama Nerpio Giallaccio Tritato (Maicol J.Fox [Biscia vs Asinello]) un sardo sordo. Il film si chiude con l'esplosione della casa di Arruopolo a causa del gas aperto. Per questa scena é stata fatta un'esplosione vera, che ha coinvolto il povero Bill Cosby, la cui unica colpa era quella di esdere andato a puttane... il film é dedicato a lui.
    Un ritorno in pompa magna del mitico sergio vastano

  11. #11
    Cerca vena artistica. L'avatar di bioman
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    Meso e meso.

    "La sferzata che non ti aspetti!", "un asciugamano bagnato che s'infrange di prepotenza sulle chiappe dell'ignaro spettatore!". Queste sono solo alcune delle affermazioni che hanno accompagnato l'uscita nelle sale dell'ultimo lavoro del regista misquilense Eugenio Apposto. La sua opera precedente, Un alto e un basso fa un guaivo, aveva creato qualche malumore. Apposto decide di ripartire con un titolo che potrebbe erroneamente far pensare alla ricerca della virtù nel mezzo, ma che in realtà (spiace dirlo), va a scovare la mediocrità nella normalità, facendoci sentire un pò tutti più colpevoli e consapevoli.
    Roberto Pomponio (accalmato per la sua partecipazione al successo del 2006, Pozzo biologico, che gli valse il prestigioso premio Nardo) interpreta Tullio Raboso, nella sua spirale autodistruttiva che lo conduce sull'orlo dell'abisso, ma con il bicchiere di vino in mano.
    Sara Spossata, a tutti nota per la docu-fiction in 6 puntate sulle malattie veneree, Scroto assassino, porta ancora sul viso i segni del suo recente passo falso. Anche se in nomination come migliore attrice non protagonista, il suo ruolo ne L'uomo coniglio (un horror erotico con delle scene effettivamente troppo esplicite per il mainstream- non siamo ancora pronti!) l'aveva allontanata da questo mondo per troppo tempo. Ma la parte di Luisella Marazzi vedova in Cantina le sembra cucita addosso.
    Proprio lei offrirà una possibilità di redenzione a Tullio Raboso, che dovrà decidere che fare della propria vita prima di essere dimenticato anche da quei pochi che ancora lo sopportano. Il suo peregrinare è metafora di un viaggio interiore: reale e irreale di mescolano fino alla scena clou, che lo vede sulle sponde del Piovego, a dialogare sui massimi sistemi con una nutria.
    Da brividi la sequenza sul Ponte degli Alpini: Tullio tiene in mano un bicchiere quasi vuoto, una lacrima solca le sue guance e il tutto è poco definito, perchè il fuoco è su un ragazzo dietro di lui, che lo osserva in silenzio. La scritta sulla maglietta del ragazzo, Omo de pansa omo de sostansa dice tutto: un pugno nello stomaco, che ti fa venir voglia di urlare tutto il tuo dolore.
    Il senso della vita è tutto nella frase: "Pitosto de niente, xè mejo pitosto!"
    Un'ultima nota sulla scelta più coraggiosa di Eugenio Apposto: alcune sequenza non sono altro che brevi filmati ricavati da cellulari. I fumi dell'alcol portano a perdere la lucidità e in prima persona si può capire quanto i contorni delle cose perdano definizione, le facce diventino irriconoscibili e le voci siano diverse da quelle alle quali siamo abituati. I filmati di pochi secondi denunciano la difficoltà di rimanere concentrati, di mantenere il focus su qualcosa. Eugenio Apposto, genio e sregolatezza!
    C'è un solo rischio, ora. Che molti registi in erba (!) vogliano emularlo.
    PERICOLO!!!
    Si segnala la partecipazione di Germano Mosconi nel ruolo di Don Gabrielo, padre confessore di Tullio con qualche difficoltà di comunicazione con il suo dio, che tenta di nascondere ai fedeli.
    Ultima modifica di bioman; 8-06-2009 alle 13:29:44
    "Il debole parla dei pesi che innalza, il timido dei giganti che affronta, il povero del tesoro che maneggia..."





  12. #12
    nonmod di gv L'avatar di Stracchino
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    L'ultimo sapore
    Il manzo va essiccato piano piano
    Indubbio colossal incentrato sulle tradizioni caserecce di una famiglia della vecchia sicilia, dal regista Giorgio Tirabassi(Il miglio più che verde è un pò marroncino, La casa di un desiderio di mia madre e Il ladro col prosciutto), vincitore del premio oscar 2004come "miglior regista non regista" e "miglior suono involontario emesso durante le riprese del film",un fenomenale capolavoro strappalacrime prodotto dalla Bravo, la gustosa azienda succofrutticola.Il film narra le rocambolesche vicende di Moana (Plinio Fernando) alle prese con un vivace ma difficilmente essiccabile manzo casereccio (Gerry Scotti), antagonista principale l'austero signor Carmelo (Alberto Tomba) che tenterà in tutti i modi di soggiogare la famiglia per derubarli delle succose carni in essiccazione.Magistrale l'interpretazione del manzo, da notare particolarmente il sensazionale gioco di sguardi durante le scene più calde tra il signor Carmelo e Manzo.Elogiato dalla critica non trova riscontro nel pubblico giovane tra cui Rita Levi Montalcini che dichiara sulle pagine di Donna Moderna: "noi giovani siamo stanchi del sangue, vogliamo più secchezza senza aneddoti" critiche pesanti che l'hanno costretta agli arresti domiciliari dopo l'intervento dell'associazione "Aneddoto io se aneddoti tu" presidenziata da Emilio Solfrizzi.Il finale tragico con la morte di manzo ormai finalmente quasi essiccato è tristemente spezzato dal balletto tradizionale umbro-francese del famosissimo carnevale di Cologno Monzese messo a forza nel film dopo le incessanti pressioni di Gerry motivando l'azzardato inserimento nella pellicola completa con la frase: "è veramente bello, devono conoscerlo tutti io ci vado sempre con mio figlio e mi diverto tanto".Film assolutamente da vedere con la consapevolezza di uscire dalle sale con un pizzico di amaro in bocca.

    Citazioni del film 
    Carmelo: "Il bicchiere l'hai pulito bene?"
    Moira: "guardando te, io sogno le alpi.. ti amo, manzo"
    Uomo sospetto: "la salsiccia è meno favolosa se non accompagnata dal vino fresco"
    Ultima modifica di Stracchino; 8-06-2009 alle 22:47:38

  13. #13
    Claudio Chianese
    Ospite
    Natale nell'inquietudine esistenzialista dell'oltreuomo (2010)

    Il cinepanettone firmato Vanzina torna a colpire, immancabile come le tasse. Non possiamo, in tutta onestà, dire che ci mancasse, ma pare che il pubblico non sia dello stesso parere. Ercole Garbatella (Roberto Brunetti, al secolo Er Patata), trentenne figlio unico di un danaroso palazzinaro romano (Massimo Boldi nel suo consueto ruolo di macchietta), vive una vita spericolata tra starlette di dubbio gusto e pantagruelici pranzi alla trattoria "El Mortaccio". Un pungolo, però, tortura i suoi giorni - "aò, cciò come na scheggia ne 'e chiappe" - e lo spinge a lunghe meditazioni solitarie. Convinto dell'assurdo che attanaglia il romano contemporaneo, Ercole perde il gusto di vivere ed è ad un passo dal suicidio, finché un incontro non cambia la sua visione del mondo: si tratta del barbone Ursus (un sanguigno Maurizio Mattioli), ex-comparsa di colossal storici del Ventennio, che abita inopinatamente uno dei bagni di Cinecittà. Tra Ursus ed Ercole si sviluppa una relazione che sembra, pur sempre nei limiti espressivi della commedia all'italiana, rimandare al rapporto tra Socrate e Fedro - "non è che quatto quatto me 'o voi buttà ar culo?", si chiede circospetto Ercole - e costituisce il vero snodo narrativo del film. Da qui in poi, solito strascico di gag trite, grossolane ironie fascisteggianti e lunghi monologhi in seppia, centrati sulla stagione esistenzialista della filosofia contemporanea, fino a un finale telefonatissimo in cui Ursus si rivela essere Martin Heidegger e conduce Ercole in una posticcia rappresentazione ipostatica - la borgata Tufello addobbata di pacchiane luminarie natalizie - della mezzanotte del mondo, sulle note di "Finchè la barca và". Insomma, niente di nuovo sotto il sole: si ride a denti stretti, più per l'involontaria comicità dell'allestimento che per meriti della sceneggiatura.
    Ultima modifica di Claudio Chianese; 8-06-2009 alle 19:40:26

  14. #14
    Tartaruga L'avatar di PsicoEroe
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  15. #15
    Iride L'avatar di LowGmaN
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    RECENSIONE: E' TUTTO ORO QUELLO CHE LUCCICA parte III

    Maremmano Secco (Leo Gullotta), un giovane telecomando omosessuale senza denti con dei capelli di plastica unta catto-fascio-comunista, è da tempo fidanzato con Mario Senzatetto (Pippo Baudo). Quando il padre annuncia la propria morte in anticipo, Mario coglie l'occasione per far conoscere finalmente il fidanzato ai propri genitori. Ma, giunto in casa dei suoceri, per Maremmano cominciano i guai. Per papà Stronzio, infatti, l'idea di avere un genero non di sua scelta sembra un vero e proprio affronto..

    TRAMA SICURA, E' VERO

    Follemente innamorato del suo fidanzato Mario, Maremmano Secco sta per chiedergli di saltagli in groppa e partire verso un mondo migliore (a casa di Eleonora Giorgi, di cui ricordiamo i film ''Mi ti farei con i vestiti'' e ''Vipera: lo scontro e incontro di un caro amico'') e di sposarlo in uruguai (ahi-ahi-ahi), ma alcune circostanze lo impediscono: il padre di Mario infatti è contrario ai matrimoni tra gay e per questo si suicida. Così è Mario ad informarlo che c'è un invito: a casa dei suoi per il fine settimana per festeggiare l'imminente matrimonio della sorella Crostaceo con Fregno Gastaldi Freddo, bello, ricco e giovialmente malato di AIDS (o adsl hahahah). Il viaggio a Pescosansonesco (abruzzi) sembra a Maremmano l'occasione ideale per fare la proposta di matrimonio rinviata. All'arrivo in casa Pastrutti, Maremmano deve fare i conti con il padre di Mario, Stronzio (ritornato in vita grazie alla tecnica di Bill Cosby), mangiatore di blatte in pensione, convinto che nessun uomo sia così in gamba da sposare il figlio Mario Senzatetto Pastrutti. Il fatto che Maremmano sia un telecomando e che odi i triceratopi non migliora la situazione. Per di più, al porto c'è stato uno scambio di valigia, e ora Maremmano è senza ricambio e, soprattutto, senza preservativo. Da quel momento lo sventurato ne combina una peggio dell'altra. E ad aggravare ulteriormente le cose arriva la scoperta che il padre in realtà era alle dipendenze della Coop, dove svolgeva ruoli di pulisci ginocchi e pedofilo professionista. Più si mette d'impegno, più Maremmano fa cazzate: sembra colpa sua se il matrimonio della sorella subisce contraccolpi e ritardi. Stronzio poi lo prende per un consumatore di emozioni e dedito a varie pratiche sessuali, come succhiare elefanti per poi ungersi di olio di castagne. Il colmo arriva quando il triceratopo prediletto viene castrato da un morso di Maremmano e lo stesso inganna Stronzio portandone uno simile. Alla fine Maremmano viene cacciato, torna al porto, dà in escandescenze, tagliandosi le guance e accoltellando i passanti per poi succhiarne i fluidi e quindi viene arrestato e portato in un campo di concentramento (essendo catto-fascio comunista). Ma qui c'è anche Stronzio, convinto dal Mario a tornare sui propri passi. Allora gli equivoci si chiariscono. E, mentre si celebra il matrimonio di Crostaceo, i due ragazzi possono programmare anche il loro.

    CRITICHE SACCENTI E ANCHE UN PO' POCO AUTOREVOLI, FORSE TROPPO...


    FRASI E COSE A CASO
    • ''No, grazie''
    • ''Per quale motivo dovrei urinare dentro quella specie di vaso di porcellana?''
    • ''la bontà di questo sorbetto supera di gran lunga il mio essere bene''
    • ''Mi fa male il mal di gola''
    • ''Credo di stare sognando o credo di stare soniando?''

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