Norman Finkelstein, un Radicale Americano
Postato il 26 novembre 2009 da Redazione
Nick barlow – HT, David Ridgen – Nicolas Rossier
Giovedì, 19 Novembre 2009
Fonte: Helsinki Time
Traduzione: saigon2k.altervista.org
Norman Finkelstein è un ricercatore Americano che ha scritto molto sul conflitto Israelo-Palestinese e sulle politiche dell’olocausto Nazista. I suoi libri, ‘L’Industria dell’Olocausto’ e “Oltre la Chutzpah: sul Cattivo Uso dell’AntiSemitismo e l’Abuso della Storia’ ha ricevuto sia grandi elogi che intense critiche. Finkelstein si trovava a Helsinki per assistere alla prima di American Radical, un documentario sulla sua vita e la sua carriera, che è stato mostrato al film festival di Lens Politica.
Puoi iniziare a descrivere la storia dei tuoi studi sul conflitto Israelo-Palestinese ?
Son sempre stato interessato alla politica fin da giovane, principalmente sulle grandi questioni di allora negli Stati Uniti – la guerra in Vietnam, i diritti civili e così via. Ho iniziato ad interessarmi del conflitto Israelo-Palestinese nel 1982 quando Israele invase il Libano. Decisi di scrivere la mia tesi di dottorato sulla storia del Sionismo, quindi avevo un interesse intellettuale sulla questione oltre ad un interesse politico. E inoltre, sono Ebreo: entrambi i miei genitori sono dei sopravvissuti dell’olocausto Nazista, quindi c’era un interesse personale, e i tre interessi si sono intrecciati.
Sei ottimista sul fatto che il conflitto in Palestina verrà risolto ?
No, ma in un certo senso non mi interessa se viene risolto. Non si fa qualcosa perchè pensi che vincerai o perderai, ma perchè si avverte un senso di responsabilità morale. La responsabilità morale non un timido calcolo politico. Ovviamente pensi a quale potrebbe essere il modo migliore per raggiungere i tuoi obiettivi, perchè vuoi aver successo, ma il mio impegno non è determinato da questo, bensì dal fatto che ci sono persone che stanno soffrendo e che hanno bisogno di aiuto, e quindi continuerò a sostenerle.
Il conflitto in Palestina dura ormai da decenni. Secondo la tua opinione quali sono stati gli ostacoli principali ad una pace duratura in quella regione ?
Quando una coppia divorzia, ciò non significa necessariamente una pace duratura – continuano ad andare in tribunale per gli alimenti, e combattono per la custodia dei figli. Ma il divorzio è un passo fondamentale nel processo. Non penso in termini di pace duratura. Per questa ci vorrà molto tempo – all’Europa son serviti centinaia di anni. Non mi aspetto di vedere una pace duratura ma penso che un accordo per porre fine all’occupazione sia un passo fondamentale, e l’ostacolo qui è chiaro: Israele e gli Stati Uniti stanno bloccando una soluzione sostenuta dall’intera umanità. Gli atti sono evidenti; li puoi vedere ogni anno all’Assemblea Generale [delle Nazioni Uniti]. Non ho illusioni. Non sarà come la Germania e la Francia. Ci vorrà ancora molto tempo.
La relazione d’affari della Finlandia con Israele, in particolar modo il commercio di armi, è stata per lungo tempo documentata. Pensi che questa relazione stia dando credibilità alle azioni di Israele ?
Non mi piace fare astrazione. Amnesty International ha rilasciato un documento importanto sui trasferimenti di armi verso Israele. Amnesty ha detto che per il diritto internazionale è illegale trasferire armi ad un persistente violatore dei diritti umani, com’è Israele, e che quindi tutti i trasferimenti di armi verso Israele deve terminare. Questa è la legge. Ora, o sei uno stato rispettoso della legge oppure no, ma in quel caso almeno dillo chiaramente che ’siamo uno stato gangster’. Ma non pretendere di rappresentare alti valori Occidentali e poi continuare a comportarti come un fuorilegge. Quindi, quel che sta facendo la Finlandia è violare la legge trasferendo armi e munizioni ad un persistente violatore dei diritti umani. Per me, questo è il problema. Qui non c’entra come mi sento, ma quel che dice la legge. La legge dice che gli insediamenti sono illegali. Punto. La legge dice che quel muro che sta venendo costruito da Israele è illegale. Punto. La legge dice che il territorio di cui Israele si è appropriata è illegale. Le sospensioni, i coprifuoco, gli assedi economici, le detenzioni amministrative, è tutto illegale. Questa non è retorica; questo è ciò che i reports sui diritti umani hanno detto per gli ultimi 30 anni. Se dai un’occhiata ai reports puoi vedere che tutte queste azioni vengono fatte da Israele. Non è una questione personale su quel che pensa o sente Norman Finkelstein, ha a che fare con la legge, e il primo passo per risolvere il conflitto è di far rispettare la legge.
Nel film dici che il conflitto non dovrebbe venir visto come una questione storica ma come un problema politico contemporaneo. Cosa intendi con ciò ?
La gente cerca di far apparire il conflitto come più profondo di quel che in realtà è: uno scontro di civiltà, uno scontro di religioni, o ciò di cui parla la Bibbia. Non è così. E’ su un gruppo di persone che cercano di rubare il paese ad un altro gruppo di persone. Non è molto complicato. Non credo che ci voglia una laurea in ingegneria spaziale per decifrare i suoi misteri, nello stesso modo in cui non serve nessuna profonda conoscenza per capire il perchè i Nativi Americani resistettero con le armi. Non era per uno scontro di civiltà, o per una sorta di anti-Cristianesimo o anti-Europeismo, era perchè stavano venendo dislocati e spodestati dalla loro patria – quindi fecero resistenza. E’ la stessa cosa con i Palestinesi. Lentamente ma sicuramente questa potenza politico-militare li sta dislocando. Stavo parlando con un mio amico Palestinese e gli chiesto cosa lo facesse sentire senza speranza, e mi ha risposto che ogni giorno si sveglia e vede un nuovo insediamento. Non è che era senza speranza perchè vedeva Ebrei. Questo non era il problema. E’ molto semplice.
Cosa ti motiva nel tuo lavoro ?
Non sono una persona profonda. Altre persone son più profonde, hanno una maggiore intensità morale, come Noam Chomsky. Io non la ho. Non sono nato con alcun dono speciale. Questa è parte della ragione sul perchè mi sento così interessato verso altre persone che non hanno goduto dei benefici che ho avuto nella mia vita, perchè so che tutto quel che ho apprezzato nella mia vita è dovuto alle circostanze in cui sono cresciuto. Lì per grazia di Dio. Le mie motivazioni sono piuttosto semplici. Non riesco a sopportare la vista delle persone che soffrono. Per me, la politica è molto personale. Quindi ci sono elementi sia politici che intellettuali, ovviamente, ma tengo sempre a mente le persone che conosco e che sono le vittime, e questo mi dice che devo continuare in quel che faccio. Il mio amico in Palestina – un meraviglioso e onesto essere umano che sta venendo macinato da questa occupazione spietata di questo paese spietato – è la mia motivazione.
Nick barlow – HT, David Ridgen – Nicolas Rossier
Giovedì, 19 Novembre 2009
Fonte: Helsinki Time
Traduzione: saigon2k.altervista.org