Andrea, 17 anni, suicida con la pistola del padre
Si era iscritto al gruppo «Hai mai pensato di farla finita»?
ANNA SANDRI
«Hai mai pensato di farla finita?». Andrea sì, ci aveva pensato: nonostante i 17 anni, gli ottimi risultati a scuola dove da due anni vinceva borse di studio, la faccetta da ragazzo perbene, la bella casa nella campagna trevigiana e la famiglia senza problemi. Andrea sì, perché dentro gli covava un male di vivere che non sapeva districare; così, il 29 gennaio - venerdì scorso - verso le sette di sera si era messo al computer, si era collegato a Facebook e si era iscritto a un gruppo, quello che si chiama «Hai mai pensato di farla finita?». Si era iscritto con nome e cognome, e aveva mandato una foto: una pistola. Poco dopo si era collegato a un altro sito, che parla di doppiette.
Mercoledì 3 febbraio, probabilmente verso sera e comunque mentre a casa non c'era nessuno, Andrea si è sparato con la doppietta del padre: lui, tecnico di un consorzio provinciale, è stato il primo a rincasare dal lavoro e ha trovato il figlio steso sul letto, ormai morto.
Per dire addio alla mamma, al papà, alle due sorelle, Andrea non si è affidato al computer: ha scritto una lunga lettera di straziante dolcezza e maturità, nella quale indaga i tormenti della sua anima, parla della «fatica di vivere», del male che lo divorava. Ragiona sui «sensi di colpa», che genitori e sorelle non devono provare: il male era dentro di lui, loro non avrebbero potuto fare nulla.
Levada di Ponte di Piave è un piccolo paese; che ci fosse o no il segnale così evidente nel social network interessa poco alla gente che guarda la tragedia che ha travolto una famiglia normale e si prepara a seguire oggi i funerali di Andrea, ad accompagnarlo a piedi fino al cimitero.
Ma la rabbia intorno è grande. C'è chi accusa il gruppo degli aspiranti suicidi e il suo fondatore (un’inchiesta della Procura però ancora non c’è). Altri dicono che i conti non tornano: Andrea su Facebook aveva 430 amici, e cosa vuol dire questa parola, «amico», se nessuno aveva intuito il disagio che stava vivendo? Il social network mette l'abito del lutto e dopo essere stato aggancio con i pensieri più cupi, diventa bacheca per gli addii: «rispetto per te e la tua famiglia», «riposa in pace».
Pochi giorni fa, proprio in Veneto è stato scoperto un gruppo su Facebook che si presenta con un cappio da impiccagione: inneggia a «Padova, città delle emozioni» e fa riferimento a uno spaventoso crescendo di suicidi che ha portato via, in città e nel giro di poche settimane, cinque quarantenni, professionisti e imprenditori.