Ddl anti-corruzione, ok del governo:
"liste pulite" anche per i parlamentari.
ROMA (1 marzo) – Norme più severe per corrotti e corruttori. Un emendamento fatto introdurre dal ministro Calderoli nelle ddl anticorruzione approvato dal Consiglio dei ministri introduce le “liste pulite” anche per i parlamentari. Il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli ha infatti presentato una «proposta emendativa» al testo entrato in Cdm in base alla quale è stata prevista l'«ineleggibilità alle cariche di deputato e senatore per coloro che sono stati condannati, con sentenza passata in giudicato, per i reati di cui alla lettera B dell'articolo 58 del testo unico degli enti locali, per un periodo di 5 anni».
I reati per cui - in base alla proposta di Calerdoli passata in Cdm - saranno ineleggibili al Parlamento coloro che sono stati condannati, in via definitiva, per un periodo di cinque anni sono: peculato, peculato mediante profitto dell'errore altrui, malversazione a danno dello Stato, concussione, corruzione per un atto d'ufficio, corruzione per un atto contrario ai doveri d'ufficio, corruzione in atti giudiziari, corruzione di persona incaricata di un pubblico servizio del codice penale. La lista è quella prevista dalla lettera B dell'art. 58 del testo unico degli enti locali attualmente in vigore.
L'elenco dei reati, tuttavia, verrà ampliato dallo stesso ddl anticorruzione, che includerà anche reati gravissimi quali l'attentato contro l'integrità, l'indipendenza e l'unità dello Stato, le associazioni sovversive o con finalità di terrorismo, assistenza agli associati, attentato contro la Costituzione e, tra l'altro, la turbata libertà degli incanti.
«Il provvedimento ha avuto il pieno sostegno del Pdl e della Lega»: lo dice il ministro della Giustizia Angelino Alfano. «C'è stata anche - aggiunge - la volontà ferma di Silvio Berlusconi di procedere a una normativa ampia che riguarda non solo gli aspetti sanzionatori ma che sia in grado di garantire una maggiore efficienza e un buon governo». Alfano ha sottolineato che il provvedimento serve anche a chiarire senza ambiguità che «chi ruba, ruba solo per sè: i nostri partiti non hanno bisogno di rubare perchè ci sono i soldi dei finanziamenti».
Il Ddl è composto da tre grandi capitoli: il piano nazionale anticorruzione (che attua una delle previsioni dell'articolo 5 della Convenzione Onu sulla corruzione), la nuova disciplina di controllo degli enti locali e le sanzioni, con un inasprimento delle pene per i reati contro la Pa «tra la metà e un terzo sia delle minime che delle massime». Tra le misure particolarmente significative di un Ddl che si pone l'obiettivo di mettere «un freno preventivo alla corruzione» il Guardasigilli ha sottolineato l'«incandidabilità per i presidenti di Regione, che hanno dimostrato un fallimento politico, i quali dovranno portare i libri agli elettori» così come le società fallite portano i libri in tribunale.
«In caso di condanna non ci si potrà candidare negli enti locali. Abbiamo esteso la regola all'ambito parlamentare», ha aggiunto Alfano.
Brunetta: più trasparenza su appalti, contributi e assunzioni. Le misure sulla trasparenza, che viene considerata «l'antidoto alla corruzione», incideranno su tre dei settori maggiormente a rischio: appalti, contributi e assunzioni. È quanto ha spiegato il ministro della Pubblica amministrazione e innovazione Renato Brunetta, illustrando parte del ddl anticorruzione. «L'obiettivo è: semplificazione, trasparenza ed efficienza come strumenti di lotta alla corruzione e pensiamo di esserci adeguati in maniera più piena e totale a tutte le prescrizioni della convenzione Onu», ha proseguito.
Donadi (Idv): solo specchietto per allodole. «Il Ddl anticorruzione è solo uno specchietto per le allodole, una presa in giro con cui Berlusconi spera di far dimenticare ai cittadini gli scandali cha hanno coinvolto il governo ed il Pdl negli ultimi tempi». Lo afferma il presidente dei deputati dell'Italia dei Valori Massimo Donadi.
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