Certe volte, quando si legge in treno, viene la nausea. Certe volte viene anche se non si sta leggendo, ed è sufficiente trovarsi a guardare nella direzione opposta al senso di marcia. Alcuni ne sono immuni, altri ne soffrono in maniera esasperante. Ebbene, la nausea non è l'argomento di questa discussione.
L'altro giorno ho preso il treno, perchè dovevo andare a Milano. Mi sono messo a leggere e mi è venuto il mal di testa. Ho dovuto smettere. Alzo lo sguardo e cosa vedo? Una bella barba lunga, castana, morbida e ben curata, che si confonde con una chioma ancor più fluente. Con stupore noto che tutto quel pelo appartiene ad una giovinetta un po' bianchiccia di carnagione, sicuramente miope e presumibilmente adirata, visto che si muove a scatti e si torce la chioma.
"Certo queste donne devono passare un bel po' di tempo a curare l'aspetto fisico" penso. Poi mi giro a prendere il biglietto da esibire al controllore, e guarda un po' lì chi c'è: un ometto glabro con una barbetta impercettibile, brutto e malaticcio, tutto preso da una letteratura filosofica su degli itinerari silvestri. "Questo non ha problemi e non perde il suo tempo a pettinare la barba e i capelli" mi dico.
Poi confronto la donna barbuta e l'ometto, e mi pare incredibile quanto la prima, pur nella sua stizza, sia bella, bella perchè diversa, bella perchè insolita, mentre lui, tutto rannicchiato, con le occhiaie e il cerume vistoso, sia tale e quale a un pupazzo di gomma vecchia, tutto decadente e viscido. Ma di sicuro non è stressato come sembra essere lei, che ogni momento si tasta la barba e i capelli, li modella, li annusa...
Vi chiedo dunque se sia meglio perdere tanto tempo alla mattina davanti allo specchio per essere ben curati o se, in barba all'apparenza - scusate il giochetto di parole- , non sia più conveniente disinteressarsi del proprio aspetto esteriore e bearsi della propria calvizie.