Forse il documento che il Governo americano ha pubblicato questa settimana, riguardo l’impatto economico (irrilevante) della pirateria informatica, non ha sortito gli effetti che ci eravamo prefigurati.
Quel che è certo è che RIAA e MPAA hanno presentato all’Office of Intellectual Property Enforcement (lo stesso, diretto da Victoria Espinel, che si è occupato degli studi dietro al documento in questione), una proposta di reazione alla pirateria online inquietante come poche altre.
RIAA e MPAA vorrebbero che l’amministrazione Obama, in sostanza, si dotasse di un apparato di spyware “governativi”, atti a individuare materiale contraffatto sui computer dei cittadini americani; filtri su tutte le connessioni internet, per prevenire lo scaricamento di file illeciti; perquisizioni di dischi rigidi, computer e lettori musicali; sprone alle altre nazioni per adottare misure simili (la richiesta più ridicola, suppongo); aiuti dall’FBI per applicare il tutto.
Sono richieste talmente gravi che, se non fossimo al 16 di aprile, potremmo quasi pensare ad uno scherzo. Anche le ovvie difficoltà tecniche, dal punto di vista software, che un progetto del genere presenterebbe, non depongono in favore della serietà delle richieste. Eppure sono state avanzate. Questo va ben oltre le più funeste paure dei parlamentari europei che hanno chiesto più trasparenza su ACTA.