Il problema lo conoscete: si Deus est unde malum? Come può un Dio onnipotente e buono permettere il male?
In questo thread, però, vi chiedo di affrontarlo da un'angolazione diversa dal solito.
Rinunciate a risolvere il problema conservando a Dio tutte le perfezioni. Sacrificate la bontà e provate ad immaginare -- e a descrivere -- un Dio almeno ogni tanto cattivo. Provate a "giustificarlo" nella sua nuova veste. Provate, insomma, a costruire un'anti-teodicea sostenibile, senza cadere nell'ateismo.
Un esempio.
Volgo i miei occhi sul mondo e vedo il male, il disordine e il delitto a farla ovunque da padrone. Abbasso il mio sguardo sull'essere più interessante di questo universo, lo vedo immerso nei vizi, nelle contraddizioni, nell'infamia: che idea posso farmi da questa osservazione? Ciò che chiamiamo impropriamente il male non lo è affatto, in realtà, se questo modo di esistere è talmente necessario agli scopi dell'entità che ci ha creato, che egli cesserebbe di essere il padrone della sua opera se il male non esistesse universalmente sulla terra. Convinto di tale ragionamento, mi dico: Dio c'è, una mano qualunque ha necessariamente creato tutto ciò che vedo, ma lo ha creato soltanto per il male, non si diverte che nel male, il male è la sua essenza e tutto quanto ci fa commettere è indispensabile ai suoi progetti: cosa importa a lui che io possa soffrire questo male, visto che gli è necessario?