mortolivo
no, non è un topic parodia dell'altro.
la prima volta che ho pensato alla morte avevo 5 anni. allora ho chiesto a mio padre "papà, cosa succede quando si muore?" e lui mi ha risposto "nessuno lo sa". la seconda domanda fu "papà, anche io morirò?" e lui mi ha risposto "sì". avere realizzato di essere prossimo alla morte, prossimo perchè avrete imparato tutti che ogni distanza al mondo è già stata coperta, che io sto scrivendo in questo momento e in un altro momento (due momenti qualsiasi, senza troppe pretese) sto morendo sul mio letto o sto tossendo l'anima in una pozzanghera fangosa della periferia berlinese, mi ha fatto stare male. non per molto. ho subito pensato che un giorno avrei perso mio padre, mio padre che guidava l'automobile e che cianciava di futuri, io non capivo molto il futuro e ad oggi non ho ancora imparato, ma, sentite, io vedevo benissimo la sua morte. e quella di mia madre. sapevo di che malattia sarebbero morti. ero completamente desolato perchè a 5-6 anni non hai neanche la cognizione della tua interiorità e io già la sentivo occupata dalla morte, già mi vedevo tremare e non conoscevo ancora parole difficili come "traslitterare" o "funzione". avevo appena imparato la morte degli altri. più avanti ho imparato la mia morte ed è stato tremendamente doloroso.
poi ho imparato la morte di me per gli altri. non ho più paura della morte, riesco a rimuoverla completamente, ma ho il terrore che qualcuno possa accorgersene, vedermi nell'attimo della mia nudità più estrema. soffrirne anche. in vita mi applico perchè nessuno si renda conto che ci sono anche io, il mio respiro è un continuo esercizio di assenza, al liceo ero sempre a casa perchè temevo la statistica (non è ancora morto nessuno in quel liceo, e quindi prima o poi deve accadere, e visto che non accade mi convincevo di essere io). quando si scattavano le foto per l'annuario io andavo a chiudermi in bagno.
c'è una sola cosa che mi tormenta: l'idea che i miei genitori possano sopravvivermi. come la pensate voi?