Un lungo sonno
<Max! Vieni qui!>
Max era come al solito seduto davanti al suo portatile, nella sua camera in uno squallido appartamento di uno squallido palazzo in una squallida città:
<Mamma cosa c'è?> chiese
<Vieni!>
Max sbuffò, e si alzò dalla scomoda sedia sulla quale era seduto e si diresse verso la cucina dove la madre stava lavando i piatti:
<Cosa c'è?>
<Prendimi quella pentola in cima allo scaffale...>
<Non sai usare la scala come tutte le persone di questo mondo?> domandò prendendo la pentola e porgendola alla madre.
<Grazie.> disse la madre, non curandosi della domanda del figlio.
Un ghigno nervoso apparve sul volto del ragazzo mentre tornava nella sua camera, al suo portatile, alla sua “vita”.
Passarono alcune ore in cui Max navigò, chattò, sperando che il futuro gli riservasse un domani migliore, quando improvvisamente sentì un rombo avvicinarsi, si avvicinò alla finestra e vide un nube infuocata stagliarsi in lontananza tra i monti, alzò lo sguardo e vide un caccia inseguito da alcuni missili:
<Cazzo!> esclamò il ragazzo, impietrito per ciò che stava vedendo: dal caccia si staccò un oggetto, di forma cilindrica, pochi istanti dopo l'aereo venne centrato da uno dei missili che lo inseguivano, esplose con un fragoroso boato.
L'oggetto cilindrico nel frattempo aveva quasi raggiunto il suolo quando Max realizzò che per lui e per l'intero mondo probabilmente non ci sarebbe stato un domani, si buttò istintivamente a terra e chiuse gli occhi quando sentì un rumore fortissimo mentre i vetri si rompevano, poi tutto tacque, in un silenzio mortale.
Max sentiva un rumore di acqua, aprì gli occhi e si ritrovò sdraiato su una barca, era buio, si alzò e vide una giovane donna con lunghi capelli biondi che lo stava osservando:
<Vedo che ti sei svegliato... stai bene?> chiese la donna
<Dove mi trovo?> chiese, mentre portava una mano a sostenere la testa, come se avesse un forte mal di testa.
<Sei a casa, finalmente... Ricordi qualcosa del tuo passato?>
<Passato?! Non capisco...> Max era visibilmente confuso
<Si, il tuo passato, devi pur ricordare qualcosa...>
<Io... Io ricordo tutto...>
<Tutto?! Ma è prodigioso!> esclamò la donna stupita, poi continuò <Bene, ne parleremo più tardi, ora siamo arrivati.>
Max si guardò attorno, la barca aveva attraccato ad un molo metallico, vide moltissimi edifici, ma erano quasi tutti in rovina, scese dalla barca e osservò l'acqua, vi erano strani riflessi blu, alzò lo sguardo al cielo e vide innumerevoli luci azzurre che illuminavano la volta celeste, non capiva cosa fossero, forse stelle...
<Vieni Max...> disse la donna <Seguimi...>
<Come fai a sapere il mio nome?> chiese il ragazzo, mentre si incamminò con la donna verso uno dei pochi edifici agibili.
<So molte cose di te... dimmi? Sai dove è apparso per la prima volta?> la donna aprì la porta dell'edificio e fece entrare Max.
<Cosa?!> il giovane era sempre più confuso.
<Non importa.>
Max si ritrovò in un ampio edificio, quello che una volta era un teatro; vide la donna avvicinarsi ad un apparecchio simile ad un televisore e girare alcune manopole.
<Inchinati dinanzi al Disformatore!> disse
Un bagliore inondò l'intera sala, quando la luce scomparve Max notò che un essere era apparso: aveva il volto umano ma non aveva né gambe né braccia, vide che indossava un lungo abito bianco.
Max si inchinò, poiché sapeva che aveva davanti un essere molto potente; poi il Disformatore parlò alla donna:
<È lui? È il 247?>
<Sì, mio signore. È appena arrivato.> rispose
<Bene, dategli un alloggio e tagliategli i capelli. Erika, confido in te!>
<Certo mio signore.>
Max udì un fischio, mentre la sua vista si oscurava gradualmente riuscì a vedere la donna che si avvicinava a lui, con in mano un rasoio; poi non vide più nulla.
Max aprì gli occhi, era sdraiato su un letto poi vide una giovane donna con lunghi capelli biondi avvicinarsi a lui:
<Vedo che ti sei svegliato... Stai bene?> disse la donna
<Dove mi trovo?> chiese, portando una mano alla fronte, come se avesse un forte mal di testa notando che era completamente rasato.
<Sei in ospedale, sei stato in coma per quasi due settimane.>
<In coma?!>
<Sì, dimmi: ricordi qualcosa? Hai fatto qualche sogno?>
<Io... No, non ricordo nulla... I miei genitori? Dove sono?>
<Li avviserò subito, sono nella sala d'attesa.>
Max sorrise e vide l'infermiera andarsene dalla stanza, mentre sulla porta vide un dottore che le parlò:
<Il paziente 247 si è svegliato?>
<Sì, dottore. Si è appena svegliato.>
<Bene. Ah, Erika, il 243 ha bisogno della trasfusione...>