Festival Internazionale del Cinema di Roma 27 ottobre | 4 novembre 2011
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SELEZIONE UFFICIALE
LADIES. Selezione Ufficiale, concorso e fuori concorso, nel segno delle ladies, le signore, a partire dal film d’apertura The Lady di Luc Besson, biografia del premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi, che sigla l’apertura. Saranno infatti molte, in aggiunta al fitto parterre di protagoniste italiane, le interpreti di calibro internazionale che calcheranno il red carpet di Roma, dalle star asiatiche Michelle Yeoh e Zhang Ziyi, a Olivia Newton-John, Maggie Gyllenhaal, Isabelle Huppert, Charlotte Rampling, Felicity Jones, Marcia Gay Harden, Kristin Scott Thomas, Noomi Rapace e Penelope Cruz. Se è vero che il Marc’Aurelio all’Attore va quest’anno a Richard Gere, è altrettanto evidente che Roma 2011 sarà un vero e proprio laboratorio dell’arte dell’attrice. Per chi poi ama le assonanze, il Festival festeggerà Monica Vitti, che compie 80 anni, e si chiuderà con il restauro di Colazione da Tiffany (uscito sugli schermi esattamente 50 anni fa), culmine della bellissima mostra dedicata alla vita romana di Audrey Hepburn, lady d’eccellenza.
VIAGGIO IN ITALIA. Nell’anno dell’Unità d’Italia il Festival di Roma si avventura in un lungo e affascinante Viaggio in Italia, che parte dal Nord attaccato dalla crisi (L’industriale di Montaldo e Il mio domani di Marina Spada) e scende lungo la Penisola con le Marche di Pupi Avati, la Napoli di Ivan Cotroneo, la Puglia di Pippo Mezzapesa. Grandi maestri e giovani debuttanti, storie moderne e tese per raccontare un Paese in bilico, ma vitale, e la trasferta americana di Roberto Faenza con Un giorno questo dolore ti sarà utile, dal romanzo cult di Peter Cameron. Nelle tappe del viaggio, in tanti eventi speciali, ritroveremo i segni dell’identità italiana, riassunti in due restauri prestigiosi (Rotaie, I cannibali) e importanti curiosità, fra cui vanno segnalati i documentari dedicati a Califano, Di Bartolomei, la riscoperta di Lelio Luttazzi regista e la sorpresa di quello che amiamo definire l’ultimo film di Furio Scarpelli (in realtà diretto dal nipote Filiberto) Tormenti, graphic novel di preziosa intensità.
LA COMMEDIA CONTRO LA CRISI. La grande crisi che sta travolgendo i mercati occidentali non poteva non affiorare prepotente nei film del Festival: il maestro Curtis Hanson in Too Big to Fail racconta il fallimento della Lehman Brothers nel 2008, sono sfregiati dal sistema bancario e di prestito i protagonisti di L’industriale e di Une vie meilleure di Cédric Kahn, mentre Il mio domani affronta, tra gli altri temi, la lucida follia dei licenziamenti.
Ma è la commedia, genere spesso emarginato nei festival, a tratteggiare in quest’edizione un mutato sentimento del tempo: risata e leggerezza sono la vera scommessa della Selezione Ufficiale, nel segno del sorprendente Toto’ in 3D restaurato per l’occasione. Dalla trasgressione sorridente di Hysteria alla guerra di classe e dei sessi di Mon pire cauchemar, dal totalitarismo in chiave vaudeville di Hotel Lux fino ai film di Avati e Cotroneo per finire con Un cuento chino e la farsa esilarante, per niente bon ton, di A Few Best Men di Stephan Elliott, sono molti i film che scatenano il divertimento senza rimorsi ma anche senza rinunciare alla riflessione e al tratto di stile. Una trasgressione voluta rispetto alla tradizionale compostezza dei festival.
Non sembrerà dunque un caso che due fra i più grandi registi contemporanei, Steven Spielberg e Martin Scorsese, presentino in anteprima al Festival, in associazione con la sezione Alice nella città, Le Avventure di Tintin: il segreto dell’Unicorno e Hugo Cabret, opere d’animazione e graphic novel, sguardo lieve e 3D, rivolto ai ragazzini. Immaginare il Festival di Roma significa per noi guardare prima di tutto alla nostra più grande ricchezza, il pubblico appassionato, per costruire un viaggio nella contemporaneità globale (film coreani e cinesi - i dirompenti Poonsang e Love for Life - e poi australiani, argentini, norvegesi, francesi, americani e inglesi in concorso) reinterpretata con tutti gli strumenti espressivi, nessuno escluso, compreso quello dei generi estremi, rappresentato quest’anno dall’irruzione del film d’orrore in Selezione Ufficiale (Babycall). Perché Roma è pubblico e mercato, qualità e slancio pop, Festival e insieme festa. Un modello originale, che non teme – e non fa – imitazioni.
Stasera ho i biglietti per andare a vedere The Lady di Luc Besson, biografia del premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi.