I. Mentre morivo.
C’era una volta una scritta su un muro, mi sembra vicino Piazzale delle Belle Arti, oggi cancellata. Una scritta che sembrava, un po’ come il Putsch di Monaco, l’ennesima azione eroica di un gruppo di ragazzi usciti dal pub. La scritta era: JOVANOTTI PEDERASTA.
Nulla da aggiungere.
Ora che quella magica scritta non c’è più, mi torna in mente mentre m’infilo nel bar singhiozzando e ordino una Peroni con un piccolo nitrito, e cado per terra.
E penso a lui. Lorenzo Cherubini. Jovanotti.
Jovanotti ride sempre, e mentre muoio mi chiedo solo: ma che cazzo si ride?
II. L’albero e le radici.
Se dovessi dare un nome alla decadenza che attanaglia le società occidentali, la chiamerei Jovanotti.
Quel tizio è la più grande truffa dai tempi dei fogli protocollo, che a scuola ti obbligavano a comprarli apposta alle 7 di mattina quando potevi semplicemente staccare un foglio dal quaderno, invece no, compra ‘sti cazzo di fogli, e ogni volta ti sentivi come se stessi acquistando Lorenzo 1997 – L’Albero e ne usciva inesorabilmente un compito di merda e finivi a sbronzarti e la tua vita si trasformava in una discesa all’Inferno di Campari e Depero e poltergeist indecenti, mentre lui, Jovanotti, se ne stava placido a fare i video su una zattera coi negri che vendevano il cocco che avevano preso… dove? Che in mare non c’è il cocco, mortaccivostra, quindi ci facevate pure i sovrapprezzi ai naufraghi.
III. Jovanotti for Reagan.
Jovanotti è uno che, prima di scoprire che la moglie gli metteva le corna (in vacanza in Spagna), era partito bene. Nei reaganiani anni ’80 era il sindaco del divertimento, nei tempi in cui la gente diceva, mio dio, diceva disc jockey e Claudio Cecchetto riforniva di armi chimiche i soldati inglesi nelle Falklands, il giovane Jovanotti non riusciva ad esprimere mezzo concetto più profondo del supplicarti di dargli il cinque nella tragica balera di yuppie e paninari che stava intrattenendo facendo quello che chiamava, mio dio, chiamava disc jockey. Nei reaganiani anni ’80 dei giovani rampanti alla Patrick Bateman, Jovanotti non aveva dubbi: filoatlantista fino al midollo (ma con un occhio al turbocapitalismo nipponico), con la sua camiciola stars and stripes a domandare insistentemente se la festa si stesse tenendo lì, nonostante fosse palese che stessero tutti ballando imbottiti di cocaina, quando la cocaina era da ricchi ed anche i ricchi erano vestiti così a cazzo che quei filmati adesso li riutilizza RaiNews spacciandoli per la folla festante che ha deposto Gheddafi.
Avrebbe potuto continuare così, ad andarsene in moto (anche la moto stars and stripes) accompagnandosi con personaggi ambigui come Red Ronnie, poi qualcosa ha fatto click! nel suo cervello. Jovanotti, come Elvis, è partito per il servizio militare ed è tornato cambiato per sempre, soltanto che, non essendo Elvis, anziché diventare un grasso pervertito che si ingozza di scoiattoli e pasticche, è diventato il profeta del nulla.
Una storia tutta italiana, la sua. Anche perché Jovanotti è uno che sa mutare sempre in base al trend del decennio (quindi dallo yuppismo all’impegno sociale), e i decenni li attraversa come se nulla fosse, senza invecchiare, senza morire, ma adattandosi, e te lo ritrovi sempre in mezzo al cazzo. Come i politici, esatto.
IV. Lascia in pace mia madre.
Io non ne posso più di voi impostori protocollo. Soffro di una rarissima sindrome per cui ogni volta che dite una cazzata devo prendere un sorso di Peroni, e capirete che mi state ammazzando.
Il rock’n'roll è un’invenzione dei narcotrafficanti colombiani che hanno effettuato una fine operazione di marketing per far credere alla gente che se stai male, vivi male, ti si bevono le guardie, perdi tutto e muori affogato nel tuo vomito, allora sei fighissimo, quindi non capisco che cazzo volete tu e quel cialtrone di Bono Vox e ‘sta gentaglia qui insomma, con le vostre belle faccine e le vostre belle parole, che cazzo volete, davvero, rimorchiarvi mia madre? Con tutti i soldi che avete? Mia madre?
Ma poi: LigaJovaPelù? Dove cazzo volevate andare a parare?
V. Jovanotti ha ucciso Nietzsche.
Ho fatto un esperimento. Più su ho scritto, alla fine di una tirata: Come i politici, esatto. Se hai annuito, o sorriso, sparisci, perché era una trappola. È la classica banalità che va sempre bene e mette tutti d’accordo, un’osservazione neutrale e vagamente sarcastica che alla fin fine non vuole dire un cazzo. Sì, però è vero, obietterai. Eh, appunto ‘sti cazzi. Anche sarebbe bello un mondo senza ingiustizie, è vero (se non hai una weltanschauung fondata sulla metafisica della guerra, cosa che probabilmente non hai, e certamente Jovanotti non ha), ma è una stronzata senza senso.
Ed è di questo Nulla (Grande Boh) che si nutre Jovanotti, su una pretesa armonia universale fondata sulle banalità, su un ottimismo ingrato che spazza via tutte le tempeste filosofiche del Novecento, sul saltellare tra la crema dell’eroismo istituzionale, una grande chiesa che parte da Che Guevara e arriva fino a Madre Teresa, passando da Malcolm X attraverso Gandhi e San Patrignano arriva da un prete in periferia che va avanti nonostante il Vaticano, e solo ‘sti tre versi mi sono costati due euro di Peroni al bar e sono morto, coi suoi piedacci in due staffe, tra la disobbedienza civile e i mitra delle Black Panthers, il parroco eroico e il pizzico di anticlericalismo blando per non fare il baciapile, e poi dai, la pace nel mondo, la fame nel mondo, il profumo del pane caldo, l’amore, i sogni, il sole, le stelle, le canzoni che si ascoltano gli innamorati, le dediche sul diario, un grande girotondo dove tutti ci teniamo per mano, le ondate emotive nazionali, è morto Michael Jackson, è morto Steve Jobs (che era dio, RIP), è morta Sarah Scazzi, il vezzo tutto italiano di dare un colpetto qui e uno là, ma sempre piano, mai schierati, con una grossa idea universale che non scende mai nel particolare, sennò corri il rischio che diventa applicabile, rischi di dover fare, quindi alla fine è questa la morale di Jovanotti e di tutto questo mondo un po’ glitter un po’ etnico: boh, vabè, ‘aa fine ‘sti cazzi.
VI. Bagattelle per Montesacro.
La Curva del Male è ad un passo dall’estinzione a causa dell’esposizione mediatica concessa a Jovanotti ed il carico di luppolo che comporta per chi è affetto da questa rara sindrome un sorso di birra per ogni cazzata, e si ritira in un bunker segreto a discutere di un piano segretissimo per far implodere l’universo su se stesso, consapevole di una cosa sola: quando saremo tutti morti affogati nel nostro vomito (giovedì, penso), Jovanotti sarà ancora lì a saltellare felicissimo avvalorando teorie tanto fasulle quanto condivise come quella del Big Bang.
Così va il mondo. Il nostro mondo, dove affogare nel proprio vomito è fighissimo.