Voce 1: Ti preoccupi di quello che la società pensa di te stesso?
Io: No.
Voce 2: Ti preoccupi di quello che gli altri pensano di te stesso?
Io: No.
Voce 3: Ti preoccupi di quello che tu stesso pensi di te stesso?
Io: Si.
Voce 1: Ma l’immagine che hai del mondo non è forse l’immagine che la società ti ha dato?
Voce 2: Il concetto di giusto e sbagliato non è forse il concetto che la società ti ha dato?
Voce 3: La differenza tra buono e cattivo non è forse una differenza creata dalla società molto prima che tu nascessi?
Io: Non sto giudicando la società, e neanche le persone. Semplicemente non mi importa del loro giudizio.
Voce 4: È sul serio così? Sul serio non ti importa?
Io: Si! Cosa c’è di male nell’ignorare il giudizio che gli altri hanno di me? Non mi importa.
Voce 1: È perché consideri il loro giudizio sbagliato.
Voce 2: È perché consideri la tua capacità di giudizio migliore di quella degli altri.
Voce 4: I canoni che tu adoperi sono creati dalla società.
Voce 1: Eppure tu giudichi la società stessa. Giudichi l’insieme dei canoni di giudizio.
Io: Si può giudicare la società? Si può criticare l’insieme dei canoni di giudizi adoperando gli stessi canoni?
Voce 1: I giudizi degli altri sono i giudizi della società stessa.
Voce 3: È la società che ti ha dato la capacità di giudicare. È lei che ti ha insegnato come fare.
Voce2 : È così male preoccuparsi dei giudizi degli altri?
Io: Non mi importa.
Voce 1: Stai solo scappando dal confronto con gli altri.
Voce 2: Stai solo cercando di non riconoscere i tuoi difetti.
Voce 3: È solo attraverso il confronto con gli altri che si possono vedere i propri limiti.
Io: Io non sto scappando dal contatto con gli altri, solo che non accetto il giudizio della massa, delle persone che non conosco. Non voglio uniformarmi! Non voglio assomigliare a loro!
Voce 1: Continui a ritenerti superiore agli altri.
Voce 2: Continui a ritenere il tuo metro di giudizio indipendente da quello degli altri.
Voce 4: La visione che hai del mondo rivela anche il tuo carattere.
Voce 1: Considerando gli altri degli stupidi vuoi solo far sentire te stesso più intelligente.
Voce 3: Vuoi darti un valore.
Io: Cosa dovrei fare? Seguire gli altri? Assecondare la società? Perdere la mia individualità?
Voce 1: Hai paura di non riconoscerti più, vero?
Io: Esatto!
Voce 2: Hai paura di scoprire di essere esattamente come gli altri, vero?
Io: Non è così! Io… io non sono nulla. Non ho mai fatto nulla. Valgo meno degli altri.
Voce 1: Continui a ritenerti differente dagli altri.
Voce 2: Se non trovi un modo di affermarti nella società, ti senti inferiore.
Voce 3: Ma la società è fatta di mediocrità. Le eccellenze sono un’eccezione.
Voce 1: È la mediocrità che decide la direzione e la forma della società.
Voce 2: Per come è strutturata la società, solo in pochi possono emergere.
Voce 4: Anche se a tutti è data l’illusione di poterlo fare.
Io: Dovrei essere contento di quello che ho? Dovrei considerare la società parte di me? Anzi no, io sono parte della società! Io sono esattamente come tutti gli altri! Gli altri sono come me!
Voce 1: Proprio così, DeepDown.
Nella prossima puntata: la Bestia che gridò Amore nel cuore del Forum.