Una nuova
infographic pubblicata dal portale
Information Is Beautiful ha aggiornato il famoso grafico che nel 2010 quotò a 4,053,110 il numero degli streaming necessario per ottenere l’equivalente dello stipendio minimo mensile statunitense.
Secondo quanto
riporta Fact, la versione 2015 dell’infografica, che tiene conto della crescita del salario mensile minimo americano (ora di 1,260 dollari) ma anche dell’evoluzione/moltiplicazione delle piattaforme digitali su mercato, stima che è sceso a 1,117,021 il numero dei passaggi che una traccia deve effettuare su
Spotify per raggiungere quella cifra. Un netto miglioramento rispetto a 5 anni fa che trova ora nei pagamenti di YouTube il gradino più basso nella scala della rendita dallo streaming di musica online.
Attualmente Information Is Beautiful afferma che i servizi di streaming che pagano di più sono
Google Play (soli 172,206 per raggiungere la cifra sopracitata) e il nuovo servizio di streaming di Jay Z
Tidal (180,000), anche se va evidenziato che essendo entrambi attualmente molto meno popolari della piattaforma svedese, rendono il raggiungimento di quelle cifre più difficoltoso e/o meno probabile.
L’unica cosa che sembra non esser cambiata nell’ultimo lustro è che un musicista indipendente, per guadagnare dalla propria musica, deve combinare un variegato set di strategie, business plan che variano da soggetto a soggetto e riguardano una variegata e più numerosa serie di supporti. Di sicuro piattaforme come
Bandcamp e
BitTorrent, di cui Thom Yorke si è fatto promotore (vedi il nuovo
Bundle promosso dall’azienda lo scorso anno e la classifica dei
pacchetti più scaricati) si sono rivelate scelte profittevoli per alcuni artisti e band, ma va anche considerata la frammentazione delle entrate derivanti da un mercato più complesso rispetto a 40 anni fa.
Secondo
Digital Music News, che ha creato una
GIF animata per farci comprendere come si siano diversificate le fonti e come siano cambiate le percentuali di introito musicale negli ultimi 41 anni, nel 2014 soltanto l’11,5% deriva dalle sottoscrizioni di abbonamenti per lo streaming, mentre il CD garantisce ancora la più alta percentuale di entrate della torta.
Non ultimo, un altro aspetto della stessa medaglia riguarda la divisione dei profitti tra label, distributori, piattaforme digitali ecc. Sulla questione, questa settimana non è mancato neppure
Geoff Barrow che, attraverso un
post twitter, ha denunciato, a fronte di complessivi 34,000,000 stream, un incasso netto di sole 1700 sterline.
Dan Le Sac, il producer autore di
vs Scroobius Pip, ha tentato di comprendere, attraverso
una serie di calcoli, le ragioni di una percentuale di incasso così scandalosamente bassa (parliamo di 0,074% a stream) e per il dettaglio della sua analisi vi rimandiamo al sito
Complete Music Update.