Nella capitale della Gran Bretagna, non nuova a simili fenomeni, una sollevazione popolare chiede la messa al bando del videogame Manhunt. L'accusa? Aver istigato un diciassettenne all'orrendo omicidio di un ragazzo di quattordici anni
Tragedie (pagina 1 di 1)
30/07/04 - HighScore - Leicester, UK. Warren Leblanc, 17 anni, ha attirato in un parco del luogo Stefan Pakeerah, 14 anni. Qui lo ha colpito con un oggetto contundente e l'ha pugnalato a morte.
I genitori di Stefan, di fronte al tribunale dove l'assassino di loro figlio è stato processato, hanno affermato che Warren sia stato istigato dal gioco Manhunt. La madre ha parlato di "malvagità" e di "ossessione" per il videogioco, che vorrebbe vedere bandito. Il padre ha affermato: "Il modo in cui Warren ha commesso l'omicidio ricorda quelli usati nel videogioco, in cui le persone vengono uccise con armi come martelli o coltelli. C'è una connessione tra il gioco e quello che ha fatto".
L'avvocato Jack Thompson, che sta conducendo una campagna contro la vendita di videogiochi violenti ai bambini, ha dichiarato che esistono prove a sostegno della tesi per cui i teenager utenti di certi giochi hanno difficoltà a distinguere tra la fantasia e la realtà. Parlando da Miami, Florida, ha ricordato che l'incidente non è isolato e che ci sono state "dozzine di uccisioni negli Stati Uniti commesse da bambini che hanno giocato a questo tipo di giochi. È il numero di intrattenimento interattivo di tipo violento in mano ai bambini, che è aumentato. Dobbiamo impedire che vengano venduti ai bambini perché c'è solida scienza - studi sulle scansioni del cervello - che mostrano che i giochi sono elaborati in punti diversi dal cervello di un adolescente rispetto a quelli in cui viene elaborato dal cervello di un adulto. Nei teenager questo compito è svolto in aree dove non c'è differenziazione tra realtà e fantasia. Questo tipo di giochi sono essenzialmente simulatori di omicidi. Ci sono persone morte ammazzate ogni giorno, qui".
Secondo la ricostruzione effettuata in tribunale Leblanc si è procurato le due armi e ha ucciso la sua vittima "a sangue freddo", dopo averlo persuaso ad andare con lui nel vicino Stoke Woods Park per incontrare due ragazze. Ha confessato l'omidicio quando è stato bloccato da due agenti di polizia coperto di sangue. Rod Price, avvocato della difesa, ha detto che il suo assitito era "un ragazzo allegro, uno studente popolare", aveva buone pagelle e non si era mai messo nei guai con la legge, precedentemente.
Il giudice Michael Stokes ha aggiornato la corte al 3 Settembre, ma ha preannunciato che Warren andrà quasi sicuramente incontro a una condanna a vita. Un portavoce di ELSPA ha dichiarato: "Condividiamo il dolore dei familiari e dei genitori di Stefan Pakeerah. Comunque respingiamo ogni sospetto e collegamento tra i tragici eventi verificatesi nelle Midland e la vendita del gioco Manhunt. Il gioco in questione è riservato ai maggiorenni, secondo le indicazioni della British Board of Film Classification (BBFC) e di conseguenza non dovrebbe essere in possesso di un minorenne. Vorremmo anche aggiungere che il semplici fatto di essere in possesso di qualcuno non indica e non dovrebbe portare alla conclusione che un gioco sia responsabile di questi tragici eventi".
Tante volte ci siamo battuti da queste pagine perché lo scontro tra la rabbia iconoclasta dell'opinione pubblica e il cinismo marmoreo del business non facesse passare in secondo piano la disperazione delle persone coinvolte nelle tragedie. Le crociate di politici e giornalisti ci convincono sempre meno, perché sempre meno sembrano cercare la radice del problema, soffermandosi sugli aspetti eclatanti. D'altro canto le "difese" istituzionali, plastificate e soprattutto "non petitae" dei portavoce ufficiali ci procurano una tristezza sconfinata: hanno sempre la coscienza a posto, sia quando propinano al pubblico costosa immondizia, sia quando si trincerano dietro falsamente filantropiche autoregolamentazioni che certamente non possono proteggere nessuno che non sia la loro immagine.
Warreb Leblanc tra un anno avrebbe potuto giocare a tutti i videogame violenti che avesse desiderato. Ma nessuna parte del suo cervello che avrebbe potuto aiutarlo a capire che Stefan Pakeerah non era un personaggio digitale si sarebbe potuta sviluppare in soli 365 giorni.
La violenza non andrebbe mai incoraggiata come strumento per risolvere le controversie, ma molte grandi nazioni, prendendo una posizione contro i videogame violenti, si renderebbero protagoniste di un ennesimo atto di ipocrisia, un altro segnale contraddittorio in un'epoca di relativismo etico e di moralismi.
Un'ultima nota. È strano come siano quasi sempre i giochi mediocri a riuscire a far parlare maggiormente di sé.
Manrico Corazzi