Un vecchio racconto...
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Discussione: Un vecchio racconto...

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  1. #1
    Cerca vena artistica. L'avatar di bioman
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    Errante...
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    Un vecchio racconto...

    Mi piace l'idea che gli utenti del forum possano postare i loro racconti e così ho pensato di tirare fuori questa vecchia storiellina scritta qualche anno fa e ispiratami da una donna che avevo conosciuto. Se vi va di leggerla, sarei curioso di sentire qualche vostro commento .


    Incontro.

    Camminava con l’aria di un adolescente al suo primo appuntamento, con il fascino dell’incertezza che riempie la mente, ma al tempo stesso con la sicurezza di chi ha già vissuto una persona e l’ha amata profondamente. Era felicemente assorto nei suoi pensieri, con l’immagine di quella donna conosciuta anni prima. Da lei aveva ricevuto una sorta di iniziazione, non tanto sessuale, quanto piuttosto al piacere e all’estasi, al gioco del proibito. Era stata una relazione breve, nascosta agli occhi degli altri, eppure da quella storia si sentì cambiato e non di poco; gli sembrava di avere colto l’essenza e la maturità dell’io femminile e acquisì disinvoltura e fiducia in se stesso.

    Erano passati 5 anni e ora la stava per rivedere. Sentiva di essere emozionato come non lo era più da molto tempo. Si fermò davanti a una vetrina per controllarsi grazie a uno specchio che stava dall’altra parte. Una commessa lo vide e accennò a un saluto; lui rispose con un cenno della testa e un sorriso cordiale.

    Come fu breve la strada che lo portò davanti alla porta di lei! Bussò… attese qualche secondo… e finalmente la rivide. Non aveva dimenticato la sua bellezza e la luminosità del suo sorriso e davvero credette che non fosse passato tutto quel tempo, ritrovandola così come la ricordava.

    Fece uno scherzoso inchino… la donna lo prese per un braccio, con una risata che credevano viva solo nei loro ricordi, e lo trascinò dentro.

    Si abbracciarono con caldo affetto, si baciarono con tenerezza e poi si sedettero a chiacchierare. La donna Michela, aveva dieci anni più di lui; si erano conosciuti in una biblioteca civica, mentre lui cercava libri su Jirì Wolker; la donna, che lavorava lì, era rimasta affascinata da questo giovane che teneva un atteggiamento così composto, compassato, così estraneo al suo modo di fare. Lui, Luca, rimase colpito dalla giovialità surreale di questa signorina.

    Michela gli raccontò di quello che successe dopo, dei suoi viaggi, di quanto fossero stati importanti i momenti passati assieme e della persona che stava frequentando al momento: un rappresentante col quale si trovava bene e stavano iniziando a fare progetti di matrimonio.

    In un attimo il giovane si trovò confuso: da un lato si irritò (ma cercando di non darlo a vedere ) per il fatto che quella donna, che per lui era stata un monumento alla libertà e alla spensieratezza stesse ora per legare la sua vita ad un uomo (più vecchio per giunta… e su questo meditava, pensando a quale fosse stato il suo ruolo anni prima, a come si poteva confrontare col nuovo arrivato… su che piano… e se aveva il diritto a pensare a un paragone ). Gli sembrava di cogliere negli occhi di lei un velo di nostalgia, di chi si che il proprio tempo è finito e si abbandona alle trame occasionali che la vita tesse così spesso. Dall’altro lato balenò un guizzo di gelosia, certo ingiustificata.

    Lui le parlò dei suoi studi , della laurea a cui era arrivato dopo tanta fatica, dei tanti sogni abbandonati sul nascere e dei progetti incompiuti e rifletteva sulla disillusione che si viene a conoscere col passare degli anni, sulla eccessiva importanza che si dà a ciò che si capisce poi essere infinitamente piccolo e al fatto che questo ci distrae di continuo.

    In lei ammirava proprio l’ingenuità e l’innocenza di chi si scopre nuovo ogni giorno… la sincerità fanciullesca che sembra sparire del tutto quando rinunciamo ai nostri sogni per farci modellare dagli eventi. Lei lo ascoltava in silenzio, incuriosita e affascinata come tanto tempo prima, poi riprendeva i discorsi lasciati in sospeso.

    Quel giorno passò velocemente e la tristezza si presentò sulla soglia della porta, quando Luca si trovo a dirle addio: entrambi sapevano che non ci sarebbero stati altri incontri, perché a un certo punto le strade si dividono, altra gente entra a far parte della nostra vita ed è giusto che ci si faccia discretamente da parte, conservando gelosamente nel ricordo la forza e l’importanza dei singoli momenti. Una sorta di tacito accordo… senza volontà… senza un motivo etico… ma perché non è più tempo.

    In questo momento Luca vide negli sguardi di Michela quella malinconia che prima aveva scorto e la riconobbe con certezza. Era lo sguardo di una donna che rinuncia ad una vita per iniziarne un’altra temendo di essere inadeguata per il futuro, ma sicura di non poter più rivivere il passato. Il suo passato era ora lì davanti.

    Ma lui poteva solo intuire tutto questo… poteva vagamente averne sentore, mentre si lasciava andare ai suoi baci e sentiva crescere dentro il desiderio verso quella donna che poteva amare come tanto tempo prima. Era un piacere antico, segreto, indimenticabile e per questo subito riconosciuto. Arrivarono al letto sospinti dal vigore della passione, sussurrando parole note ad entrambi. I loro corpi si muovevano l’uno sull’altro… Luca sentiva non solo l’eccitazione del momento, ma anche la gioia del poter regalare se stesso senza alcuna titubanza; non si accorgeva che la passione nascondeva la presunzione… la presunzione di essere il solo in grado di poter rendere felice quel corpo che credeva stesse appassendo. Voleva parlare all’anima di lei attraverso i loro gemiti. Ad un certo punto incrociò il suo sguardo e vide ancora quell’ espressione malinconica. Lei lo scaldava non solo con il suo corpo… i suoi baci… ma anche con una tenerezza che aveva quasi dimenticato, con quegli occhi lucidi che il giovane non si spiegava. Michela spostò una mano di Luca dal suo seno, la fece scorrere sul collo, delicatamente, poi sul suo viso… la accarezzò… la baciò.

    I loro movimenti divennero più lenti…

    Quel ragazzo era tornato in pochi secondi inesperto e pauroso e solo per un attimo di smarrimento. Faceva l’amore con gli occhi chiusi e si lasciava completamente guidare da lei che ora gli stava sopra. Il tempo sembrava dilatarsi sempre più e tra un attimo e quello immediatamente successivo si poteva vivere una vita intera.

    La sentiva come vento caldo e gentile, che lo avvolgeva e lo trasportava attraverso paesaggi meravigliosi e sconosciuti e vedeva la linea dell’orizzonte sparire: cielo e terra si fondevano in un unico punto lontano. Poi la vedeva diventare mare… fiume… cascata (le immagini si susseguivano nella sua mente, senza un ordine preciso ) e si bagnava tra le onde accoglienti e calde e si perdeva tra di esse.

    Si svegliò all’improvviso e impiegò qualche secondo per realizzare dove fosse; il tepore delle morbide coperte color pastello lo invitava a rimanere e a vivere altri dolci sogni. Poi sentì dei rumori in cucina e allora si alzò per dare il buongiorno a Michela. Avevano poco tempo da passare ancora assieme e lo occuparono in discorsi leggeri, raccontando aneddoti divertenti e ironizzando sul loro futuro. Per tutto il tempo si tennero la mani, lasciando che le loro dita dialogassero e si promettessero incontri e avventure ignote. Non parlarono di quella notte.

    Era il momento di andare… questa volta davvero… senza ripensamenti. Si salutarono baciandosi sulle guance. In quei momenti, mentre le loro mani si lasciavano, in quei lunghi istanti, entrambi ripercorsero tutta la loro storia nel ricordo: i loro primi incontri, la prima notte assieme, la separazione, il nuovo incontro. In quei momenti entrambi si accorsero che le loro memorie stavano convergendo verso un unico passato: Michela sentì di poter capire l’ardore che il giovane provava quando la amava e cercava di immaginare la sensualità che poteva trasmettere a quel dolce compagno.

    Luca invece iniziava a intuire cosa nascondessero gli sguardi della donna… sentiva ora tutto l’affetto e la benevolenza che lei gli aveva fatto provare. Il calore di quel corpo e di quegli sguardi non erano solo il ringraziamento di una persona rassegnata a vivere, come prima aveva creduto , ma indicavano un gioioso e felice sentimento di devozione. Non era volontà di possesso, come la sua, ma tenerezza e desiderio di ritrovare se stessa in un ricordo idealizzato. Per certi versi lo stesso desiderio di Luca.

    Gli ultimi sguardi furono di comprensione reciproca, di compassione.

    Lei chiuse la porta… lui sentì che iniziava a piangere… e iniziò a correre giù per le scale del condominio, veloce, più veloce, in modo che il rumore dei suoi passi sui gradini coprisse in qualche modo i singhiozzi del pianto che ora sentiva nella mente.

    Quando fu in strada pensò a quella giovane ragazza che lo stava aspettando a casa: l’avrebbe accolto con quella sua giovialità surreale e gli avrebbe ricordato la donna che gli era rimasta accanto gli ultimi due giorni. Del resto erano così simili. Si chiedeva come mai non ne avesse parlato a Michela. Si chiedeva quali ricordi in realtà condividessero e in che misura e se davvero condividevano una stessa vita.

    Si scoprì piuttosto agitato quando si specchiò nella vetrina davanti alla quale era passato il giorno prima. La commessa si accorse di lui e, ricordandolo, lo salutò con un ampio sorriso; lui arrossì vistosamente, abbassò la testa e si incamminò verso casa, allungando il passo rispetto a prima.
    Ultima modifica di bioman; 7-10-2005 alle 01:44:29
    "Il debole parla dei pesi che innalza, il timido dei giganti che affronta, il povero del tesoro che maneggia..."





  2. #2
    C'thulhu fhtagn!
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    M'è piaciuto moltissimo come hai reso il senso di sconforto/rassegnazione di entrambi



  3. #3
    AttrattoreStrano
    Ospite
    Citazione bioman
    Mi piace l'idea che gli utenti del forum possano postare i loro racconti e così ho pensato di tirare fuori questa vecchia storiellina scritta qualche anno fa e ispiratami da una donna che avevo conosciuto. Se vi va di leggerla, sarei curioso di sentire qualche vostro commento .


    Incontro.

    Camminava con l’aria di un adolescente al suo primo appuntamento, con il fascino dell’incertezza che riempie la mente, ma al tempo stesso con la sicurezza di chi ha già vissuto una persona e l’ha amata profondamente. Era felicemente assorto nei suoi pensieri, con l’immagine di quella donna conosciuta anni prima. Da lei aveva ricevuto una sorta di iniziazione, non tanto sessuale, quanto piuttosto al piacere e all’estasi, al gioco del proibito. Era stata una relazione breve, nascosta agli occhi degli altri, eppure da quella storia si sentì cambiato e non di poco; gli sembrava di avere colto l’essenza e la maturità dell’io femminile e acquisì disinvoltura e fiducia in se stesso.

    Erano passati 5 anni e ora la stava per rivedere. Sentiva di essere emozionato come non lo era più da molto tempo. Si fermò davanti a una vetrina per controllarsi grazie a uno specchio che stava dall’altra parte. Una commessa lo vide e accennò a un saluto; lui rispose con un cenno della testa e un sorriso cordiale.

    Come fu breve la strada che lo portò davanti alla porta di lei! Bussò… attese qualche secondo… e finalmente la rivide. Non aveva dimenticato la sua bellezza e la luminosità del suo sorriso e davvero credette che non fosse passato tutto quel tempo, ritrovandola così come la ricordava.

    Fece uno scherzoso inchino… la donna lo prese per un braccio, con una risata che credevano viva solo nei loro ricordi, e lo trascinò dentro.

    Si abbracciarono con caldo affetto, si baciarono con tenerezza e poi si sedettero a chiacchierare. La donna Michela, aveva dieci anni più di lui; si erano conosciuti in una biblioteca civica, mentre lui cercava libri su Jirì Wolker; la donna, che lavorava lì, era rimasta affascinata da questo giovane che teneva un atteggiamento così composto, compassato, così estraneo al suo modo di fare. Lui, Luca, rimase colpito dalla giovialità surreale di questa signorina.

    Michela gli raccontò di quello che successe dopo, dei suoi viaggi, di quanto fossero stati importanti i momenti passati assieme e della persona che stava frequentando al momento: un rappresentante col quale si trovava bene e stavano iniziando a fare progetti di matrimonio.

    In un attimo il giovane si trovò confuso: da un lato si irritò (ma cercando di non darlo a vedere ) per il fatto che quella donna, che per lui era stata un monumento alla libertà e alla spensieratezza stesse ora per legare la sua vita ad un uomo (più vecchio per giunta… e su questo meditava, pensando a quale fosse stato il suo ruolo anni prima, a come si poteva confrontare col nuovo arrivato… su che piano… e se aveva il diritto a pensare a un paragone ). Gli sembrava di cogliere negli occhi di lei un velo di nostalgia, di chi si che il proprio tempo è finito e si abbandona alle trame occasionali che la vita tesse così spesso. Dall’altro lato balenò un guizzo di gelosia, certo ingiustificata.

    Lui le parlò dei suoi studi , della laurea a cui era arrivato dopo tanta fatica, dei tanti sogni abbandonati sul nascere e dei progetti incompiuti e rifletteva sulla disillusione che si viene a conoscere col passare degli anni, sulla eccessiva importanza che si dà a ciò che si capisce poi essere infinitamente piccolo e al fatto che questo ci distrae di continuo.

    In lei ammirava proprio l’ingenuità e l’innocenza di chi si scopre nuovo ogni giorno… la sincerità fanciullesca che sembra sparire del tutto quando rinunciamo ai nostri sogni per farci modellare dagli eventi. Lei lo ascoltava in silenzio, incuriosita e affascinata come tanto tempo prima, poi riprendeva i discorsi lasciati in sospeso.

    Quel giorno passò velocemente e la tristezza si presentò sulla soglia della porta, quando Luca si trovo a dirle addio: entrambi sapevano che non ci sarebbero stati altri incontri, perché a un certo punto le strade si dividono, altra gente entra a far parte della nostra vita ed è giusto che ci si faccia discretamente da parte, conservando gelosamente nel ricordo la forza e l’importanza dei singoli momenti. Una sorta di tacito accordo… senza volontà… senza un motivo etico… ma perché non è più tempo.

    In questo momento Luca vide negli sguardi di Michela quella malinconia che prima aveva scorto e la riconobbe con certezza. Era lo sguardo di una donna che rinuncia ad una vita per iniziarne un’altra temendo di essere inadeguata per il futuro, ma sicura di non poter più rivivere il passato. Il suo passato era ora lì davanti.

    Ma lui poteva solo intuire tutto questo… poteva vagamente averne sentore, mentre si lasciava andare ai suoi baci e sentiva crescere dentro il desiderio verso quella donna che poteva amare come tanto tempo prima. Era un piacere antico, segreto, indimenticabile e per questo subito riconosciuto. Arrivarono al letto sospinti dal vigore della passione, sussurrando parole note ad entrambi. I loro corpi si muovevano l’uno sull’altro… Luca sentiva non solo l’eccitazione del momento, ma anche la gioia del poter regalare se stesso senza alcuna titubanza; non si accorgeva che la passione nascondeva la presunzione… la presunzione di essere il solo in grado di poter rendere felice quel corpo che credeva stesse appassendo. Voleva parlare all’anima di lei attraverso i loro gemiti. Ad un certo punto incrociò il suo sguardo e vide ancora quell’ espressione malinconica. Lei lo scaldava non solo con il suo corpo… i suoi baci… ma anche con una tenerezza che aveva quasi dimenticato, con quegli occhi lucidi che il giovane non si spiegava. Michela spostò una mano di Luca dal suo seno, la fece scorrere sul collo, delicatamente, poi sul suo viso… la accarezzò… la baciò.

    I loro movimenti divennero più lenti…

    Quel ragazzo era tornato in pochi secondi inesperto e pauroso e solo per un attimo di smarrimento. Faceva l’amore con gli occhi chiusi e si lasciava completamente guidare da lei che ora gli stava sopra. Il tempo sembrava dilatarsi sempre più e tra un attimo e quello immediatamente successivo si poteva vivere una vita intera.

    La sentiva come vento caldo e gentile, che lo avvolgeva e lo trasportava attraverso paesaggi meravigliosi e sconosciuti e vedeva la linea dell’orizzonte sparire: cielo e terra si fondevano in un unico punto lontano. Poi la vedeva diventare mare… fiume… cascata (le immagini si susseguivano nella sua mente, senza un ordine preciso ) e si bagnava tra le onde accoglienti e calde e si perdeva tra di esse.

    Si svegliò all’improvviso e impiegò qualche secondo per realizzare dove fosse; il tepore delle morbide coperte color pastello lo invitava a rimanere e a vivere altri dolci sogni. Poi sentì dei rumori in cucina e allora si alzò per dare il buongiorno a Michela. Avevano poco tempo da passare ancora assieme e lo occuparono in discorsi leggeri, raccontando aneddoti divertenti e ironizzando sul loro futuro. Per tutto il tempo si tennero la mani, lasciando che le loro dita dialogassero e si promettessero incontri e avventure ignote. Non parlarono di quella notte.

    Era il momento di andare… questa volta davvero… senza ripensamenti. Si salutarono baciandosi sulle guance. In quei momenti, mentre le loro mani si lasciavano, in quei lunghi istanti, entrambi ripercorsero tutta la loro storia nel ricordo: i loro primi incontri, la prima notte assieme, la separazione, il nuovo incontro. In quei momenti entrambi si accorsero che le loro memorie stavano convergendo verso un unico passato: Michela sentì di poter capire l’ardore che il giovane provava quando la amava e cercava di immaginare la sensualità che poteva trasmettere a quel dolce compagno.

    Luca invece iniziava a intuire cosa nascondessero gli sguardi della donna… sentiva ora tutto l’affetto e la benevolenza che lei gli aveva fatto provare. Il calore di quel corpo e di quegli sguardi non erano solo il ringraziamento di una persona rassegnata a vivere, come prima aveva creduto , ma indicavano un gioioso e felice sentimento di devozione. Non era volontà di possesso, come la sua, ma tenerezza e desiderio di ritrovare se stessa in un ricordo idealizzato. Per certi versi lo stesso desiderio di Luca.

    Gli ultimi sguardi furono di comprensione reciproca, di compassione.

    Lei chiuse la porta… lui sentì che iniziava a piangere… e iniziò a correre giù per le scale del condominio, veloce, più veloce, in modo che il rumore dei suoi passi sui gradini coprisse in qualche modo i singhiozzi del pianto che ora sentiva nella mente.

    Quando fu in strada pensò a quella giovane ragazza che lo stava aspettando a casa: l’avrebbe accolto con quella sua giovialità surreale e gli avrebbe ricordato la donna che gli era rimasta accanto gli ultimi due giorni. Del resto erano così simili. Si chiedeva come mai non ne avesse parlato a Michela. Si chiedeva quali ricordi in realtà condividessero e in che misura e se davvero condividevano una stessa vita.

    Si scoprì piuttosto agitato quando si specchiò nella vetrina davanti alla quale era passato il giorno prima. La commessa si accorse di lui e, ricordandolo, lo salutò con un ampio sorriso; lui arrossì vistosamente, abbassò la testa e si incamminò verso casa, allungando il passo rispetto a prima.
    è superfluo dire che hai talento........ma te lo dico lo stesso.

  4. #4
    ҳ̸Ҳ̸ҳ Sokar ҳ̸Ҳ̸ҳ L'avatar di Jack-raz
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    un racconto mozzafiato, dopo anni ho ancora i brividi

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