Il presidente degli Stati Uniti George W. Bush ha ammesso che "sarà duro il lavoro" che attende le forze americane e il governo di Baghdad ma "l'obiettivo della missione è la vittoria". Bush lo ha detto parlando alla George Washington University, nella capitale americana, nel primo di una serie di interventi che mirano a infondere fiducia all'opinione pubblica americana sulla sempre più impopolare missione. "Vorrei dirvi che la battaglia è vinta ma non posso - ha aggiunto Bush - ci aspettano ancora caos e carneficine nei prossimi mesi, ma vinceremo".
"Occorrerà avere pazienza", ha continuato il presidente americano nell'attesa che "un governo libero emerga dal dibattito tra le forze politiche irachene". Bush è ottimista: quel governo arriverà, anche se i terroristi cercheranno di ripetere attentati come quello contro la moschea sciita di Samarra "per cercare di provocare una guerra civile". Lo fanno "perch‚ non sono all'altezza di affrontare direttamente il nuovo esercito iracheno". Ma "le immagini di violenza e disperazione" non "faranno saltare i nervi alle forze americane". Bush ha ribadito la formula già indicata in passato: il ritiro delle truppe americane non sarà vincolato a un "calendario artificiale" ma piuttosto una risposta delle esigenze sul campo. "Quando l'esercito iracheno sarà in grado di garantire la sicurezza nel paese - ha detto - noi ci potremo ritirare. Non ci fermeremo fino a quando il nemico non sarà sconfitto".
Come era successo a novembre con il primo ciclo di comizi sulla "strategia per la vittoria in Iraq", non è solo la situazione sul campo a sollecitare le campagne mediatiche della Casa Bianca ma anche le nubi nerissime all'orizzonte "captate" dai sondaggi di opinione. E' dopo tutto un anno elettorale e la salda maggioranza repubblicana alla Camera, al Senato e nella sfida dei governatori potrebbe sgretolarsi il novembre prossimo, per la prima volta dai tempi di Bill Clinton. Solo quattro americani su dieci, il 38 per cento, appoggiano la gestione di Bush della guerra in Iraq, secondo un sondaggio Ap-Ipsos reso noto la settimana scorsa. Un altro sondaggio, diffuso in settimana da Cbs News dava il presidente più che mai in crisi di popolarità, con appena il 34 per cento di americani dalla sua parte e il 60 per cento di scontenti, numeri paragonabili con quelli di Richard Nixon, nel pieno della bufera Watergate.