Nel bar allo scoglio un vecchio pirata (saggio) col suo bicchiere in mano guardava verso l'orizzonte... inutile chiedersi il motivo per cui fosse lì, inutile pensare perchè fosse lì; l'importante è che ci fosse.
Verso lo scoccare delle una di notte del campanile del porto un giocatore di dadi semi-ubriaco si avvicinò al capitano ormai anziano, disse qualche parola senza senso e poi cadde mettendosi a russare rumorosamente.
Il pirata, di nome Jurambalco, sorrise e parlò al povero ubriaco che dormiva a bocconi per terra.
Jurambalco riferendosi prima al corpo ai suoi piedi e poi ad alcuni suoi compari: Tsk... il solito giovinastro... come si chiama?
Compari semi-ubriaco: E' un certo Piero... noi lo chiamiamo affettusamente Pierpazzo...
Il pirata si prese il ragazzotto ubriaco sotto ad un ascella e se lo portò fuori come un sacco di patate...
Jurambalco: Pierpazzo, benvenuto nella mia ciurma.
PS: Non sto qua a raccontare tutta la storia che mi è venuta in mente... sappiate che la storia narra un'avventura di pirati in cui, trovando un tesoro misterioso (il santo Graal?) i nostri eroi si ritrovano a combattere contro degli angeli e forse contro lo stesso Dio. Fra gli Angeli logicamente risiederebbe anche l'angelo della morte.
I dadi possono essere interpretati come un gioco... onestamente preferirei ai dadi degli scacchi ove il capitano ogni tanto si mette a giocare mentre pensa al triste futuro che lo aspetta.
Il potente mortale può essere semplicemente l'eroe di turno.