Un mio pensiero.
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Discussione: Un mio pensiero.

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  1. #1
    Utente L'avatar di Luscio
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    Un mio pensiero.

    Il progresso.


    Da quando l’homo sapiens ha mosso i primi, fieri passi su due piedi ne è passato ormai di tempo. Gli anni sembrano essere corsi, visti oggi, su un libro di storia. Voltandosi e immaginando il passato non vedremmo altro che una serie di date, punti di riferimento. C’è chi ne vedrebbe di più o chi meno, fatto sta che corrisponderebbero comunque a guerre, scoperte scientifiche, religiose, grandi riforme. Tutti eventi che consideriamo fondamentali e alla base dei cambiamenti nei nostri modi di vivere. In realtà credo sia necessario stabilire delle grosse distinzioni rispetto al consueto modo di vedere la storia. Credo fermamente che la scienza e la filosofia siano la linea separatrice di due grandi ere. Inizialmente, quando hanno visto l’alba e il tramonto alcune tra le più grandi civiltà antiche come quella Egiziana, Babilonese, Sumera e Assira – per citarne alcune – i nostri antenati non cercavano di superare determinati limiti. L’uomo non possedeva ancora gli strumenti necessari a sfidare i vari Dei, quindi si atteneva a munirsi di fede e credere ciecamente a ciò che i sacerdoti professavano e convogliavano i propri pensieri verso diverse attività. Passavano la vita impegnandosi in tutt’altre mansioni, proiettando i loro sforzi mentali per diversi scopi. Poi, una manciata di secoli prima della nascita di Cristo, nacque la Filosofia in Grecia. Nacque una nuova concezione della scienza che iniziò rapidamente a nutrirsi di implicazioni logiche. Nacque il rigore scientifico, una sorta di primo metodo di ricerca che caratterizzò, fino ad oggi, la fisica, la matematica e quant’altro. Fu così che iniziò una ricerca incessante di migliorarsi, di superare i propri limiti e taluni arrivarono a negare, forse per la prima volta dalla nascita dell’uomo, potendo provare solo una piccola parte di quel che vedevano, l’esistenza di Dio. Bastò comprendere un piccolo granello di sabbia nel deserto della conoscenza per ritenere di non aver più bisogno di un’entità suprema e creatrice, alla quale prostrarsi. Ancora più rapidamente trascorse il tempo fino ad arrivare alla fine, definitiva, dell’egemonia di Roma in occidente che comportò quelli che alcuni definirono l’inizio di un involuzione: il medioevo. Circa mille anni, a loro volta suddivisi in due periodi, in cui l’uomo occupò una posizione completamente diversa all’interno del cosmo. L’uomo divenne un suddito della religione e di se stesso e sembrava non volesse far altro che vivere cercando di emulare le sofferenze di Cristo. Che l’abbiano voluto o no, tanti sono morti in nome di Dio, tanti hanno perso la vita in modo assai stupido dal nostro punto di vista. Qualcuno dominava, incaricato dal Signore e tutti gli altri, pregavano. E la scienza? Non serviva. L’uomo non doveva troppo ampliare il proprio bagaglio culturale, in quanto il demonio sibila idee di presunzione ed arroganza nelle idee di coloro che ritengono di sapere, fino a portarli a corrompere le loro stesse anime, fino a fargli meritare la dannazione eterna. Ma l’età buia finì e a seguirla fu la rinascita, il grande Rinascimento. La scintilla scatenante del processo di cui le nostre società sono figlie fu l’Umanesimo. Rappresentò un lungo ponte che, scartando il millennio appena trascorso, collegava i dotti del 1400 ai grandi artisti, scrittori, politici e uomini del passato; presi come modello quasi a priori. Si riscoprì la dignità intrinseca dell’umanità. Si rivalutò la figura umana, che sembrò improvvisamente risvegliarsi da un lungo sonno. L’arte rifiorì; le sculture, quadri, affreschi, architetture e tutto ciò che potesse stupire e affascinare andò a riempire le corti dei più ricchi dell’epoca e rapidamente anche le discipline scientifiche ripresero la loro corsa. Fino ad arrivare ai giorni nostri.
    M’è sembrato opportuno fare questo grande salto temporale, passando dai tempi di Da Vinci ai giorni delle esplorazioni planetarie in quanto, da quell’epoca in poi, tutto ciò che accadde fu ed è ancora una semplice conseguenza della crescente brama di denaro che se prima caratterizzava pochi elitari, a discapito di un’Europa immersa nella povertà e flagellata da ogni male, dopo i discorsi di Erasmo da Rotterdam, dopo la laicizzazione e diffusione (pur se modesta) della cultura sembrò interessare nuovi ceti emergenti, nuovi enormi gruppi di persone affamati di potere. Qual è, in realtà, il grande motore di noi esseri umani?
    Il progresso, visto oggi, di fronte ad una televisione, sembra rendere l’uomo invincibile. Ma, in fondo, cos’è un computer? Il grande dispositivo del secolo è un ammasso di plastica e metalli vari che ci proietta delle informazioni assemblando in tempo reale piccole lucine (pixel) su uno schermo; possiamo interagirvi tramite semplici strumenti che sono il mouse e la tastiera. Cosa ha fatto la medicina, ad esempio? Ci stupiamo per ogni piccolo ritocco delle tante teorie esistenti su ogni brandello di carne, ma nulla potrebbe negare che il corpo altro non è che una grande macchina, complessa e articolata, ma pur sempre una macchina. Il denaro che spendiamo noi in qualche mese per cercare di ridurre di pochi micron le dimensioni di un processore salverebbe la vita di centinaia di migliaia di piccole vite a qualche ora d’aereo da noi (Africa o Asia); eppure l’investimento in queste apparecchiature conviene a coloro che lo operano, quindi per questo ha motivo di esistere, a discapito del grande paradosso appena enunciato. E, infine, al di là dei tanti discorsi sulle differenze tra un occidente capitalista e il terzo mondo, cosa ci ha dato il progresso? L’evoluzione nelle scienze non fa altro che metterci a disposizione nuove potenzialità ma come le utilizziamo? Viviamo cercando di migliorare e aumentare i nostri mezzi, pur non riuscendo ad utilizzare i più piccoli e basilari che la vita ci mette a disposizione. Tramite internet, il terzo grande metodo di comunicazione che la storia abbia visto, chiunque potrebbe avere una cultura più ampia e completa di buona parte dei grandi personaggi del passato, da Aristotele a Da Vinci. Essi hanno conosciuto due grandi limiti all’incremento delle proprie conoscenze: la reperibilità e il costo delle scritture; testi inaccessibili fino a pochi secoli fa. Eppure sembra che “l’ignoranza media” sia comunque disarmante, pur disponendo quasi tutti di una connessione ad internet.
    In sostanza mi chiedo, per l’ennesima volta, se sia giusto utilizzare in tal modo le proprie menti. Se l’uomo sia caratterizzato, a questo punto, da limiti invalicabili quali l’ignoranza, l’egoismo e, celata dietro le nostre maggiorate capacità intellettive rispetto agli altri animali, una stupidità profondamente radicata in noi che ci induce a cancellare il concetto di collettività ragionando solo ed esclusivamente in funzione del proprio individuo, portandoci ad essere disposti a distruggere tutto ciò che ci circonda, pur di accrescere qualche nostro patrimonio, senza rendersi conto che poi l’unico vero patrimonio è solo quel che ci circonda.


    Cosa ne pensate? E' un mio articolo che potrebbe regalare molti spunti di riflessione. Cosa se ne evince, a vostro parere? Grazie
    Ho scelto di non scegliere la vita.
    Ho scelto il rock N' Roll.

    Entra anche tu nel Castello di Sabbia.
    Il castello di sabbia è il luogo dove ripongo alcune delle mie idee, nonché stanza di discussioni. Se intendi concedermi qualche minuto leggendo un mio articolo sei il benvenuto

  2. #2
    .R.A.D.A.R.
    Ospite
    Secondo me hai dimenticato le scoperte più importanti: IL FUOCO E LA RUOTA che hanno dato il "LA" alle successive...

  3. #3
    Utente L'avatar di Luscio
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    Citazione .R.A.D.A.R.
    Secondo me hai dimenticato le scoperte più importanti: IL FUOCO E LA RUOTA che hanno dato il "LA" alle successive...
    Il fuoco è a cavallo tra la preistoria e la storia e per citarlo avrei dovuto fare un salto troppo indietro.
    La ruota, ad esempio, non è mai stata scoperta dagli amerinidi che a discapito di ciò erano molto più avanzati delle società occidentali sotto più aspetti.
    Ho scelto di non scegliere la vita.
    Ho scelto il rock N' Roll.

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