Il mio primo lavoro. Se non avessi mai scritto "Luna storta", tutte le successive cazzate che ho postato qui in dailyrando (e che posterò, visto che all'appello mancano più di una ventina di racconti) non sarebbero mai esistite.
Sono sempre stato indeciso se postarlo o meno per una battuta cattivella che magari qualcuno non potrebbe gradire. In quel caso la toglierò subito. Bando alle bande larghe malate di AIDSL. Cominciamo
LUNA STORTA
Mi sono alzato con la luna storta, oggi. Piena, tra l’altro.
Ho aperto le finestre. Mi hanno dato errore di sistema.
Ho delle borse sotto gli occhi impressionanti. Me le hanno rubate.
Davanti a me il letto ancora non fatto. La prima canna è prevista per le 9.00.
Esco dalla camera a tutto gas. Mi sento un pochino ebreo.
Ho raggiunto il cesso. L’ho denigrato e gli ho comandato di uscire da casa mia.
Alzo l’asse. Forse lo faccio perchè ho la luna storta. Piena, tra l’altro.
Mi libero dolcemente dei miei liquidi. Dannate bollette.
Tiro la catena. Brutta la vita da carcerati.
Arranco fino al lavandino per lavarmi le mani. Lo sta già facendo Ponzio Pilato.
Aspetto diligentemente il mio turno.
Mi guardo allo specchio. Voglio fare ginnastica. Mi fletto. Poi rifletto. Poi mi rifletto.
Rompo lo specchio. Per i prossimi sette anni sono già a posto.
Torno in camera per vestirmi.
Ho voglia di giocare in borsa. Me l’hanno rubata.
Ho voglia di giocare lo stesso. Mi vesto. Poi investo.
Ci vuole una bella colazione. Per ricaricare le batterie. Ma prima ci vuole una bella colazione.
Accendo la televisione. Per staccare la spina. La televisione non va più.
Mi è caduto un po’ di latte caldo sulla gamba. Non è un problema intero. E’ solo parzialmente scremato.
Oggi mi va tutto storto. Sarà la luna storta. Piena tra l’altro.
Torno in bagno. E ‘occupato. E’ in corso una riunione di gabinetto.
Mangio una merendina per stemperare l’attesa. Si è rotta la mina.
La merendina è più dura del solito, oggi. E’ la sorpresa in omaggio.
Il bagno ora è libero. Ha pagato la cauzione.
Devo lavarmi i denti. Ho il molare a terra.
Comincio a spazzolare. L’acqua intanto scorre. Che spreco.
Faccio qualche gargarismo con il colluttorio. L’acqua intanto scorre. Che spreco.
Poso lo spazzolino. Poso il colluttorio. Poso per una rivista. Intanto l’acqua scorre. Che spreco.
Esco dal bagno dopo essermi asciugato la bocca con l’asciugamano. Adoro i paradossi.
L’acqua intanto scorre...Quasi quasi la lascio aperta per risparmiarmi la fatica di chiuderla ora e di riaprirla domattina.
Sono ancora in calze.
Mi precipito a prendere le scarpe in sgabuzzino. Appena dopo il burrone.
Calzo le scarpe, anche se prima non ho scarpato le calze.
Mentre me le allaccio si rompono le strinche. Si sono sfaldate anche ai lati. La suola è logora. A tratti bucata. Le mie scarpe ormai sono morte. Di overdose.
Ho i capelli arruffati. Non ho voglia di pettinarli. Accetto il compromesso col cappello.
Il pettine minaccia di denunciarmi. Ha un diavolo per capello. Lo lascio sfogare. Poi lo saluto togliendomi il cappello.
E’ ora di uscire. Snobbo la porta di casa.
Punto sul balcone. La roulette è rotta. Ho voglia di puntare lo stesso.
Sono al quinto piano. I quattro precedenti sono falliti.
Mi butto giù. Sto cadendo.
Fa freschino oggi. Era meglio se mi mettevo il cappotto.
In questo mare di pensieri, una sola cosa è certa:
Domani non mi sveglierò con la luna storta. Piena, tra l’altro.