«Con la Panda ho preso un abbaglio... è stato un errore colossale, memorabile...
Quella miserabile non ce l'aveva affatto la garanzia, e per questo sembrava ne abbisognasse: era posseduta soltanto da un'inestinguibile sete di guasti, del continuo andare e tornare dal meccanico, senza altro scopo che l'onere di per sè stesso... »
Parecchie volte ho avuto modo, andando in giro, di vedere un auto particolare. Quest'auto consiste in un macinino in grado di perdere pezzi per strada senza alcuno motivo. Va avanti e perde pezzi. Del tutto impermeabile al fatto che si trovi in una collina a 45° di pendenza del suolo, perde pure i freni. Dopo 12 volte che la porti dal meccanico nulla e reale tutto è sfuocato, soprattutto il proprio conto in banca che ormai pare sempre più simile al vuoto cosmico. Più la osservi e più pensi quanto sia mirabile la sua perseveranza.
Panda non ha scopo, no di certo. Non sorride, non saluta, non mangia nè bacia e tantomeno funziona, non c'è un posto formale per lei tra le auto eppure ha trovato una ragione di vivere ha capito che, perlomeno, può far felice il conto in banca dell'officina "Da Mario".
Panda è un macinino e gongola per questo. Un macinino che, però, si badi bene, non porta rabbia e voglia di rivalsa, ma quieta e sobria disperazione, fatale rassegnazione rispetto a un destino avverso, ma ugualmente accettato, quasi con dolcezza e voluttà.
E' secondo voi possibile, accantonata ogni speranza di buon funzionamento, accantonato ogni proposito di quieto utilizzo, che una carriola simile tenti comunque di partire. Senza scopo, senza fine.
Assaporare ogni attimo di funzionamento di per se stesso. Per quel che è, per quel che
non è. E' possibile più compiutamente essere felice del nulla (che è anche il tempo di funzionamento medio di questa macchina)? Fino a gongolarsi, come la Panda, della propria nullità funzionale?