Gazzetta: Revisori consigliano:
"I Sensi vendano la Roma"
"Bisogna vendere, il tempo sta scadendo ormai". Dopo Unicredit, ora anche la Pricewaterhouse lo chiede ai Sensi. La società di revisione, che ha fissato un altro incontro con la famiglia per lunedì o martedì, è alle prese con il bilancio 2007 di Compagnia Italpetroli, la holding (e controllante della Roma) ancora gravata di 367,9 milioni di debiti (dei quali 343,2 con le banche). Rispetto allo scorso anno, quando i revisori non furono in grado di certificare il bilancio 2006, il rischio ora è un replay o, peggio, che alla Italpetroli venga chiesto di liquidare tutto. Non solo per l'entità del debito, che in tre anni è stato tuttavia dimezzato. Piuttosto, la Priceweaterhouse non ha ancora avuto dai Sensi le risposte che attende da luglio scorso: l'individuazione di dismissioni significative per garantire la continuità aziendale e la firma di un nuovo piano industriale (dopo la bocciatura di quello del 2006) con Unicredit, che ha ereditato da Capitalia il 49% di Italpetroli. Come evitare il peggio? Ai Sensi si chiede ancora di vendere, ma stavolta gli asset strategici (che Banca Finnat ha il mandato di individuare). Se si eccettuano una proprietà di Toscana e il polo di Gioia Tauro (bloccato da anni), gli asset rimasti sono i depositi di Civitavecchia (per i quali sarebbe già stato fatto un sondaggio), i terreni di Torrevecchia (monetizzabili però non prima del 2009) e la Roma. I revisori consigliano di vendere il club, la famiglia per la prima volta ci starebbe pensando. Il tempo stringe, entro il 31 marzo Rosella Sensi (ancora indecisa se candidarsi con il Pd di Veltroni) avrà già convocato il Cda della Roma per l'approvazione dei conti 2007 ed entro il 30 aprile l'assemblea degli azionisti, ai quali, se la situazione non migliorerà, comunicherà che la controllante Italpetroli rischia di essere liquidata. A quel punto, per evitare il peggio, Unicredit potrebbe esercitare l'opzione sul 2% diventandone l'azionista di maggioranza. L'assemblea dei soci potrebbe anche essere il momento per un'altra comunicazione: la disponibilità a vendere la Roma, sempre che nel frattempo sia arrivata un'offerta, magari dagli Stati Uniti. (La Gazzetta dello Sport)