Assurbanipal
fondamentalmente la conoscenza è questa, l'episteme.
qualcosa che ci proviente dianoeticamente dai sensi, viene elaborata noeticamente dall'intelletto in una forma astratta (universale) e dunque adeguata alle cose.
adaequatio rei et intellectus, diceva l'aquinate.
ovviamente tale conoscenza non sarebbe certa se l'intelletto non fosse in qualche modo "accertato" affrancato dal divino.
alternativamente, in una prospettiva, dunque, relativista, nessun dio affrancherebbe, certificherebbe tale adaequatio, lasciandoci soli nel nostro gnoseocosmo.
personalmente, epistemologice, non esiste certezza; il principio d'indeterminazione di heisenberg ci insegna come il misurare (e quindi il giudicare, ultimativamente, il conoscere) sia un perturbare.
dunque, la certezza, per così dire, matematica è impossibile.
dunque, quale sorte?
quale modo per non rimanere chiusi nel mutismo dell'epochè?
come risolvere il quotidiano alla luce della acatalèpsia propria dell'essere umano?
il pithanon, ciò che è probabile.
ma, ovviamente, questo è il primo masso verso la dittatura della maggioranza.