Scontri in Cina, strage di piazza
Almeno 140 i morti e 816 i feriti
E' pesantissimo il bilancio delle proteste scatenate dalla minoranza etnica uighura musulmana nello Xinjiang, in Cina occidentale: negli scontri sono morte 140 persone e 816 sono rimaste ferite; centinaia gli arresti. Gli incidenti sono stati innescati da una manifestazione di protesta per l'assassinio di due uighuri avvenuto il 26 giugno nel Sud della Cina in scontri tra operai cinesi e uighuri.
I dirigenti del partito comunista cinese, hanno indicanto alla stampa locale che si č trattato di una rivolta di grandi proporzioni. Le fonti hanno aggiunto che il bilancio delle vittime potrebbe ancora crescere.
Gli stessi gruppi di esuli uighuri, che hanno contatti con la popolazione del Xinjiang, hanno denunciato la repressione, affermando che la polizia cinese aveva aperto il fuoco su una manifestazione "pacifica", ma si sono finora limitati a parlare di un "numero imprecisato" di vittime.
Nei suoi primi dispacci, l'agenzia Nuova Cina non precisa l'etnia delle vittime tra le quali, aveva affermato in precedenza, ci sarebbe almeno un agente della Polizia armata del popolo (Pap), il corpo paramilitare addetto al controllo dell'ordine pubblico.
Gli incidenti sono stati innescati da una manifestazione di protesta per l'assassinio di due uighuri avvenuto il 26 giugno nel sud della Cina in scontri tra operai cinesi e uighuri nei quali due giovani della minoranza musulmana sono rimasti uccisi.
Urumqi, una cittą di 2,3 milioni di abitanti, tremila chilometri a nordovest di Pechino, č la capitale della Regione Autonoma del Xinjiang. Gli uighuri, turcofoni e di religione musulmana, sono gli abitanti originari della regione, che chiamano Est Turkestan. Attualmente gli uighuri rappresentano circa la metą dei 20 milioni di abitanti del Xinjiang, in gran parte immigrati da altre zone della Cina.
Internet bloccato dopo la rivolta
La censura stringe le maglie sullo Xinjiang. Il giorno dopo le proteste dell'etnia musulmana uighura, gli utenti di Internet a Urumqi, la cittą nel nord della Cina, teatro delle violenze, non sono riusciti a collegarsi alla rete. "Non posso connettermi online", ha spiegato il proprietario di un negozio di telefoni cellulari. "Qui non c'č internet, anche i miei amici mi hanno detto di non poter accedere alla rete". La notizia dell'interruzione č stata diffusa anche dai social network come Twitter e i suoi concorrenti cinesi.