PECHINO - Almeno 140 persone sono morte e più di 800 sono rimaste ferite ieri in violenze a sfondo etnico che si sono verificate ad Urumqi, la capitale della Regione Autonoma del Xinjiang, nel nordovest della Cina. Le autorità cinesi non hanno specificato di quale etnia siano le vittime e hanno comunicato di aver arrestato centinaia di persone tra cui dieci degli "istigatori" della rivolta.
Altre novanta persone considerate i "cervelli" dei disordini sono ricercate, secondo l'agenzia ufficiale Nuova Cina. I disordini sono stati innescati da una manifestazione di protesta alla quale hanno preso parte alcune migliaia di uighuri, la minoranza etnica musulmana originaria del Xinjiang. I manifestanti protestavano contro l'assassino, avvenuto nel sud della Cina alla fine di giugno, di due giovani uighuri nel corso di scontri a sfondo etnico con gli operai cinesi di una fabbrica di giocattoli.
L'agenzia semiufficiale China News Service afferma che tra le 20 e le 22 locali di ieri sera "circa 700" uighuri si sono abbandonati alla violenza bruciando veicoli, erigendo barricate e attaccando negozi e abitazioni di "cittadini innocenti", probabilmente immigrati cinesi. La Cina ha accusato la dissidente uighura Rebiya Kadeer, che vive in esilio negli Usa, di aver organizzato la violenza con lo scopo di promuovere la secessione del Xinjiang dalla Cina. La Kadeer, con un comunicato inviato ad alcuni mezzi d'informazione stranieri in Cina, ha respinto le accuse ed ha a sua volta accusato Pechino di non aver condotto un'inchiesta credibile sull'assassinio dei due giovani uighuri nel sud. Se questa fosse stata fatta, prosegue la dissidente, "quest'incidente sarebbe stato evitato". Le forze di sicurezza, sempre secondo il China News Service, hanno ripreso in controllo della situazione all'alba di oggi. Residenti di Urumqi raggiunti per telefono da Pechino affermano che in città "é come se fosse stata dichiarata la legge marziale". Il capo della polizia regionale, Liu Yaohua, ha affermato che i suoi uomini hanno "rafforzato la vigilanza nel centro di Urumqi e in alcuni luoghi chiave come le centrali energetiche e le stazioni della televisione". Urumqi ha 2,3 milioni di abitanti, in gran parte immigrati da altre regioni della Cina. Gli uighuri, turcofoni e di religione musulmana, sono gli abitanti originari della regione, che chiamano Est Turkestan. Oggi gli uighuri rappresentano circa la metà dei 20 milioni di abitanti della regione, in gran parte immigrati da altre zone della Cina.
fonte: ANSA.it
Trovo ci sia poco da discutere, non è la prima o la peggiore dimostrazione violenta del regime cinese, ciò che incuriosisce è vedere se al G8 i "grandi" della Terra faranno qualche accenno al caro Jintao, o se come sempre vincerà l'interesse economico.
A voi.