Perdersi sicuramente qualcosa
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Visualizzazione risultati da 1 a 13 di 13

Discussione: Perdersi sicuramente qualcosa

Cambio titolo
  1. #1
    Enixa
    Ospite

    Perdersi sicuramente qualcosa

    Steso sul dolce declivio di una collina, al tramonto: in bocca un filo di erba, americano, virile, deus ex (sive) machina non gravato dagli esiti della sua prestazione. Questo almeno nelle fughe pindariche di quella notturna prigionia delle lenzuola. Avvinto, costretto alle coperte, ma mi sentivo pienamente libero perché seguivo la necessità. In un certo senso, mi dicevo, non si può scegliere di non essere liberi: di conseguenza, non si può scegliere, perché altrimenti si potrebbe scegliere di rinunciare a qualsiasi forma di libertà. Sono sempre stato contrario alla libertà, perché l'uomo libero, se fosse possibile essere liberi, non potrebbe fare a meno di riconoscere un valore ed un peso ad ogni sua azione, votandosi così alla responsabilità che è di per sé una limitazione liberticida.
    Mi odiavo. Odiavo il mio modo così tremendamente retorico di descrivere e di forzare le descrizioni, odiavo la mia incapacità di inserire coordinate e subordinate nel momento e nel luogo che ritenessi più opportuno, e via di cancellazione, poi scrivere ancora nauseato, senza balugini ispiratrici, senza idee. Un vuoto pneumatico con due cosce elefantine, ributtante della persona e della personalità.
    Il suicidio si addice alle persone importanti, alle persone libere, che poi non esistono e anche se esistessero non sarebbero libere o non sarebbero vive. Scontato, quindi, che non avessi mai neanche lontanamente pensato al suicidio, ritenendolo, con un certo orgoglio proposizionale, un escamotage letterario o la più degna conclusione delle sostanze pregne di significato. Cosa che io non ero, non potevo essere e non potevo volere essere.
    Mi sentivo sottomesso anche alle mie funzioni corporali, non perché mi forzassero a compiere certe azioni, ma perché loro erano indubitabilmente più necessarie della mia percezione. Ero il custode sociopatico di un complesso industriale deserto e gestito da quel rigore insopportabile ed infallibile delle macchine: solo, inutile e potenzialmente dannoso per il funzionamento complessivo (ai fatti, l'unico con la libera facoltà di manomettere la produzione fordistica di chissà cosa, ma in un certo senso anche l'unico a percepirlo come un divieto: una inutile complessità del determinismo, o finalismo cieco).
    Mentre scrivevo all'imperfetto, in quel modo orrendo e abusato in tutte le traduzioni italiane dei vari Sandro Perini e Floro Flores, provavo la distinta, gelida e deludente sensazione di sprecare del tempo non prezioso in una occupazione non preziosa che avrebbe prodotto dati non preziosi. Valeva la pena perdere del tempo, ma non se l'atto della perdita andava a rappresentare, in un curioso circolo vizioso, una delle poche modalità di impiego delle risorse. Se fossi stato importante o se avessi voluto aggiungere epicità ad un lavoro francamente privo di finalità immediate, avrei usato da qualche parte l'espressione "non c'era via di uscita".
    Non me la sarei sentita per niente al mondo: non c'era via di uscita, sì, ma perché non ero mai entrato da nessuna parte. Immaginavo, sempre nella grottesca ricerca di una posizione idonea al sonno, di essere il paladino medievale degli esclusi: del terzo escluso, in particolare. In un altro mondo, sicuramente non il migliore dei possibili, sarei stato certamente un sovrano importantissimo, di quelli che prendono decisioni salomoniche e che passano agli annales come emblemi di saggezza e particolari discontinuità nella piattezza equorea dell' humana ratio: una di quelle increspature che ricevono incensamenti stratificati nel dispiegarsi della storia, fino a diventare proverbiali e quindi leggendarie e quindi inesistenti per i contemporanei. Ecco: una volta nel mondo dei migliori, sarei sicuramente apparso in sogno ad un mio discendente, o forse avrei prodotto un lungometraggio in cui la mia vita fosse stata affiancata a quella di un contemporaneo protagonista, ma poi faceva caldo e, con un certo fastidio, rimuovevo le lenzuola.
    Ero sicuro di avere incrociato uno sguardo di una persona importante, una volta. Ne ero certissimo, perché me lo aveva assicurato il bagliore languido dei suoi occhi. A confermarlo, poi, il pallore e l'indifferenza quotidiana, quel suo partecipare di ogni cosa EPPURE contemporaneamente esserne estranea, come l'alieno più furbo. Non sarei stato in grado di trovare NEANCHE UNA situazione perfettissima per quella persona, un suo ideale declivio collinare con tanto di suzioni boccali dal vago sapore di campagna americana (o piscio di segugi toscani, a piacimento). Quante notti nel bollore delle premure familiari, ma perdevo sicuramente qualcosa. Anche solo il respiro della persona importante: sì, anche il suo respiro, valorizzato dal silenzio ossequioso della notte, non sarebbe stato adatto alla sua stanza. Perderselo! Che roba!
    Ultima modifica di Enixa; 16-07-2009 alle 02:59:32

  2. #2
    2 Kilometri di Post, GTFO.

  3. #3
    Enixa
    Ospite
    Sì, ma ora vado a letto. Mi fa male il collo, sto odiando ogni singola goccia di sudore che il mio corpo CONTINUA IMPERTERRITO A PRODURRE, ma non perché faccia caldo o perché mi dia fastidio la mia sudorazione abbondante e ingiustificata, ma perché ho bisogno di un capro espiatorio. Sudorazione abbondante. Le persone che incontro per strada non hanno problemi simili. Sono un appestato ed in questo momento sto esibendo il mio marchio senza alcun briciolo di stile. Ah, rivoltante! Ah, Balaclava!

  4. #4
    Bannato
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    03-09
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    Pordenone Big City
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  5. #5
    Utente L'avatar di Gabry_World
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    Siè figurati se a quest'ora posso leggermi quel papiro -.-


  6. #6
    Trust is a weakness
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    6.700
    Citazione Enixa Visualizza Messaggio
    Sì, ma ora vado a letto. Mi fa male il collo, sto odiando ogni singola goccia di sudore che il mio corpo CONTINUA IMPERTERRITO A PRODURRE, ma non perché faccia caldo o perché mi dia fastidio la mia sudorazione abbondante e ingiustificata, ma perché ho bisogno di un capro espiatorio. Sudorazione abbondante. Le persone che incontro per strada non hanno problemi simili. Sono un appestato ed in questo momento sto esibendo il mio marchio senza alcun briciolo di stile. Ah, rivoltante! Ah, Balaclava!
    Consolati, anch'io soffro di sudorazione abbondante. Giusto ieri su un autobus una tipa mi ha toccato per sbaglio il collo e si è dovuta pulire la mano su un fazzoletto.
    All I ever wanted / All I ever needed / Is here in my arms / Words are very / unnecessary / They can only do harm. / Enjoy the silence


  7. #7
    breaker_no_stop
    Ospite

  8. #8
    Enixa
    Ospite
    Devo considerarlo un premio di consolazione? Ti confesso di non essere per niente sensibile al "fascino" femminile, ci vuole ben altro per sedurmi...

  9. #9
    slaifer
    Ospite

  10. #10
    breaker_no_stop
    Ospite
    Citazione Enixa Visualizza Messaggio
    Devo considerarlo un premio di consolazione? Ti confesso di non essere per niente sensibile al "fascino" femminile, ci vuole ben altro per sedurmi...
    Non era per te,tranquillo.

  11. #11
    Enixa
    Ospite
    You must be my older brother back from the great war

  12. #12
    slaifer
    Ospite
    Riassunto ftw

  13. #13
    breaker_no_stop
    Ospite
    Citazione Enixa Visualizza Messaggio
    You must be my older brother back from the great war
    Non vedo perchè "dovrei".

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