Anagrafe [Schede Personaggi] - Iscrizione al GDR - Pag 8
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Discussione: Anagrafe [Schede Personaggi] - Iscrizione al GDR

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  1. #106
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    vamp 69

    mi sa che non hai mai giocato a d&d caro mio leggiti il nuovo libro del personaggio!
    La prussia è ispirata a D&D ma parecchie regole sono differenti.
    leggi qui:http://forum.gamesradar.it/showthrea...threadid=80307

  2. #107
    Già è tanto se mi vedi.. L'avatar di Apo Destroys World
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    [COLOR=darkred]nome: Luu Wilildrikin
    razza: umano
    classe: barbaro
    allineamento: caotico neutrale
    livello: 1
    arma: martello da guerra
    armatura: completa
    background: Proviene dal Nord della Prussia, figlio del fabbro del suo paesino, persona stimata e rispettata da tutti. Scelse una strada più estrema rispetto a quella del semplice guerriero e decise di non entrare nell'esercito del suo villaggio. Diventò un barbaro e, insieme ad alcuni compagni, si dedicò ad una vita nomade, devastando e saccheggiando i villaggi rivali.
    Visse così per alcuni anni e venne temuto nella sua regione ma un giorno lui ed i suoi amici furono vittima di una tremenda imboscata: una ventina di uomini a cavallo li circondarono e fecero a pezzi le sue difese, uccidendo gran parte dei suoi uomini, egli riuscì a scappare nella foresta ma rimase tremendamente sconvolto dalla sconfitta ed amareggiato per la perdita di tanti compagni. Decise quindi di calmare il suo impeto barbarico e di allontanarsi da quelle terre dove i paesi rivali avevano ormai mosso guerra a lui ed alla sua gente. Fuggì nell'estremo nord e, con la sua gente, fondò un piccolo villaggio in una regione collinosa, dove egli era sovrano. La sua gente all'inizio era poca ed inefficiente, e vivevano miseramente di agricoltura e di caccia, ma col passare degli anni il villaggio divenne sempre più grande e la sua fama si diffuse nel Nord, così egli divenne un autorità importantissima nella prussia settentrionale, nonostante fosse ancora giovane ed inesperto. Attualmente vive lì, amato e rispettato dalla sua gente, ed ha assoldato un forte esercito ed arroccato la sua città per difenderla dagli attacchi dei nemici. Molte persone bussa alle sue porte, sapendo che il suo paese è uno dei luoghi più sicuri ed isolati della Prussia, per questo la sua gente accresce inarrestabilmente. Egli è divenuto più saggio rispetto al passato, ed ha parzialmente dimenticato i tempi in cui viveva nomade nelle foreste terrorizzando i villaggi vicini, eppure in lui rimane un fortissimo impeto guerriero: ama la battaglia e la vittoria, ama i canti di guerra, i tamburi che battono, le frecce che piovono, i guerrieri che cavalcano verso il nemico, ama tutto ciò e sprona i suoi uomini a combattere sempre. Ha costituito un esercito forte e rispettato ed ha condotto più volte i suoi cavalieri argentei in battaglia contro i villaggi elfici nemici. é un uomo forte ed orgoglioso e morirebbe per la sua patria che adora alla follia, come adora tutto ciò che ha costruito nel tempo con l'aiuto dei suoi amici più fedeli, che lo hanno seguito nelle sue gesta passate e lo seguiranno in quelle future. L'unica cosa che manca a Luu è una moglie ed una discendenza, ma egli si è mosso per questo, ed ha viaggiato per completamente la sua terra. Ultimamente ha viaggiato per tutta la Prussica ed ha raggiunto le terre dell’estremo sud e gli arcipelaghi occidentali, in cerca di alleanze e di conoscenza di nuovi popoli.
    Ultima modifica di Apo Destroys World; 28-02-2004 alle 21:25:13
    We are the music makers, and we are the dreamers of the dreams

  3. #108
    Allen Iverson#3 L'avatar di vamp 69
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    Nome: Heian Liadon
    Razza: elfo
    Classe: mercenario
    Allineamento: neutrale puro
    Livello: 1
    Arma: spada lunga
    Armatura: armatura completa


    Heian Liadon è un tipo fin da piccolo molto superbo,pronto sempre a sfoggiare le sue qualità, già all’ età di 6 anni sta lontano una notte fuori di casa per una scommessa propostagli da un elfo più adulto; la scommessa stava nel rimanere fuori di casa per una notte senza mai dormire. Heian è molto incline all’ arte del combattere insegnatali dal padre Aramil Liadon grande combattente; il padre pensa però che il figlio sia troppo indisciplinato e solo con la voglia di fare si impara. La madre è un’ elfa abbastanza tranquilla brava in arti marziali,nonostante provi in ogni modo a insegnarle a Heian, lui quando può si dilegua.Il suo paese è al confine con la Prussia chiamato Siradil. È popolato da elfi e mezz’elfi. Purtroppo però un giorno il paese vicino Daridail popolato da orchi e rimasto pacifico da sempre con Siradil,attacca il paesino Heian essendo fuori a caccia da solo sarà l’ unico rimasto del villaggio.Finita la caccia e tornato al villaggio heian trova cumuli di macerie fuoco e fiamme ovunque, si avvicina alla sua casa agghiacciato e trova suo padre in fin di vita sotto le macerie.Il padre riesce a spiccicare le ultime parole dicendo gli orchi di Dariadil……………..poi il suo respiro si spenge. Heian ormai 16enne decide che si vendicherà di quegli assassini. Comincia così un duro allenamento per lui per irrobustirsi e per affinare l’ arte del combattimento; si mette a viaggiare ramingo per arrivare in Prussia durante i suoi viaggi affronta mille peripezie, con mostri labirinti e castelli;finche non incontra Godiack un paladino di cui diventerà amico,Godiack, oltre ad un buon amico si rivela anche un buonissimo combattente. I due però si dovranno lasciare dato che Heian vuole andare a lavorare a Damilot prima di dirigersi verso la prussia. Godiack gli regala così un medaglione che farà rimanere in comunicazione i due, inoltre Godiack gli dice anche che se il medaglione si spengerà il possessore sarà morto. Heian comincia a lavorare come ladro ma non va molto bene, anche se impara a muoversi furtivamente, viene arrestato una12ina di volte.La sorte per Heian non è molto giusta, infatti il medaglione donatogli da Godiack si spenge. Heian comincia così a vagare finché al confine con la Prussia trova Godiack morto e scopre perlopiù che è stato ucciso dagli orchi di Siradil che avevano ucciso anche suo padre; arriva così in Prussia e promette che si farà vendetta e ucciderà gli orchi di Siradil
    Ultima modifica di vamp 69; 4-03-2004 alle 22:24:51

  4. #109
    apo: Ok
    vamp: OK (basta che la smetti di inviarmi msg...il prossimo che si comporterà in questo modo si giocherà per sempre l'iscrizione al GDR...)

  5. #110
    .:I'm The Only Berserk:. L'avatar di deepthroath69'
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    ehi ma non posta più nessuno qui???!

  6. #111
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    deepthroath69'

    ehi ma non posta più nessuno qui???!
    non preoccuparti non risponde mai subito medius(per rispondere a me ha impiegato 4 giorni)

  7. #112
    .:I'm The Only Berserk:. L'avatar di deepthroath69'
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    OT domani vado in svizzera e non so se potrò rispondereOT

  8. #113
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    deepthroath69'

    OT domani vado in svizzera e non so se potrò rispondereOT
    non ti preoccupare,medius ha già tanto da fare,cerchiamo di non stressarlo

  9. #114
    loki585
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    deepthroath69'

    Nome: Odino
    Razza: umano
    Classe: Mercenario
    Allineamento: Caotico Malvagio
    Livello: 1
    Arma: Spada Lunga
    Armatura: Armatura completa



    [BG]
    Un giorno di innumerevoli inverni fa un demone assetato di sangue terrorizzava terre sacre; fortunatamente il cielo inviò il più potente cavaliere mai esistito, la sua lama poteva tagliare anche l’acciaio più resistente! Giunto davanti al demone egli disse: “Fermati malvagia creatura, fermati o ridurrò a brandelli la tua carne maledetta!” il demone per non tirarla alle lunghe sferrò il primo attacco che spazzò via il guerriero! Egli subito dopo essersi rialzato corse incontro al micidiale demone, questo alzò una mano al cielo aprendo una voragine davanti a sé; il cavaliere non avendo altra scelta saltò verso il demone afferrandolo per uno dei suoi quattro corni e lo tirò giù con sé nella voragine! La caduta sembrava essere infinita vedevano pian piano la luce della superficie affievolirsi prima di essere definitivamente travolti dall’oscurità; caddero per ore e ore e finalmente videro il fondo! Atterrarono. Il cavaliere si rialzò prontamente ma vide il demone fermo che alzò una mano invitandolo a fermarsi! Il demone spiegò con calma la situazione e il cavaliere capì che la sua esistenza era ormai distrutta, la creatura infernale gli aveva rivelato che coloro che mettevano piede in questo luogo venivano maledetti essi vivranno fino alla fine della vita del pianeta e anche dopo fino a che l’anima non verrà prosciugata! Il cavaliere incredulo disse: “ NO, NO, TU MENTI!” finita la frase il demone aveva trasformato il proprio braccio in una lama trafiggendo il cuore del guerriero! Accadde ciò che il cavaliere temeva di più: l’essere ancora in vita! Rassegnatosi chiese se c’era una possibilità di fuggire da quel luogo maledetto e il demone rispose: “sì l’unico modo è quello di unirci per diventare una sola cosa! Ma ti avverto ci risveglieremo tra migliaia di inverni!” il cavaliere non aveva altra scelta accettò la proposta il demone diventò gas rosso e penetrò nella bocca del cavaliere! Buio totale………………………………………………! Finalmente intravide una luce, aprì gli occhi e si trovò nel bel mezzo di un campo, dove l’erba cresceva rigogliosa la sua armatura era ridotta molto male l’unica cosa ancora intatta era lui! Si incamminò verso il paese anche se non aveva la benché minima idea di dove fosse. Dopo qualche ora incontrò un ragazzo il quale guardandolo in modo strano gli indicò la via da percorrere! Arrivato consegnò armatura e spada al fabbro ma appena la prese in mano la spada si sbriciolò; per non parlare dell’armatura, irreparabile! Dovette perciò farsi consegnare un nuovo equipaggiamento ma questo era possibile solo dopo essere venuto a far parte dei mercenari; non perse tempo! L’esaminatore gli domandò: “Da dove vieni?”
    Il guerriero rispose: “Lasciamo stare!”
    Il ragazzo guardandolo con un’ria strana chiese allora: “il tuo nome!”
    Il guerriero non esitò:
    “il mio nome è ODINO!!!!”
    Adesso mi trovo in prussia per far risorgere i miei defunti poteri che mi strapparono da morte certa contro il demone Infernale!


    Mi dispiace, ma non è possibile avere origini demoniache, o essere "il cavaliere più potente mai esistito"...all'inizio, siamo tutti poco più di un contadino..

    Comunque complimenti per la fantasia

  10. #115
    Allen Iverson#3 L'avatar di vamp 69
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    non è detto loki, perchè tanto se lui ha perso i poteri e stava per morire, e si è fuso col demone, e diventato un niubbo capito???????????

  11. #116
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    vamp 69

    non è detto loki, perchè tanto se lui ha perso i poteri e stava per morire, e si è fuso col demone, e diventato un niubbo capito???????????
    mi dispiace deluderti vamp ma era già successa una cosa simile

    FbeShox ha scritto:

    Lo so.. lo immaginavo! Però non mi son fatto dio... mi sa che son andato fuori strada dall'idea che mi ero preposto... allora: se specifico che con la trasformazione in Elfo ho perso i miei poteri?
    --------------------------------------------------------------------------------
    Medius ha scritto:

    sarebbe sostanzialmente la stessa cosa.
    le prime tre regole per la creazione del PG sconsigliano di attribuirsi poteri eccezionali oppure origini mitiche .
    si può fare un'eccezione per cavalieri e paladini perchè di solito sono di origini nobili (escludendo però origini divine o semi-divine)
    ----------------------------------------------------------------------------------
    e medius ha detto che anche se si dice di aver perso i poteri non va bene

  12. #117
    loki585
    Ospite
    Flagello

    mi dispiace deluderti vamp ma era già successa una cosa simile

    FbeShox ha scritto:

    Lo so.. lo immaginavo! Però non mi son fatto dio... mi sa che son andato fuori strada dall'idea che mi ero preposto... allora: se specifico che con la trasformazione in Elfo ho perso i miei poteri?
    --------------------------------------------------------------------------------
    Medius ha scritto:

    sarebbe sostanzialmente la stessa cosa.
    le prime tre regole per la creazione del PG sconsigliano di attribuirsi poteri eccezionali oppure origini mitiche .
    si può fare un'eccezione per cavalieri e paladini perchè di solito sono di origini nobili (escludendo però origini divine o semi-divine)
    ----------------------------------------------------------------------------------
    e medius ha detto che anche se si dice di aver perso i poteri non va bene


    Ecco qui l'esempio che cercavo .....non possiamo avere pg con origini mitiche, per evitare situazioni tipo "ho un demone dentro di me, lo libero sbaragliando le centinaia di soldati davanti a me"


    vabbè, esempio stupido ma rende l'idea

  13. #118
    Ritornato. L'avatar di Gutek
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    Il tuo pc, tra non molto.
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    Cio non evita le situazioni in cui il tipo col demone è un altro pg e noi siamo uno dei cento soldati.
    Lex
    questo si intende con off topic, non il fatto che su un topic sui telefonini uno possa mettersi a parlare della mungitura delle mucche

  14. #119
    loki585
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    Gutek

    Cio non evita le situazioni in cui il tipo col demone è un altro pg e noi siamo uno dei cento soldati.






    Però niente flood, qui, dai

  15. #120
    Disutente L'avatar di Dylan Wetton
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    Nome: Dylan Wetton
    Razza: Umano
    Classe: Guerriero
    Specializzazione: Paladino
    Allineamento: Legale buono
    Livello: Apprendista
    Arma: Spada lunga
    Armatura: Armatura a maglia

    Background:
    Nella locanda la luce delle torce rifletteva attraverso i boccali di birra una luce dorata, simile all’oro più puro, e un gruppetto di nani stava discutendo, con voce roca ed aspra, su di uno strano tesoro sepolto dal tempo in una montagna lontana. La porta si aprì. Un violento sbuffo di vento fece quasi sbattere la porta in faccia all’incauto pellegrino, ma questi se ne accorse appena in tempo. La neve ed il freddo iniziarono ad entrare nella stanza, ma il viaggiatore chiuse veloce la notte al di fuori, come se temesse che qualcosa potesse piombargli addosso. Si avvicinò ad un tavolo già occupato da una figura ammantata e si sedette. La stanza era abbastanza grande, quasi un salone, ma appariva piccola, a causa del soffitto basso e dei numerosi avventori e clienti che bevevano, si rifocillavano e ridevano. Il pellegrino si guardò intorno ad osservare i presenti: l’oste stava discutendo animatamente con una persona: riusciva a distinguere l’espressione dell’oste, che sembrava seccata, mentre l’altra figura era di spalle; degli uomini dalle vesti semplici, dei contadini molto probabilmente, stavano ridendo e chiacchierando di fronte ad una bottiglia di vino rosso mentre agli altri angoli della stanza sedevano altre due o tre persone avviluppate dalle ombre e che sembravano cadute in uno stato di profonda riflessione. Il colore prevalente era il giallo che trascolorava nell’oro più scuro, fino a divenire un insieme indistinguibile d’ombre e scuri colori agli angoli del basso salone.
    Il pellegrino rabbrividì, pensando a quello che aveva appena passato. In ogni modo, approfittando del fitto brusio che percorreva la stanza era possibile parlare in tranquillità e senza essere disturbati.
    Fu la figura ammantata ad iniziare la discussione
    “Allora, com’è andata, Dylan?” pronunciò con voce composta.
    “Male Seret, molto male. Sono quasi morto.”
    “Davvero. È un rischio che si corre quando scegli quella Strada”
    La voce di quest’uomo suonava lenta e bassa, pacata, ma un improvviso cambio di tono sembrò riflettere i suoi pensieri. Il suo cuore ebbe un balzo quando Dylan gli disse del rischio corso. Dopotutto anche se il ragazzo era giovane ed inesperto e nonostante avesse scelto una strada ardua e impervia, era di buon cuore e gli era affezionato.
    Quando iniziò a parlare era comunque riuscito a domare il suo animo e, in un tempo sorprendentemente breve, era riuscito a far rientrare la sua voce in un timbro accettabile
    “Com’è andata?”
    “Vuoi una descrizione completa, maestro?” ribatte Dylan, con la sua voce leggermente nasale, ma bassa e affrettata, come se volesse liberarsi di un peso.
    “Certo ragazzo. Un paladino che spera di poter compiere il suo destino deve sempre saper apprendere dai suoi errori. ” e poi soggiunse con voce zelante “E non rispondere ad una domanda con un’altra domanda.”.
    Dylan appariva stanco, nonostante la sua giovane età: aveva solo ventiquattr’anni. I capelli, castani leggermente chiari e abbastanza mossi, avevano bisogno di una riordinata, il mantello completamente nero, sembrava una sorta di ammasso di lana senza né inizio né fine, ma era distinguibile un largo squarcio su di un fianco. Il cappuccio, che il giovane portava in viso appena entrato nella locanda, era ora gettato sulle spalle e il mantello, precedentemente chiuso sul ragazzo per vincere il freddo, era ora aperto per permettere al giovane di togliersi i guanti corvini che indossava. Una volta toltosi i guanti, il giovane si guardò un attorno, incerto su quel che dire. Indossava, al di sotto del mantello, una leggera cotta di maglia stretta in vita da una cintura di cuoio scuro, semplice. La cotta gli scendeva fino a metà coscia ed aveva due placche di acciaio che coprivano le spalle, legate con stringhe di cuoio, nere, che s’intrecciavano con i forellini presenti sulle piastre e i minuti anelli della cotta. Indossava dei pantaloni anch’essi neri come il mantello, bagnati dalla neve e che si infilavano senza troppe storie in un paio di stivali di cuoio, nerastri esattamente come il mantello e infangati dal lungo cammino che partivano da metà gamba e scendevano fino a calzare i piedi e a serrarli tramite lacci ben annodati (il nero, anche se non era il colore preferito di Dylan, era molto funzionale quando si viaggiava di notte e in contrade poco raccomandabili). A completare il tutto vi era una spada non troppo lunga che Dylan aveva al suo fianco rinfoderata e che tentava, inutilmente, di velare. Il volto del giovane era pallido e teso, ma sempre contratto in una sorta di rigida disciplina e concentrazione. Aveva tratti regolari e leggermente affilati, dagli zigomi non troppo in risalto ma che davano comunque un aspetto piuttosto teso al volto. La pelle era chiara, con le guance che si arrossavano al freddo e che lo facevano sembrare in inverno un bevitore accanito, anche se aveva sempre nutrito astio nei confronti dell’ebbrezza. I denti erano curati e regolari, le mani scarne e lunghe e dalle unghie corte. Sulla destra di queste vi era una cicatrice, lunga tre o quattro centimetri, che correva parallelamente al pollice del ragazzo, risultato di un gioco molto pericoloso con dei coltelli che Dylan aveva intrapreso a tredici anni. Era molto alto, ma anche snello ed eccelleva più in agilità che in forza bruta. I suoi occhi erano grigi e cosparsi da striature azzurre e verdi quasi indistinguibili, leggermente allungati e di grandi dimensioni. Erano acuti e penetranti. Il giovane e aspirante paladino sognava spesso di sottomettere intere legioni di demoni con quello sguardo, ma ora si doveva accontentare di far girare la testa a qualche ragazza di passaggio. Non che avesse molto tempo per far ciò, pero. Se non era ad allenarsi con la spada, (sapeva cogliere nel segno discretamente con la daga, ma era quasi incapace di rimetter una spada nel fodero) era in viaggio con Seret, un paladino di Koros, città non lontana dal piccolo paese in cui era nato e cresciuto Dylan.
    “Beh, ” riprese Dylan dopo una pausa “sono andato nel boschetto vicino al ponte sul fiume, e mi sono appostato non lontano dall’ansa, dove mi hai indicato. C’era un freddo glaciale ma sono rimasto in attesa.”
    “La pazienza e la capacità di sopportazione sono doti fondamentali di un paladino.” lo interruppe Seret
    “Sì maestro. Come stavo dicendo mi ero appostato non lontano dall’ansa, e riuscivo a vedere le creature che avete sventrato sotto i miei occhi.”
    “Sono ghoul Dylan, è bene che impari a distinguere i non morti che un giorno sventrerai tu stesso”
    “Un giorno molto lontano temo, maestro. Comunque non c’è voluto molto. Dopo poco è venuto anche l’ultimo di quei mostri. Gironzolava la attorno: forse vi cercava per vendicarsi, avete ucciso voi i suoi, compagni, se così si possono definire.”
    “L’ho lasciato libero per farti imparare a percorrere la Strada, Dylan. E non ti scoraggiare, la Strada è lunga e difficile, ma non impossibile”
    “In ogni caso ho potuto osservarlo bene, non era troppo lontano. Non era neanche bello a vedersi”
    “Nessun non morto lo è” ribatté la guida del giovane.
    “Era una sorta d’ammasso di carni putrefatte e marcescenti cucite da qualcuno che non sappia nemmeno a cosa si attacchi un braccio. Era alto più o meno come un uomo, meno di me, ed era magro, molto magro, anzi, troppo magro!” concluse il ragazzo con un brivido.
    “Continua, ” proseguì pignolo il suo insegnante “Descrivimelo”
    “Era magro, si notavano le sue costole. Le sue gambe erano arcuate, simili ad archi pronti a scoccare frecce, come se avesse passato un’intera vita a cavallo ”
    “E’ probabile che nella sua precedente vita lo abbia fatto” lo informò Seret
    “Era orribile, un abominio della natura! Aveva una testa ovale, con pezzi di cervello che sembravano decorazioni per far apparire il tutto più festoso, ” continuò Dylan con evidente ribrezzo “ma i suoi occhi mi hanno intimorito più di tutto: erano spenti e vuoti, come una finestra sul vuoto, o sulla morte.” Dylan iniziò a sudare, ma il suo maestro decise di farlo andare avanti nel racconto.
    “Appena mi vide” proseguì Dylan, un po’ seccato dalla puntigliosità e meticolosità del suo istruttore “iniziò a emettere versi strazianti con quell’apertura che doveva essere la sua bocca, e corse rapido come un destriero verso di me. Allora raccolsi il mio coraggio e decisi di uscire allo scoperto, per affrontarlo. Sguainai la spada e mi preparai allo scontro.”
    “Dunque, sembra che il nostro Dylan inizi a mostrare di avere un po’ di spina dorsale!” affermò affettuosamente Seret.
    “Grazie, maestro.” Continuò Dylan “Mi ero preparato ad affrontarlo e stava correndo verso di me, mi stava caricando, ma rimasi fermo, incerto se schivare o prepararmi all’urto. E la mia indecisione si dimostrò davvero pericolosa! Il ghoul mi urtò con una violenza inimmaginabile, trovandomi impreparato. Finimmo entrambi a terra, sulla neve! Non ero ancora riuscito a capire ciò che era successo che quell’abominevole mostro mi fu addosso! Tentò di strangolarmi, maestro!”
    “E tu come hai reagito, mio giovane apprendista?” gli domandò interessato il paladino
    “La spada si trovava a qualche metro da me, alla mia destra, mezzo sepolta dalla neve, e così lottammo per breve tempo a mani nude! Fu un momento atroce, quell’essere deforme cercava di mordermi e graffiarmi, sibilando in continuazione. Lottai con tutte le mie forze, dopotutto ne andava della mia vita! Io ero sotto di lui, e mi stava sopra con tutto il suo peso! Gli cacciai il dito in una di quelle cavità che dovevano essere i suoi occhi!” esclamò tremando Dylan
    “Dovetti farlo maestro! Sarei morto altrimenti! Comunque il mostro stridé di dolore, credo. Lo spostai con un colpo ai fianchi, e invertimmo i ruoli: ora ero io a trovarmi su di lui e a essere in vantaggio. Lo colpii una, due, tre, quattro volte con tutte le mie forze! Il ghoul sembrò abbastanza intontito così mi gettai a recuperare la mia spada! Appena fui sopra alla mia salvezza però, mi accorsi di quanto avevo sottovalutato il mostro. Si rigetto ancora sopra di me! Ora ero armato, ma mi trovavo bocconi, troppo scomodo per colpire! Mi dimenai come un ossesso e riuscii a girarmi, mentre quel figlio di cane mi dilaniava il mantello! Gli diedi un fendente e riuscii a troncargli metà di un braccio! Si alzò gemendo di dolore e si ritirò! Finalmente potei alzarmi, badando ad evitare di poggiare la mano sulla neve imbrattata da quel sangue immondo e su cui era rotolato il troncone di un braccio marcescente! Mi prepari ad un affondo, per finirlo, quando accadde uno stranissimo fatto. Sentii una giovane e melodiosa voce sconosciuta che gridò, alla mia destra “Attento! Alle spalle!” Rimasi sconcertato: chi poteva essere ad avvertirmi in quel modo, in queste terre pericolose? Pensai a qualche stregoneria, comunque girai la testa quel tanto che bastava per osservare ciò che stava avvenendo dietro di me, quando vidi un esserino che si stava affrettando in mia direzione. E questa disattenzione mi fu quasi fatale. Quel degenerato si getto su di me con le fauci e mi strappo il mantello qui, maestro, vedete” e Dylan indicò il lungo squarcio sul fianco sinistro del mantello. Tuttavia il corpetto che mi hai donato mi ha salvato la vita, grazie Seret”
    “Non c’è di che, Dylan. Se non ci aiutassimo fra noi.” Rispose il maestro
    “Comunque appena mi girai vidi quell’abominio della natura a terra e potei finalmente metter fine alla sua non vita! Gli affondai la spada nella nuca, e spero che bruci all’inferno! Ma non finisce qui, Seret, una figura mi passo rapida affianco e si diresse avanti a me. Non appena alzai lo sguardo, vidi un uomo che pochi metri avanti a me compiva uno strano gesto: si abbassò e tocco la neve con la sua mano destra. Non appena si abbassò potei vedere un goblin nerastro, dalle orecchie da pipistrello e una cicatrice che gli tagliava obliquamente la bocca, facendola sembrare un ghigno perpetuo e che brandiva un vecchio pugnale. Si slanciò imprecando in una qualche nera lingua contro l’incauto. Iniziai a correre verso il malcapitato, ma inutilmente: delle liane scaturirono improvvisamente dal suolo e si avvolsero con velocità sorprendente attorno al goblin. Per prima gli fu bloccata una gamba, e il goblin cadde prono. Successivamente le altre liane si attorcigliarono attorno alle braccia e all’addome del mostriciattolo e, quasi fossero dotate di vita propria, lo sollevarono e lo bloccarono in posizione eretta. Le liane si stavano avvolgendo attorno al collo del goblin, che stava mostrando già fatica a respirare, quando l’uomo che fece scaturire le liane si alzò rivolgendomi le spalle, si avvicinò con passo insicuro verso il goblin che squittiva orribilmente e lo finì con un colpo secco del suo bastone. Sentii il rumore del legno conto le ossa, e il goblin smise di squittire.” concluse il ragazzo, in un evidente stato di prostrazione, agitazione ma anche liberazione, dopo aver rivelato la sua impresa.
    “E chi sarebbe quest’intrepido incantatore? chiese interessato Seret
    “E’ un druido, si chiama Galdor Luelle. Lo conoscerai meglio domani mattina. E” soggiunse con una nota di eccitazione nella voce, che continuava ad essere però incerta e preoccupata “E’ un elfo!”
    “Interessante. Beh, se hai proposto a questo Galdor di venire con noi, per me va bene, purché sia animato da scopi retti e pii. Ritornando a te, in effetti, per essere ancora in vita meriteresti un premio, dopotutto era il tuo primo non morto! Ma non ti preoccupare, ormai ce l’hai fatta; avanti, sembra che tu mi stia raccontando il tuo primo incontro con un demone” scherzò il maestro del giovane che tuttavia non appariva molto calmo.
    “Non ci riderei se fossi in te, Seret” ribatté seccato e punto sul vivo Dylan.
    Dylan era nato e cresciuto in un piccolo paese non lontano da Koros, città che ancora resiste all’espansionismo imperiale. Il nome reale di questo paese è stato portato via dal tempo così i suoi abitanti chiamavano il paese Emyn Anardil. Il paese si trovava sulla sommità di un colle ed era abitato da numerosi contadini e alcuni mercanti. I boschi, che una volta circondavano Emyn Anardil, furono abbattuti prima della nascita di Dylan, cosicché il ragazzo crebbe in un ambiente prevalentemente rurale. Dylan era nato da un piccolo mercante di nome Samuel Wetton e da sua moglie, Desdemona Sineherher. Guidato dagli insegnamenti del padre, che predicava dell’importanza della giustizia e dell’organizzazione, fin da giovane Dylan aveva mostrato uno spiccato ingegno, una passione per la storia antica, ma anche una grande ammirazione per l’arte della guerra in difesa del Bene e come strumento di lotta al Male.
    Un episodio che cambiò radicalmente l’esistenza del ragazzo accadde poco meno di un anno prima della partenza di questi assieme a Seret Send, suo amico e paladino al servizio del Consiglio di Koros e membro delle Spade d’Argento, per intraprendere la Strada che lo avrebbe portato a divenire un vero Servitore della Luce. Dylan era di ritorno a casa, dopo aver organizzato con Rolo, suo amico, un ragazzo sveglio e divertente, a cui piacevano le storielle sagaci e gli scherzi pesanti, una battuta di pesca lungo un torrente non lontano da Emyn Anardil. La notte estiva era calda e afosa, e non appena Dylan si allontanò dalla dimora della famiglia di Rolo, le tenebre lo inghiottirono nel loro abbraccio. Camminava, ma lungo il tragitto, nel tratto di via che attraversava il Quercegrosse, un boschetto distante un miglio e mezzo dal colle di Emyn Anardil, senti un sempre più crescente formicolo alla nuca. Dylan non temeva l’attacco di una qualche fiera: era armato di una daga leggera donatagli da suo padre per i suoi ventuno anni. Era bella a vedersi, aveva il filo intatto e la lama non presentava scalfiture: non era mai stata usata.
    Il formicolio era sempre più pressante, Dylan aumentò l’andatura, voleva tornare a casa il più presto possibile. La sensazione si fece sempre più insopportabile, il giovane ne era preoccupato. Dopo pochi secondi iniziò a sentirsi davvero angosciato, il formicolio non lo abbandonava per un attimo. Inizio a correre, ma non ce la fece più. Si giro di scatto. Tutto avvenne molto in fretta. Il demone si avventò sul giovane per porre fine alla sua vita, Dylan non riuscì neanche a gridare, era paralizzato dal terrore. Il demone si avvicinava rapido come il vento, il ragazzo si sforzò di pensare a qualcosa, qualsiasi cosa. Il demone era di fronte al ragazzo, spalancò le sue fauci. Tutto avvenne in un lasso di tempo microscopico: il ragazzo sfoderò la sua lama, lunga quanto il suo avambraccio, ma non dovette fare nient’altro: il demone si accasciò a terra con un ululato straziante. Il giovane lo aveva ferito involontariamente sfoderando la daga, che ora era nera del sangue del demone. Scioccato da quanto era successo, ma anche felice che la fortuna si fosse rivolta per una volta dalla sua parte, Dylan, traumatizzato e terrorizzato, cadde a terra svenuto.
    Fu ritrovato la mattina seguente, mentre ancora dormiva, e fu riportato a casa, dove suo padre, ansioso, si domandava cosa gli fosse successo. I contadini non avevano idea di cosa fosse accaduto al ragazzo, in quanto non gli ritrovarono accanto nient’altro che la sua daga, sporca di sangue incrostato. Nei giorni seguenti Dylan, irrequieto e oppresso da qualcosa che neanche lui sapeva definire, decise di rivelare ciò che era accaduto unicamente alla sua famiglia, e così mentì agli allarmati agricoltori, affermando di esser stato assalito da una bestia e di averla fatta fuggire. Ciò avvenne tre anni prima dell’uccisione da parte del giovane del suo primo non morto e Dylan aveva da poco compiuto i ventuno anni.
    Nei mesi che seguirono il misfatto, Dylan sentì crescere, lento ma inarrestabile, un risentimento, un odio, per il Male. Infatti era sempre vissuto in un’alcova di pace e sicurezza. La sofferenza, la guerra, la morte, il Male, non lo avevano mai scosso più di tanto poiché si riferivano ad avvenimenti lontani e sfocati che non avevano mai minato la tranquillità di Emyn Anardil. Dylan tuttavia si sentiva insicuro, come se il Male, in assenza di qualcuno che lo ostacolasse, potesse svilupparsi e proliferare senza nessun problema. Neanche la religione, officiata dal chierico Claustius, riusciva a dare sollievo all’angoscia di Dylan. Sebbene Claustius predicasse la pace e l’amore, cosa faceva per diffonderli? Dylan cercava qualcosa di più concreto, qualcosa che ostacolasse davvero il Male, qualcosa che lo scacciasse. Egli rivelò queste sue ansie a suo padre, il quale, sebbene non fosse un saggio di grande fama, era desideroso di aiutare il suo amato figlio. Lo indirizzò ad un suo amico di vecchia data, Seret Send, paladino delle Spade d’Argento di Koros, il quale era desideroso di poter insegnare ad un giovane volenteroso la Strada per divenire Servitori della Luce. Dylan fu molto contento di questa decisione e, preso congedo dalla sua famiglia, si recò alle porte di Koros, per incontrare il suo futuro maestro.
    Il sole batteva a picco sulle imponenti mura di Koros, che apparivano maestose e dorate, illuminate dalla luce del sole che risplendeva sul piazzale davanti ai battenti delle porte. Guardie armate di tutto punto controllavano pigre e sonnolente il viavai di mercanti esotici, braccianti oppressi e stanchi ed avidi mercenari che entravano o uscivano dall’ultima città libera della Prussia. Dylan osservò incuriosito alcuni ambulanti che esponevano la loro merce sul piazzale, ma decise risoluto di cercare il paladino che suo padre gli aveva indicato. Dopotutto l’incontro era fissato per mezzodì e lui era già in ritardo.

    Questa è la prima parte del mio bg. La seconda è in un altro messaggio.

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