Ecco la mia prima e ultima opera che dedico a questa meravigliosa nazionale di calcio.
Un giorno di
maggio zio
Cannavaro si svegliò più attivo del solito. In passato era stato un grande combattente, un capitano che tutti rispettavano, ma giunta la pensione passava il tempo a leggere di tutto e di più: opere in latino come "Verba
de sanctis", novelle come "Il Marchese
Marchisio" o cose più leggere come "Il
gattuso con gli stivali" o "
Marchetti e
Bocchetti: vicini perfetti" (di
M.G. Camoranesi, noto scrittore italo-argentino). Quella mattina decise che avrebbe fatto qualcosa di diverso e appena dopo colazione comunicò ai suoi nipoti che sarebbe andato a prendere un
abete sul
Mont Olivo. Uno dei nipoti, che erano
bonucci ma mica stupidi e
pazzini come i loro coetanei, chiese:" Ma perchè proprio oggi un abete?!" e lo zio tempestivamente rispose "Perchè in
Gilardino non ne abbiamo e vorrei iniziare a darmi da fare con gli addobbi
di natale" e il nipote "Gilardino? Si chiama giardino zio...e comunque è appena passata la pasqua e già pensi al natale! Mah, come vuoi basta che stai attento". E lo zio :"Come ti permetti di farmi raccomandazioni giovine, ricordati che ti ho
criscito io e non sono il primo
pirlo che
zambrotta per strada con le mutan
de rossi calate". Il nipote si scusò tralasciando le correzioni che avrebbe potuto fare e che avrebbero fatto imbestialire ancor di più lo zio, ma pensò: "Diamine con tutti i libri che legge non sa neanche coniugare i verbi...ma "zambrottare" che cavolo vuol dire poi...".
Lo zio uscì di casa e si avviò verso il monte costeggiando il mare. Ad un certo punto vide un
palombo morto sulla spiaggia e decise di caricarlo sul carretto: lo avrebbe venduto per due o tre
chiellini al mercato, anche se la cosa migliore probabilmente sarebbe stata quella di barattarlo con qualche sacco di
pepe o, ancora meglio, con una
quagliarella. Arrivato sul monte abbattè una prima pianta, ma non gli piacque. Quindi ne abbattè una seconda, una terza, una quarta, una
iaquinta, una sesta...alla fine cadde al suolo stremato. Il grande capitano era morto come un
buffone.