Salve a tutti, scusate per quello che starò per scrivere, un po' alla cazzo, scritto di getto. Mi sfogo un po', prima di andare dallo psicologo.
La mia è una situazione critica che non riesce a cambiare. Ho 19 anni, ne faccio 20 fra circa 5 mesi, e sono un ragazzo che non esce mai di casa, non ha ambizioni, praticamente si può dire che non ha ragione di esistere. Vivo, esisto… ecco.
I pochi amici che ho avuto, dalle elementari, alle medie, fino alle superiori, sono stati amici temporanei, con i quali ho passato momenti che non dimentico, perché eravamo dei pazzi, ma con tutti ho perso i contatti, un po’ per colpa loro che non mi hanno più cercato e si sono rovinati (alcuni spacciano, vendono roba in cambio di pompini da qualche prostituta dell’est e altre schifezze, altri invece vanno in discoteca e si impasticcano di mdma) e un po’ per colpa mia, che spesso ho rifiutato di uscire quando me lo chiedevano. Questa situazione, la mia memoria ricorda che iniziò nel periodo delle medie. Io rimanevo in casa tutto il giorno a disegnare, a vedere la tv, a svolgere i compiti (o almeno fare finta), mentre sotto casa mia, affacciandomi dalla finestra (aprendo molto piano e un piccolo spicchio di serranda, perché mi vergognavo), vedevo tanti ragazzi che giocavano nel campetto di calcio d’asfalto, urlando, prendendosi a parolacce, divertendosi e ridendo. Mio fratello, il mio opposto (oltre 30 anni, operaio, l’ho visto lavorare ed è un robot e vedermi così lo fa incazzare, diventa una bestia), mi diceva sempre di scendere, ma lo faceva sempre con un tono aggressivo, dicendomi “ma stai tutto il giorno dentro casa, ma vuoi uscire?”, ma non capiva che mi sentivo a disagio, fuori posto. Ero timido, ma non solo; mi sentivo decisamente fuori luogo, perché non sapevo nemmeno sfiorarlo il pallone, e di conseguenza avevo paura di passare come una sega, incapace, mentre gli altri ci sapevano fare un po’ a calcio. Adesso sono arrivato a 19 anni e non è cambiato nulla. Sono maturato dentro, lasciando da parte i pregiudizi che avevo quando ero ragazzino, divertendomi a fare il coglione a dire “i rumeni sono tutti stupratori” o di fare il ribelle da quattro soldi sugli autobus, chiedendo di aprire altre porte invece di quelle che apriva l’autista. Insomma, ero una testa di cazzo, forse perché influenzato dalle amicizie.
Ora la situazione è insostenibile. Ogni giorno, a pranzo, a cena, quando ci riuniamo, c’è mio padre che mi dice “guarda quanto sei bianco, ma vuoi uscire?”, “stai mettendo su la pancia, ma vuoi andare in palestra?”, "ma vuoi tagliarti quei capelli?" (che non taglio appunto perché non esco mai), “eh ma tu cosa ne vuoi sapere di quando sorge il sole, non esci mai *ridendo*”. Ho già poca autostima, poi ci si mettono loro. Ogni sera soprattutto, quando ci riuniamo io, mio padre, mia madre e mio fratello (un altro, più giovane del primo), ogni volta esce fuori questo discorso di me, che sono un peso, un problema per loro, che non mi possono più vedere così, che non faccio niente dalla mattina alla sera e sto 24 ore su 24 al pc.
Avendo fatto tardi questa notte, come sempre, andando a dormire verso le 5, mi sono svegliato alle 7 per colazione, poi mi sono rimesso a dormire e alle 8 mi sono alzato perché dovevo andare con mia madre all’ospedale per una cosa di mio padre che intanto era a lavoro. Verso il pomeriggio si fa sentire la stanchezza, vivendo di notte e dormendo di giorno, e così mi sdraio un po’ e dormo fino alle 19 o le 20. E’ successo così anche stasera. Però per un momento mi sono svegliato perché avevo sentito una voce e sbattere la porta. Era proprio quel mio fratello di cui parlavo, quello aggressivo. Verso l’ora di cena telefona a casa, mio padre me lo passa e mi fa dei gesti dicendo “non dirgli di no”, e mio fratello dice che ora ad agosto (già da domani) aveva intenzione di portarmi con lui a lavorare, ma gli ho detto che non potevo (problemi miei fisici che non sto ad elencare) e che non mi andava ancora, magari rimandavo a settembre, se mi passava il problema, quando in realtà stavo mentendo sul fatto di rimandare, perché non mi va proprio. Ho lavorato con lui, ed è straziante. Io ho un fisico da lanciatore di coriandoli, non riesco a reggere quasi nulla oltre un tot kg. Dopo un’oretta di lavoro sono sfinito, mentre lui lavora oltre 8 ore di seguito portando attrezzi di 50 kg ogni due secondi, per dire. Mi fa pesare il fatto che i miei genitori non possono più vedermi così e mi dice di venire, mi obbliga, ma dico che mi fa male il dolore fisico che ho, e lui “ma quale male, è passato”. Alla fine niente, ha ceduto.
Mentre mangiavo telefona di nuovo e dice se volevo uscire con lui, gli ho detto subito “scommetto che è per la patente, vero? Vuoi farmi portare la macchina?” (perché ho preso la patente a giugno, faticando un po’, perché ancora non so portarla bene, anzi, faccio schifo. Poi non uscendo mai e avendo questo problema fisico ho perso l’abitudine che avevo con le lezioni di guida), e lui “sì anche per quello”, gli dico di no e vabbè, dice che verrà su casa più tardi.
Continuiamo a mangiare (io in realtà non ho toccato quasi nulla, non mangio quasi niente, se non schifezze che ingrassano fuori dai pasti) e ancora una volta viene tirato fuori il discorso di me, del fatto che non esco mai, e mio fratello dice “ok, facciamo una cosa: saresti capace di fare un discorso libero per una mezz’ora senza mai fermarti, intrattenendoci?”, “e di cosa dovrei parlare?”, “di te”, “non voglio parlare di me”, “perché?”, “non mi piace la mia vita”, e cose così. Alla fine mi dicono se ho bisogno di uno psicologo, io rido, poi però dicono che anche amici stretti che conoscono loro (mamma e papà) hanno una figlia ora grande che per passare un brutto periodo è stata aiutata dallo psicologo e ne è uscita fuori, eccome se ne è uscita fuori. Così, per incoraggiarmi, mio fratello dice che verrebbe anche lui a fare una visita, per vedere cosa gli dice lo psicologo. 30 euro a seduta.
Poi, una cosa che mi ha lasciato di sasso. Mia madre parla quasi a mezza bocca, come nascondendo qualcosa, dicendo che da piccolo ero già stato dallo psicologo. Intorno a me avverto come… non so… come se me lo volessero tenere nascosto, così chiedo spiegazioni e mia madre mi rivela che da piccolo, quando sono andato dallo psicologo disegnavo cose nere. Mi vien quasi da ridere, subito mi viene in mente The Ring, un film horror, una biografia letta su internet di un serial killer che da bambino disegnava cose brutte. Insomma, sono un po’ confuso. Lei seria mi dice che lo psicologo disse che ovviamente il nero significava tristezza e che ero un bambino un po’ triste. Perché me lo hanno tenuto nascosto? Ma cosa sono, l’anticristo? Raccontatemelo cazzo. Inoltre mio fratello ha precisato a mia madre che ora non sarà più come quando ero bambino, ovvero io paziente bambino che disegnavo e mia madre parlava con lo psicologo. Quindi ora non dovrò andare mano nella mano con mammina, ma parlerò da solo con lui e lui mi dirà se sarà colpa anche dei miei genitori, che mi hanno cresciuto male ecc. E’ una storia triste, non so veramente perché ho tutti questi problemi. Voglio solo essere lasciato in pace.
E ora niente, sono veramente confuso, non so cosa fare. Forse ho proprio bisogno dello psicologo. Dovrei dirgli come passo le giornate? Cosa penso? Devo dirgli che mi ammazzo di seghe al pc? Devo dirgli che vorrei sparire da qui? Devo dirgli che vorrei cambiare? Solo da piccolo ci sono stato e non so come dovrei comportarmi. Mi farà domande? Mi dirà di parlare di quello che mi pare? E che gli dico? Non saprei veramente come attaccare bottone. Dovrò dirgli anche che, non avendo mai fatto sesso, sono attratto anche dalle minorenni e cioè anche ragazzine di 13 anni? Passerei per pedofilo? Non scarico materiale pedopornografico, non sono malato, ma sono attratto da qualsiasi cosa abbia un buco, diciamo come stanno le cose. La mia famiglia è la classica famiglia che lavora, lavora, si spacca il culo fino a 70 anni per una cazzo di pensione. Tanti sacrifici. Io non la voglio una vita così, di lavoro, fatta di lavorare 10 ore, tornare a casa e non avere più le forze. Non voglio nemmeno avere una famiglia, sposarmi, fare dei bambini. Mi sento anticonformista, diverso, e non voglio la monotonia delle loro vite, anche se la mia non è che cambia tanto.
Ad ammazzarmi non ci penso proprio, non ce la farei. Sia perché i miei genitori, anche se in parte li odio a morte, d’altra parte a volte mi si spezza il cuore anche solo vederli soffrire (hanno intorno ai 60 anni; mia madre è stressata, depressa, piange sempre, mio padre invece ha la pressione alta e non deve mai più mangiare salato e deve prendere le pasticche per non rischiare un infarto), e poi… non ho le palle di farlo, sia nell’atto di farlo, mi cagherei sotto all’idea della morte e anche pensando a dopo, appunto alle poche persone che soffriranno e cosa accadrà dopo la morte.
Era uno sfogo. Datemi del fallito, della feccia. Fate quello che volete.
Mi sembra tardi per cambiare, sono fatto così, ho dei problemi e non so proprio come cambiare. Mi dicono “vai in palestra e trovati degli amici”, ma a me non va proprio. Non me la sento. Non mi piace l’idea, come consigliano tutti, di uscire e di “cercare” degli amici. L’amicizia nasce spontaneamente e non devi cercarla. Mi rende triste solo pensarlo.
L'ho scritto al momento questo mio sfogo, avrò dimenticato altre cose, avrò scritto male.
Siete mai stati dallo psicologo? Raccontate le vostre esperienze.