Doc Manhattan
Ho frequentato due anni l'accademia di roma e ne sono fuggito senza rimorsi. All'inizio anche io ero entusiasmato dai programmi, ma la realtà dei fatti era imprevedibilmente diversa. Non tutte le accademie sono uguali, ma da quanto sento in giro sembra che la situazione sia comunque molto precaria in tutt'italia. Il costo della retta è spesso sproporzionatamente alto rispetto al servizio offerto. A roma ho avuto a che fare con orari indefiniti, corsi partiti con mesi di ritardo, professori incompetenti (un buon 50%), mancanza di strutture (una sola aula computer con 18 mac per quasi un centinaio di studenti?) eccetera.
Quindi se proprio vuoi devi assolutamente fare un giro tra gli studenti e chiedere loro come si trovano. Non fidarti di nessun dipendente dell'accademia perchè indoreranno la pillola per tirare acqua e soldi al loro mulino.
Al di là di questo lascia che ti dica una cosa, anche se forse già lo sai: il game design in italia praticamente non esiste. Dovrai per forza andare all'estero e seguire una scuola specialistica. Anche perchè in generale il mercato dell'arte è abbastanza impietoso. I numeri bisogna averli, è pieno di giovani artisti con capacità elevatissime che a stento fanno i freelancer. Bisogna approcciarvisi con serietà, a partire dalla scelta degli studi. L'accademia, in vista di una scuola all'estero, se non fa del tutto schifo (come qui a roma), può essere una buona idea. Altrimenti dovresti pensare a due alternative. 1) una scuola privata (ma anche qui ti converrà parlare prima di tutto con gli studenti perchè è pieno di corsi che di privato hanno solo il costo). 2) un'università tangente. Non conosco il game design, ma se è un campo dove l'informatica potrebbe aiutarti a lavorare di più, beh valuterei eventualmente qualche facoltà simile. Per quanto buona nessuna accademia di belle arti ti insegnerà a programmare. Non ai livelli richiesti in un lavoro del genere almeno.
Questo è quanto. scusa se ti ho spaventato, ma non è raro che la gente segua strade del genere per poi rendersi conto di aver perso uno o due anni