In un'altra vita, forse, prenderei le tue mani nelle mie e cammineremmo insieme. In un'altra vita ti accompagnerei nei tuoi viaggi in treno per andare all'università. Sbroglierei i misteri labirintici di questa esistenza sciogliendo i fili dei tuoi capelli neri come la notte. Traccerei la mia strada accanto alla tua, solcando con le dita le linee delle tue guance, dei tuoi occhi a mandorla, del tuo naso perfetto. Colmerei i vuoti di noia del mio essere leccando le dita dei tuoi piedi, aprendoli dolcemente con la mia umida lingua. Coglierei il senso ultimo delle cose schiudendoti le labbra con le mie, con la saliva calda e ancora la lingua; su tutto il tuo corpo dalla pelle candida. Nemmeno i fiumi si snodano sinuosi come le tue lunghe gambe lisce.
In un'altra vita.
In questa, cadono i petali di ciliegio, come uomini, ad ogni stagione. In questa vita sediamo distanti sulla panchina del parco. Le parole già dette son volate via nel vento, più leggiere che caratteri scritti sull'acqua. Non ti posso guardare ma ti scorgo in ogni fiore posato per terra, avvolto dal fumo della sigaretta, unico compagno che penetra le mie viscere e le riscalda con lo stesso tepore che mi imprimeva mia madre nel petto quando, nelle notti d'inverno, le coperte non bastavano a celarmi al freddo.
[ Così si sciolgono i legami – che sono solo nella mente, la mia stanca mente; perché purtroppo siamo soli, separati dalle gabbie della carne e delle imperfezioni che non ti posso nascondere e che tu non puoi ( nemmeno se lo volessi, lo so e ti scuso ), che tu non puoi accettarmi, non puoi farmi partecipe delle tue gioe orientali, così lontane, lontane in un Altrove che mai nessun aereo potrà farmi raggiungere – così si sciolgono i legami, i nomi che ci han fatti incontrare ( ricordi il posto che dicevamo il posto dove ci siamo incontrati la prima volta? Ricordi la chiesa a piazza del popolo, ai gradini della quale sedevo fumando e ti aspettavo? Ricordi la sensazione di due destini che si incontrano, si toccano e stanno per intrecciarsi per sempre? Questo forse non lo ricordi perché non provasti quello che provai io ), così si sciolgono le tracce delle nostre vite ( è stato bello trascorrere quei, seppur pochi, momenti assieme ( i bar, la metrò, la spiaggia; le nostre mani che si sfiorano quando passeggiamo, i nostri sguardi che si colgono tra le infinite combinazioni del mondo – te lo dico lo stesso: anche se le nostre maniche si sono solo sfiorate, in qualche vita passata tu hai significato molto per me e per questo ti amo in questa con così grande ardore ) così si scioglie tutto il tempo passato assieme, il tempo futuro che non verrà più, per me, perché ora stiamo per lasciarci. ]
Non mi resta molto: è solo un mozzicone quello che vedi tra le mie dita, ma fuma ancora. Non mi resta molto: soltanto il veloce treno dei pensieri che ora indugia nel profumo dei tuoi capelli che sanno si shampoo, ora si specchia nelle tue pupille nere avvolte dal biancore della luna.
Anche se non li guardo, so i tuoi occhi che indugiano per terra, fissi ( forse non lo sai ma piango, anche se le lacrime dormono già cullate dalle onde del mare ) sui fiori delle tue scarpette. Colgo per terra il tuo rifiuto di me ( ma non so quello che sono, la mia identità vacilla; io non sono il mio corpo che non vuoi, ma lo sono; io non sono quello sgradevole essere i cui difetti ti schiaffeggiano ogni volta che parla, ma lo sono; vorrei soltanto essere quel dolce sguardo a cui tu pensi mentre dormi, quelle mani che senti ti toccano, quelle labbra che sogni baciare, il viso sfocato che ti fa visita la notte e si giace nel calore del tuo letto ).
Ma di chi è la colpa, ti chiedo, se c'è una colpa? Non può essere colpa tua se non mi vuoi. Ma è colpa mia, dimmi solo questo, è colpa mia se son fatto così, se il mio corpo è deforme e il mio carattere deformato? E' colpa mia se, da quando lascio il letto a quando ci ritorno, mi struggo perché non ti posso avere? E' colpa mia se odio me stesso e la mia vita e forse anche te? Non può essere colpa mia. Ma allora di chi? Di chi mi ha messo al mondo? Ma loro sono egoisti, non sanno il male che mi assorbe e che assorbo ogni giorno. E' colpa di chi ha messo al mondo chi mi ha messo al mondo? O di chi ha messo al mondo questa miserabile razza ( la conosco la nostra razza, la vedo la sua immutabile infelicità, nei quadri di allora e sui marciapiedi di adesso ).
Se esiste un dio, io do la colpa a lui perché ha fallito: se io non sono felice, mai nessun altro potrà.