Orsù gente.
Uan premessa doverosa: ovviamente ho creato un fake. Scrivo qui da parecchio tempo e non mi è mai piaciuto spiattellare i fatti miei, ma sento di aver bisogno di qualche consiglio su come comportarmi... Chiedo a voi quindi, favorito dall'anonimato.
Chiedo scusa in partenza se lo scritto risulterà un po' lungo ma credo sia inevitabile, cercherò di formattarlo meglio che posso.
Bene, cominciamo...
I miei genitori sono separati ormai da qualche anno, abbastanza per essere un fatto navigato ormai. Una separazione con qualche battibecco, ma in fondo credo ce ne siano di ben più burrascose.
Da allora, secondo gli accordi giudiziari (NB. giudiziari, non parliamo di un accordo fra gentiluomini, ma di accordi registrati in tribunale) mio padre passa a me e mia madre dei soldi che servono per campare. Mia madre ovviamente ha sempre lavorato, attualmente fa 2 lavori (operaia durante la settimana, il sabato fa le pulizie).
Per quanto rigurada mio padre non posso certo dire che sia un disgraziato in quanto ha sempre lavorato parecchio, è un piccolo (micro) imprenditore.
Negli anni mio padre ha sempre onorato gli accordi... Certo magari ogni tanto capitava che saltasse, ma poi dava sempre tutto con gli arretrati... Facendo l'imprenditore, la disponibilità economica poteva singhiozzare a seconda dei capricci dei clienti.
Arriviamo alla mia maturità scolastica, dopo la quale trovo subito lavoro (un po' di culo fa sempre bene) e di comune accordo mio padre comincia a passarci solo il corrispettivo dell'affitto di casa, non ci interessa un centesimo di più.
Passano gli anni, mio padre trova una nuova compagna (che ha una figlia, al tempo, di 16 anni); abitano molto lontano, così lei viene a stare da mio padre con la figlia mollando il lavoro che aveva la (niente di che, ma stabile), si sposano (separazione dei beni, ndr) con tanto di ricevimento di gala. Ovviamente per risposarsi ha dovuto divorziare da mia madre, dove è stato messo per iscritto l'impegno di pagare l'affitto.
Io continuo a lavorare tranquillamente, non possiamo certo permetterci di cambiare la macchina, ma viviamo bene quanto basta.
Passano gli anni, ed arriviamo a circa un anno emmezzo fa dove mio padre comincia a saltare qualche mese. Niente di nuovo, il periodo è difficile, come ho detto sopra ha sempre onorato gli impegni.
Poco tempo dopo, una brutta giornata uggiosa di novembre, lo stabile dove lavoravo annuncia la chiusura programmata per 7 mesi dopo. Comincio a mandare subito domande di lavoro a raffica, giro con i curriculum in macchina come fossero volantini. La ricerca si intensifica dopo che resto definitivamente a casa visto il maggior tempo a disposizione.
Durante questo periodo, i singhiozzi delle finanze diventano un rubinetto chiuso.
Niente, un gran bel niente. "massì tu sei giovane e hai pure una bella esperienza! qualcosa vedrai che lo trovi!", tutte le volte che sento qualcuno dire questa frase mi sale un'insensata voglia di dargli fuoco. Ma sto divagando.
L'unica cosa che mi venne offerta dalla mia ex ditta (non è la stessa che ha chiuso... Non sto a spiegarvi, comunque facevo parte dell'indotto) era un impiego a Milano per gli stessi soldi che prendevo prima, non un centesimo di più. Ho fatto tutti i conti più volte: mantenere un appartamento non era fattibile, fare il pendoldare significava tornare a casa esclusivamente per dormire (oltre che non me ne sarebbero rimasti tanti in tasca).
Sia io che il mio collega rifiutiamo quell'accordo studiato per farci andare via. Tutti mi dicono che ho fatto bene, ma mio padre no. Secondo lui dovevo accettare, sarei potuto andare a stare da un mio zio che abita a Milano (70 anni con la moglie che soffre di alzheimer) e continuare a lavorare la. Gli faccio notare più volte l'assurdità della cosa, ma niente. Gli dico che per quella cifra piuttosto prendo e vado in Svizzera a cercare lavoro (lontano per lontano, almeno cerco un posto di lavoro che mi dia delle possibilità di avanzamento professionale e salariale, invece che lavorare per una ditta che in anni di lavoro mi ha dato il mio stipendio perchè era costretta a farlo), alchè è partito con un discorso che chi va la non è vero che sta meglio, che conosce della gente che è andata vai e prima di sistemarsi ha fatto anni a piangere etc etc... Boh, mi ha segato le gambe, in testa mi frullava sul serio l'idea di andare e tentare.
Prendo la mia disoccupazione per il tempo che mi spetta, mia madre continua a fare i suoi 2 lavori (nel mezzo gli viene pure un piccolo infarto nonstante sia relativamente giovane), e mio padre continua a non passarci niente. Sia io che mia madre durante tutto questo lasso di tempo siamo sempre stati comprensivi, gli abbiamo sempre detto magari di darci qualcosina se non tutto, per aiutare. Niente, i clienti non pagano, quando ci vediamo la settimana prossima cerco di darti qualcosa, bla bla bla.
Nel frattempo però non si fa mancare cene fuori, aperitivi... Qualche mese fa è scoppiata la TV (un vecchio crt), tempo 0 aveva preso una televisione nuova fiammante (una smart tv della Samsung, non ho controllato ma ad occhio meno di 300-350€ non è costata). Però mi dice che dopo il lavoro non fa più aperitivi, che sta sempre in casa perchè non c'è pecunia... Ora mi suona un po' di presa in giro.
Arriviamo ad oggi.Grazie alla disoccupazione, lo stipendio di mia madre ed ad alcuni avvenimenti fortuiti tiriamo avanti tranquillamente con le nostre forze. Ora però le finanze sono veramente finite.
Stamane mia madre chiama mio padre... Il quale si è arrabbiato: dice che dovevo accettare il lavoro a Milano, che non capisco niente, che adesso avevo un lavoro, che mi aveva detto di andare da un vivaista con il quale aveva parlato e stava cercando (balle, non mi ha mai detto nulla del genere).
Lì per lì, volevo saltare in macchina ed andare immediatamente da lui a dirgli nemmeno io so bene cosa, ma la ragione ha avuto la meglio ed ho cominciato a pensare su cosa fare.
Dunque, il racconto in verità sarebbe molto più lungo ma ho omesso barche di dettagli ed episodi per stringerlo il più possibile (e meno male...), magari ve li racconto in altri post con calma.
Mi servono consigli su come comportarmi ora, la mia pazienza nei suoi riguardi è arrivata seriamente al limite. Al grido "di padre ne ho uno solo" sono passato sopra cose anche abbastanza pesanti. Ho pazientato, ci ho sempre parlato. Ora sono ad un bivio: da una parte tutto può risolversi forse per il meglio (ma non so come e nemmeno come arrivarci), dall'altra credo che il rapporto con mio padre si incrinerà in modo irrimediabile o forse addirittura spezzarsi.
Consigliatemi...