Come ogni volta che tratterò temi probabilmente fuori della mia portata, chiederò preventivamente scusa all’utenza tutta, soprattutto quelli che ne capiscono più di me.
Nel secondo caso, infatti, avranno perso completamente il loro tempo, essendo l’idea che riporto per nulla originale. Tra l’altro, in un’epoca passata che molti di voi non ricorderanno perché forumisticamente non ancora nati, si parlava di libero arbitrio una settimana sì e l’altra pure.
Forte che nessuna idea è davvero originale (come dice Mvesim, prendetevela con lui) comincerò il mio ragionamento.
Poiché voglio fare le cose per bene, partirò ab urbe condita, proprio da capo, quindi. Questo per non prestare il fianco a pretestuose e sterili critiche da un utente che, dopo avergli fatto conoscere una ragazza che è scappata col suo migliore amico, si è imposto l’obiettivo di convertirmi al solipsismo. A tali attacchi ridiamo in faccia al nemico: AH AH AH!!!
…
Scusate…
Dicevamo: per fare proprio i precisini assumeremo come metodo di lettura della “realtà” (anche le virgolette sono utilizzate per mettere le mani avanti”) il metodo logico-scientifico. Utilizzerò quindi nozioni scientifiche su cui basare il mio ragionamento, e il ragionamento stesso saprà di dimostrazione scientifica.
La prima ipotesi, assolutamente arbitraria, è che nel nostro universo non ci siano dei, anime e fantasmini vari. Tutti le presenze metafisiche verranno rasoiate senza pietà. Allo stesso tempo, rimanendo in ambito empirico, non dovremmo far torto nemmeno a wittgenstein e bill ockham, poichè l’analisi verrà dedotta solamente da fattori di cui possiamo parlare.
Nel nostro mondo tutto pare esser dovuto a leggi fisse. Tutto questo potrà sembrare freddo e riduttivo, ma nulla ci fa pensare che altre forze siano presenti all’interno dell’universo.
Tutti i nostri pensieri o azioni sono provocati o da pensieri precedenti, o da riflessi incondizionati. Dei secondi poco ci importa: è ovvio ritenere che non ci sia libertà di un riflesso pavloviano o di quello che ci permette di evitare una pallonata in faccia.
Riguardo i primi, è ormai risaputo che il pensiero è il prodotto dei processi chimico-fisici della nostro encefalo. Se i processi funzionano male, vediamo che il pensiero muta qualità, di solito in peggio. Per verificare questa cosa basta bere una bottiglia di vino.
Se i nostri pensieri sono il risultato dell’incredibile numero di possibilità di combinazione tra percorsi neuronali, sono quindi il risultante preciso di un sistema regolato da leggi di causa ed effetto. Questo lascia poco spazio alla libertà.
Qualcuno potrà osservare che l’inderminabilità quantistica che avviene in questi processi poco ha da spartire con il meccanicismo soprascritto. Personalmente ritengo che queste inderminazioni siano per prima cosa poco influenti nel rapporto tra due neuroni, poiché per esserci una interazione c’è bisogno del raggiungimento di un precisa differenza di potenziale che attivi la stimolazione della cellula; ciò non toglie che possano essere presenti. Questo non cambia assolutamente il discorso perché una possibile casualità non significherebbe certo la libertà dell’individuo, ma semplicemente l’impossibilità di prevedere i futuri pensieri del soggetto in questione. Egli non sarebbe libero, semplicemente i suoi pensieri potrebbero avere una origine completamente casuale.
Una libertà presupporrebbe infatti che il pensiero non fosse originato dai neuroni, cosa falsa, o che un gruppo di neuroni agisse in modo contingente agli altri. Cosa potrebbe far disubbidire queste cellule alle leggi che regolano il nostro mondo? Non l’anima, per ipotesi, ma nemmeno la volontà dell’individuo. Dovremmo supporre che anche la volontà sia slegata dal pensiero (cosa non vera) e che sia un ente a sé: post hoc ergo ante hoc, la volontà precedente al pensiero che, modificando il mondo fisico (attraverso cosa, poi?) genera pensieri di volontà! Altrimenti, non diremmo altro che un gruppo di neuroni modifica lo stato di altri neuroni, cosa verissima ma che non presenta nessun aspetto di libertà.
Se pure volessimo ipotizzare una volontà cieca e libera, non sarebbe una nostra libertà, ma saremmo marionette di questo ente.
Ergo, non c’è bisogno di preoccuparsi delle nostre colpe né gioire dei nostri meriti. L’assassino è colpevole quanto la pistola che ha impugnato e il benefattore è magnanimo quanto il pozzo che ha fatto costruire.
E tutto ciò mi fa profondamente incazzare.