ho recensito il libro "Congo" di Michael Crichton.. secondo voi posso andare bene con questa recensione?
Recensione di “Congo” di Michael Crichton
Data la notizia della recente scomparsa di Michael Crichton, autore del famosissimo “Jurassic Park”, ho deciso di rendere omaggio a questo scrittore col libro su cui è ricaduta la mia scelta, Congo, valutato da molti come la sua migliore opera.
Il romanzo narra dell’ avvento di una spedizione scientifica americana nel cuore inesplorato dell’ Africa dopo la clamorosa notizia della scomparsa di un’ equipe mandata precedentemente appunto in Congo, e sterminata misteriosamente.
L’operazione ha il compito di ricercare i grandi giacimenti del diamante blu dalle particolari proprietà elettriche, ormai divenuti indispensabili nel campo dell’informatica, e di scoprire i ruderi della città perduta di Zinj.
Lo scalpore arriva in seguito alla visione di alcuni video registrati dalla truppa precedente, in cui sembra proprio che gli scienziati fossero stati attaccati da gorilla; dunque la capo spedizione Karen Ross decide di ingaggiare il primatologo Peter Elliot, capo del “Progetto Amy” che vedeva una troupe di scienziati alle prese con un gorilla, Amy appunto, la quale avrebbe dovuto apprendere il linguaggio mimico.
E’ il grande scontro tra la tecnologia più sofisticata e la natura millenaria e selvaggia: il campo in cui alloggiano gli scienziati, infatti, verrà attaccato da una nuova specie di gorilla, figlia dell’evoluzione e particolarmente violenta, capace di usare manufatti per il massacro degli scienziati, visti come “invasori del territorio”.
Tutti coloro che reputano questo un normale romanzo d’avventura fantastica, si sbagliano. L’idea è molto originale e la documentazione quasi ossessiva dell’autore su ogni campo (tecnologia, computer, storia, geografia, lingue indigene, credenze e primatologia con tanto di riferimenti bibliografici) fa si che ogni evento sia accuratamente chiarito in vista dei dati raccolti con spiegazioni chiare, puntuali e, soprattutto, verosimili, di ogni fatto inserito nella trama.
Oltre a questi punti, che varrebbero da soli il prezzo del libro, va aggiunto un piccolo difetto.
Il romanzo manca, a mio parere, di fattori adrenalinici. Per quanto questo non abbia inciso sulla curiosità per l’evolversi della vicenda (personalmente, ho terminato la lettura in pochissimi giorni) ho notato che nelle parti in cui l’equipe subiva gli attacchi la lettura scorreva serena senza nessun cambiamento sul piano emozionale. A tutto questo, rimedia il fatto che ad ogni scena ne seguiva un’altra, come in un flusso continuo, completamente inattesa. Insomma, un fattore sorpresa inaspettato.
L’autore riesce, con descrizioni accurate e minuziose, a immedesimare il lettore in ogni singolo paragrafo, dalle scene più rilassate a quelle più movimentate.
Dunque, questo libro, è sicuramente un romanzo con una trama geniale, originale e in cui ogni fatto è giustificato.
Ma Congo non è solo questo!
Nella lettura di questo “capolavoro” ho riscontrato anche alcuni messaggi e temi che Crichton ha voluto mandare al mondo.
Il primo tema che salta subito agli occhi è il rischio portato dallo sfrenato avvento dell'informatica, soprattutto in ambito militare, ma anche scientifico, medico. Ormai i computer sono in grado di prendere decisioni in frazioni infinitesime di secondo: in quest'ottica cade l'idea che nella guerra del futuro l'uomo dovrà "solo premere un bottone", con risultati, probabilmente disumani.
Un secondo tema è l'allarme lanciato per la distruzione senza scrupoli della foresta pluviale (come di molti altri ambienti naturali) che avviene inesorabilmente senza sosta.
L'autore si chiede se nel mondo esistano ancora ambienti "naturali", o se la Natura appartenga ormai solo ad un nostalgico passato.
L’ultimo tema è rappresentato dalla contrapposizione dell’intelligenza e della sensibilità del gorilla Amy al cinismo degli uomini che ricercano senza scrupoli il proprio profitto, a qualunque costo.
E’ come se l’autore volesse far capire che anche gli animali hanno un’anima e che, dunque, voglia abbattere questa diffusissima idea dell’ uomo come “unico animale intelligente”. Non è difficile capire se è più umano l'Uomo o il Gorilla: il messaggio dell’ autore è chiaro.
A questa tematica potrei affiancare una canzone contemporanea del nostro cantautore Caparezza: “Bonobo Power”.
In questa traccia, si ipotizza sarcasticamente che il bonobo (una grande scimmia antropomorfa abitante, guarda il caso, nelle umide foreste pluviali del Congo) sia in realtà una evoluzione della razza umana, in virtù della pacifica organizzazione sociale che la contraddistingue dal suo parente più stretto: lo scimpanzé.
Congo è definito come “Un romanzo molto istruttivo”(Beniamino Placido, LA REPUBBLICA) e io non posso far altro che accordarmi a questa dichiarazione: nel romanzo sono elencati i processi evolutivi dei computer e delle strutture per la trasmissione di dati, dagli anni ’40 agli anni ’70, in cui è ambientato il racconto, e sono spiegate le fasi di apprendimento del gorilla Amy del linguaggio mimico. Inoltre è elencata la storia di questi esperimenti, viene illustrata la situazione geopolitica congolese, la conformazione della catena montuosa di origine vulcanica dei Virunga in Congo (il luogo dove erano situati i giacimenti diamantiferi)
Il romanzo ha fatto cadere alcune mie credenze, penso condivise da parecchie persone: come per esempio la bonarietà degli scimpanzé, animali invece dispettosi, irrequieti, autori di rapimenti di bambini e di altri cuccioli di mammiferi durante le loro battute di caccia; e in antitesi la pericolosità dei gorilla, rivalutati come animali pacifici che non attaccano l’uomo e sono molto legati alla prole.
In vista di parecchie di queste informazioni Congo ha risvegliato in me la voglia della ricerca e la voglia di viaggiare non solo nel mondo civilizzato, ma anche nelle zone più selvagge del mondo.
Chiudo con un consiglio, se anche conoscete già la storia (magari per aver visto la versione cinematografica) leggete lo stesso il libro. Si tratta di uno dei classici esempi di come il racconto scritto si riveli inevitabilmente superiore alla “pellicola”.