Il primo poligono di tiro virtuale
Quando si gioca a uccidere
Tecnologia laser e niente porto d'armi, tra esercitazione avanzata e semplice videogame
MILANO – Vi alletta l’idea di imbracciare un fucile d’assalto M4 e sfidare zombie in una nebbiosa campagna? Aggirarvi per le stanze di un uffico in penombra impugnando una semiautomatica Smith & Wesson 1911 in cerca di un assassino? O simulare l’attacco a una postazione talebana in Afghanistan? Se tutto ciò vi intriga oggi avete a disposizione Urban9mm, il primo poligono virtuale d’Italia, da poche settimane aperto a Milano in via Lombardi. Cinquemila metri quadri, 16 sale di tiro con schermo di 7m x 3,5 e un software che gestisce le più svariate animazioni (a breve anche in 3D): a tema militare o altre più ludiche. Le armi sono identiche alle corrispettive reali, ma dotate di laser a infrarossi che dà imput a un sistema in grado di calcolare esattamente la caduta balistica del proiettile. Un sistema importato Usa e “fin’ora in utilizzo esclusivo degli apparati militari, oggi per la prima volta fruibile anche al grande pubblico” come afferma l’ideatore del centro Davide Padovan. Il porto d’armi? Non serve.
Le armi. In merito ai risultati di una vecchia (2006), ma sempre molto citata ricerca dell’Università dello Iowa secondo cui l’uso ludico delle armi tramite videogames stimolerebbe l’aggressività in bambini e adulti, i promotori di Urban9mm sottolineano la principale natura del centro, ovvero un luogo di esercitazione avanzata per forze dell’ordine e militari, dove si studiano “tecniche di ingaggio” in specifiche condizioni di pericolo. Un simulatore non dissimile da quelli in uso ad esempio nell’aeronautica militare e civile. L’aspetto ludico tuttavia esiste: potenzialmente chiunque, dai 16 anni in su (ma con genitore se minorenne), può decidere di passare qui il sabato sera crivellando sagome tridimensionali un fucile d’assalto HK 416-145. Ma l’ingresso è selezionato da un attento vaglio del soggetto, da un corso in cui si insegna «l’educazione» al tiro sportivo e dall’iscrizione all’associazione omonima.
Le regole. Anche se in Europa le norme che regolano il porto d’armi sono in genere assai rigide (ma non sempre: di questi giorni la notizia della bocciatura in Svizzera di un referendum per vietare il possesso in casa di fucili da guerra concessi ai cittadini soldati; regole meno rigide anche nei poligoni di Serbia e Slovenia), l’iniziativa è probabilmente destinata a far discutere, come un decennio fa i primi raduni di Soft Air, disciplina ludica che consiste nel simulare azioni di guerra in zone boschive o aree urbane con armi ad aria compressa, ancora assai praticata, o le attività venatorie in genere. Perché gli appassionati d’armi ci sono e difendono coi denti – basta scorrere i numerosi forum online sul tema – il loro diritto di «sportivi» (il tiro a segno è una disciplina olimpica) o di collezionisti, da sospetti e pregiudizi diffusi. Che poi l’uso ludico/sportivo di armi accentui o sfoghi l’aggressività naturale, è materia di psicologi e sociologi, oltre che di pubblico dibattito. Ma intanto il gioco è cominciato.