1) Parti audio pre-esistenti; sample, loop.
Ovvero, campioni registrati o sintetizzati in precedenza, che ora si presentano sotto l'aspetto di file audio, come ad esempio wave, aiff, e affini. Chiamati in gergo sample, sono disposti lungo la linea temporale del brano, e vengono richiamati ogni qual volta devono suonare. Un sample può essere un colpo di cassa, uno snare, un hat, o anche la melodia di una chitarra. Parente stretto del sample è il loop, ovvero un sample che può idealmente ripetersi all'infinito. Sample e loop, se non registrati con le nostre manine (quando possibile, ad esempio sintetizzare una cassa truzza è molto difficile per un produttore amatoriale) trovano spazio in determinate raccolte, organizzate per generi, vendute da società quali
Vengeance,
Vip Zone o
AKAI.
2) Dati da sintetizzare: il protocollo MIDI.
Sicuramente a tutti noi sarà capitato di aprire un file MIDI con MediaPlayer, ed andare in estasi per i magnifici suoni che ne scaturiscono dalla riproduzione ^^ Questo è un primo esempio di sintesi sonora. MIDI sta per "Musical Instrument Digital Interface"; un protocollo creato nei primi anni 80 per la comunicazione tra strumenti elettronici; con questa sorta di linguaggio vengono veicolati esclusivamente dati, che possono essere note, la loro durata, la loro modulazione, il loro pitch, ma anche istruzioni più complesse che non riguardano strettamente la composizione melodica del brano. Queste informazioni, inviate ad un sintetizzatore, hardware o software che sia, lo fanno suonare, o ne cambiano dei particolari parametri. Tornando all'esempio di prima, quando "suoniamo" un MIDI, non facciamo altro che inviare i dati contenuti in esso (e quindi nessun suono) ad un sintetizzatore interno alla nostra scheda audio. Questo avviene anche nei sequencer: traccie interamente costituite da informazioni in protocollo MIDI, che vengono riprodotte da sintetizzatori con i suoni che più ci aggradano. Accenniamo infine che il MIDI non è utilizzato solamente per generare segnali audio, ma anche come mezzo di comunicazione tra le varie macchine: in commercio esistono numeorsi controller che ci permettono di pilotare il software via hardware, o l'hardware via software; in linguaggio tecnico, parliamo di MIDI Learning.
2.1) I Sintetizzatori.
Ora, veniamo ai sintetizzatori, che possiamo sostanzialmente definire come un apparato hardware, o software, atto alla produzione autonoma di segnali audio. Solitamente hanno l'aspetto di una grossa tastiera (nell'esempio, un
Virus TI2 Keyboard) anche se con la tastiera non ha nulla da spartire, poichè quest'ultima ha il solo scopo di inviare al sintetizzatore dei segnali MIDI, di cui abbiamo parlato prima, per trasformali in suoni (nel caso del Virus, la parte che serve a sintetizzare il segnale audio è
solo questa; nell'esempio, un Virus TI2 Desktop, privo di tastiera). Come già accennato, un sintetizzatore può anche essere software: parliamo di VSTi. La tecnologia VST, che consente tramite un applicazione detta Host (il sequencer che si utilizza, ad esempio) l'emulazione di effetti\sintetizzatori tramite pc, fu inventata qualche anno fa dalla Steimberg, la casa produttrice di Cubase. L'acronimo sta per Virtual Studio Technology, e i software realizzati in questa tecnologia vengono divisi in due grandi famiglia: VST, gli effetti, e VSTi, i sintetizzatori\campionatori (la "i" finale sta per instrument).
2.1.1) I Sintetizzatori - Preset.
Il modo più elementare per utilizzare un sintetizzatore è fare affidamento ad i suoi preset di base. Ma cosa è un preset? Possiamo definirlo come un file in cui sono memorizzate le impostazioni dei vari comandi del synth, per produrre un particolare timbro sonoro. Su pc i preset si presentano in formato "fxp", anche se non sono rari i casi in cui un vsti, o un software, utilizzi formati proprietari, come ad esempio "p5p" nel caso di Pro53, o "st" nel caso di Fruity Loops (in realtà i file .st rappresentano lo stato di un canale, un concetto di "preset" leggermente più ampio; non ci si limita alle impostazioni del vsti ma anche a vari parametri del canale in cui esso è contenuto). Possono esistere raccolte di preset? Si; si chiamano Bank e si presentano in formato "fxb". Utilizzare un preset non significa però saper utilizzare un synth, sarebbe molto più figo e professionale farsi i suoni da soli, no?
2.1.2) I Sintetizzatori - Funzionamento e Parametri Principali.
Per capire come utilizzare un sintetizzatore, ci serve innanzitutto capire come e con quali principi viene generato il suono. Non possiamo quindi non parlare della nostra amica
Trasformata di Fourier
Wikipedia
Nella
teoria dei segnali, la trasformata di Fourier è lo strumento che permette di scomporre un segnale generico in una somma di sinusoidi con
frequenze,
ampiezze e fasi diverse. Se il segnale in oggetto è un segnale periodico, la sua trasformata di Fourier è un insieme discreto di valori (spettro discreto, o a pettine): la frequenza più bassa è detta fondamentale ed è pari a quella del segnale stesso mentre tutte le altre frequenze sono multipli della fondamentale e prendono il nome di armoniche.
In parole povere, si può scomporre un qualsiasi segnale in una somma di diverse sinusoidi, o, per semplificarci la vita evitando di passare mesi e mesi a impostarne differenti migliaia

in una somma di tre differenti forme d'onda "di base": la già citata sinusoide (sine), l'onda quadra (square) e l'onda a dente di sega (saw). Per completezza, faccio notare che queste ultime due altro non sono che versioni "particolari" delle onde rettangolari e triangolari. Ecco quindi perché in un sintetizzatore sono presenti degli oscillatori, il loro compito è generare le onde "base" che una volta sommate comporranno il nostro suono! Solitamente in un sintetizzatore sono presenti due o più oscillatori, ovviamente più oscillatori più flessibilità nella sintesi.
...a breve il resto
