La sperimentazione animale è inutile e antiscientifica perché uomo e animali sono troppo diversi
Il presupposto della legge è che “benché sia auspicabile sostituire nelle procedure l’uso di animali vivi con altri metodi che non ne prevedano l’uso, l’impiego di animali vivi continua ad essere necessario per tutelare la salute umana e animale e l’ambiente”. Secondo le posizioni animaliste più radicali questo non è vero, perché l’uomo e i vari animali da laboratorio sono esseri differenti e ciò che funziona o è tossico per gli uni non è detto lo sia anche per gli altri. La posizione di gran parte della comunità scientifica è che invece gli animali possano rappresentare un buon modello per studiare i meccanismi di una malattia: la scelta di un animale da laboratorio non è casuale, ma dipende dal livello di complessità di quella specie, da quanto la si conosce, da quanto sia “naturalmente” affetta dalla malattia che si sta studiando, da quanto un certo organo sia simile al suo corrispettivo umano. Per esempio, i topi condividono con l’uomo l'85% del patrimonio genetico, mentre le funzioni dei geni sono identiche (un roditore è assai probabilmente alle origini dell’albero evolutivo che ha portato all’
Homo sapiens).
Si stima che i modelli animali abbiano mediamente una predittività del 70%, con variazioni che vanno dal 30% della pelle al 90% del sangue. Resta un 30% di tossicità non prevista: agli scienziati spetta il compito di rendere i test in cellule più efficaci possibile, in modo da fermare la maggior parte dei progetti a questo livello e portare avanti solo quelli che hanno altissima probabilità di essere curativi per i pazienti.