[1]L'angolo delle bufale - Pag 34
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Discussione: [1]L'angolo delle bufale

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  1. #496
    Follettotia
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  2. #497
    Lust L'avatar di Chirin ran sheron
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  3. #498
    The Eternal Instant. L'avatar di explorer
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    questo è il primo capitolo...



    Il letto appariva ancora disfatto e con le coperte messe alla rinfusa quando Jack si stava infilando le scarpe nere da lavoro per uscire di casa. Quella mattina si era alzato in fretta e furia ben 15 minuti più tardi del solito, facendo così saltare il rigido e studiato rollino di marcia che aveva preparato.
    Alle sette in punto doveva trovarsi sotto la doccia a darsi una rinfrescata,ma in realtà era ancora con la sua tazzina di caffè logora e sporca ripescata dal lavabo, contenente un caffè macchiato per far sparire il sonno, a pensare al da farsi. Alle 7.15 era fissato l’appuntamento con il portone di casa per recarsi alla sede del giornale a cui faceva parte. Peccato che per quell’ora jack non si era ancora infilato i calzini puliti che solitamente rilevava nel terzo cassetto del suo armadio personale. Verso le 7.30, quindi, Jack entrò nella sua automobile, una Porche cabriolet che in molti avrebbero desiderato guidare. Tirò fuori le chiavi dalla giacca grigia e sbiadita e le inserì nell’apposita fessura. Il motore cominciò a ruggire e dopo che le gomme fecero la loro abituale sgommata mattiniera la macchina partì a tutta velocità in direzione ovest, non curandosi né della velocità, né della cintura di sicurezza. Il suo volto appariva nervoso rispetto ad altre giornate. Grondava di sudore già a quell’ora e le mani erano tese e appiccicate al volante come una chiocciola al suo guscio. Aveva venti minuti per raggiungere l’altro lato della città, e a una velocità costante come quella in cui stava andando ce l’avrebbe anche fatta. Piombarono davanti ai suoi occhi,però, una miriade di automobili,di tutti i tipi, di qualsiasi colore. Formavano un arcobaleno dinanzi alle sue pupille che non gradiva di certo,dato che aveva i minuti contati. Cominciò allora ad innervosirsi sul serio: le rughe sul viso si notavano sempre di più, e il piede destro, quello che era pronto e desideroso a pigiare il pedale dell’acceleratore, era immobile in uno stato di paralisi. Si passò una mano tra i capelli che non era riuscito neanche a pettinarsi e accese la radio,per distrarsi da quella situazione irritante. L’altoparlante iniziò subito a strillare e inondare la cabina dell’auto con un lieve rumore,e con dolci note a ritmo di jazz. A quel punto il volto di jack cominciò a tornar sereno e tranquillo, e il piede si appoggiò lievemente a una spanna dal pedale. Aveva diversi pensieri per la testa, la maggior parte inerenti al lavoro,e qualcun altro riguardante la famiglia. Passarono dieci minuti e la fila che sembrava non finire mai si tramutò magicamente in una strada asfaltata pronta per essere divorata da quattro ruote e un motore che dominavano l’asfalto. Ebbe finalmente l’opportunità di spingere a fondo il pedale dell’acceleratore,anche se lo vece con un po’ troppa enfasi, ritrovandosi nel giro di pochi secondi,a centosettanta chilometri orari,ovviamente oltre il limite di regolamento. Neanche il tempo di respirare che una pattuglia di polizia si avvicinò all’auto di jack, che alla loro vista cominciò a sbuffare e sbraitare,continuandosi a domandare perché capitassero tutte a lui, e proprio quel giorno. Un giorno che forse,sarebbe stato quello ideale per fare un passo in avanti nella sua carriera,per svoltare,finalmente e raggiungere quel traguardo che da tempo si era prefissato di tagliare. Quella mattina,infatti,dopo un breve colloquio con il direttore del giornale,si sarebbe dovuto recare alla villa di Robert Caternet, uno dei più famosi attori d’America di quel momento, per realizzare un’intervista esclusiva che l’artista aveva deciso di concedere proprio al loro giornale. Nonostante in quel momento ci fossero da documentare diversi importanti fatti di cronaca, che di certo erano rilevanti dieci volte un’intervista ad un attore,seppur trasportato da un’enorme onda che rispondeva al nome di successo, il direttore del quotidiano non volle sentir ragioni,decidendo di pubblicare in prima pagina,sopra tutte le altre notizie,di cronaca o meno, l’intervista che jack avrebbe dovuto fare a Robert. Avrebbe,perché tra code estenuanti, poliziotti irritanti e tediosi come una lama di coltello appena affilata e pronta a conficcarsi nel ventre di una qualsiasi persona e problemi di parcheggio, jack si presentò alla redazione del giornale con quarantacinque minuti di ritardo,che non sono pochi.
    Il direttore non la prese molto bene,e questo jack lo aveva intuito subito,appena visti i suoi occhi fulminanti e puntati verso il suo viso ,che sembravano annientare tutto con un solo sguardo.
    Poi, il capo, gli si avvicino piano piano senza mostrare il minimo risentimento per il ritardo, e con un tono freddo gli disse:
    “Ben arrivato!”
    “Scusi,direttore se sono arrivato con qualche minuto di ritardo..” rispose jack sorridendo forzatamente.
    “Qualche minuto di ritardo,eh? Dovevi presentarti qui alle 7.45, e invece adesso sono le 8.30!”
    “Rinnovo le mie scuse,capo.”
    ”Non mi interessano le scuse! Ormai sei arrivato in ritardo,e anche se ti scusi, l’orologio non torna indietro di tre quarti d’ora dopo aver sentito le tue parole! Allora,mi vuoi spiegare il motivo del tuo inappropriato,soprattutto visto il giorno in cui ti sei ritrovato a farlo,ritardo?” disse il direttore alzando la voce.
    “Bè,innanzitutto mi sono svegliato con un leggero ritardo,diciamo un quartod’ora, minuto più, minuto meno.La sveglia stamattina non ha fatto il suo dovere…”
    “E i restanti trenta minuti di ritardo come li giustifichi,sentiamo!”
    “Ho corso un po’ troppo con la mia auto per recuperare i minuti persi e dei poliziotti hanno subito acceso le sirene e si sono fiondati verso di me chiedendomi patente,libretto,e facendomi perdere come da programma,per loro ovviamente,una mezz’oretta abbondante e ovviamente facendomi pagare una multa salata…questo è tutto,direttore.”
    “Ma come ti è saltato in mente di compiere simili fesserie oggi,che doveva essere tutto perfetto! Dovevi arrivare in orario,discutere con me su come impostare l’intervista e poi recarti in men che non si dica alla villa di Robert Caternet! Non andare a duecento all’ora per la strada rischiando anche di ammazzare qualcuno!”
    “andavo a centosettanta all’ora per essere precisi,direttore,e facevo molta attenzione a chiunque attraversasse la strada,quindi rischio di incidenti o ammazzamenti vari non ce n’era!” Rispose Jack con un tono alquanto sarcastico.
    “Non credere di dimostrarti spiritoso davanti a me,inteso? Così facendo non fai altro che aggravare la tua posizione! Ringrazia che oggi non sono in vena di declassare a uomo delle pulizie nessuno perché oggi è il mio compleanno…”
    “Auguri direttore!”
    “Sì,sì,auguri…non cambiare discorso! Un regalo me l’avresti potuto fare sicuramente oggi, e invece mi hai deluso prontamente come mi aspettavo…”
    “Allora è così che mi giudica? Una persona inetta e capace solo a rovinare tutto? È questo che pensa di me?”
    “Direi che non ci sei andato molto lontano…vediamo di ritornare ad argomenti più importanti… del tuo degrado psichico me ne importa poco.”
    “spiritoso,Tom,molto spiritoso.”
    “Il mio è sarcasmo pungente e acuto caro il mio Jack. È anche con questo che mi sono spianato la strada verso la via del successo. E poi quante volte ti ho detto di non chiamarmi Tom? Ti ricordo che sono un tuo superiore,di molto anche,e desidero che tu non usi un tono così confidenziale con me. Al massimo chiamami direttore Sacker,se ti duole pronunciare solo la prima parola.”
    “se solo avessi puntato la sveglia ieri sera…”
    “se di qua,se di là…non ci siamo per niente. Un giornalista deve vedere la realtà su una specie di linea retta,che non devia mai verso supposizioni e realtà alternative come stai facendo adesso,Jack. Ora vieni nel mio ufficio,ci stanno aspettando Mezwer e Lontin.” E detto ciò si incamminò verso la meta con le sue tozze gambe che compievano piccoli e pochi passi per volta. Il direttore Tom Sacker non era una persona presuntuosa e puntigliosa come faceva apparire a tutti. Era sì schietto, ma sempre ragionevole, e perdeva le staffe solo nei momenti più opportuni,senza scadere mai nel ridicolo con moine e lamentele scontate che non si adeguavano al contesto nel quale si trovava. Frugò nella tasca destra dei pantaloni trovando un sigaro invitante che in quel momento avrebbe fumato volentieri. Prese quindi un accendino e con una stretta e lunga fiamma lo accese, si stirò per un attimo le braccia,si mise a posto la giacca e tolse dalle labbra sciupate e screpolate il sigaro appena acceso per fare la prima boccata. Durante il breve tragitto notò per terra,sul pavimento lucido e pulito,una carta di caramella che stonava non poco nell’insieme. Indignato per ciò si consultò con jack.
    “ne sai qualcosa di questa cartina posta inaccettabilmente sul pavimento?”
    “direttore,le ricordo che sono appena arrivato.Comunque sia non mi sembra un crimine buttare, magari inavvertitamente una carta di caramella per terra…ma se vuole indagare sul reato posso farle benissimo da assistente!” disse sogghignando.
    “Stai veramente esagerando con la tua vena sarcastica,jack.” Continuò Tom.
    “Ma direttore,ha detto lei pochi minuti fa che ha fatto carriera anche grazie al sarcasmo.”
    “ho detto anche,infatti. Cioè quello che manca a te!”
    “E sentiamo,cosa mi mancherebbe per sfondare nel mondo del giornalismo fino a diventare direttore di un quotidiano?” domandò incuriosito Jack.
    “Prima di tutto la puntualità” rispose prontamente Sacker. “cosa che di certo non hai sigillata nel tuo bagaglio culturale e comportamentale che ti sei creato e portato fin qui.”
    L'unica certezza è il dubbio.

  4. #499
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    E su queste parole si interruppe la discussione. Dopo esser giunti nell’ufficio, cominciarono a discutere assieme a Mezwer e Lontin,rispettivamente l’addetto alla cronaca nera e quello dedito agli articoli sportivi e d’attualità, sul futuro del quotidiano.
    “Jack Stalton! Buongiorno! Qual buon vento ti porta?” disse ironicamente Paul Mezwer.
    “Vento di ritardo,suppongo! Eh,eh!” continuò Mark Londin.
    “Evidentemente vi ritenete superiori di diverse lunghezze se vi siete preparati con cura queste divertentissime osservazioni sul mio arrivo oggi,dico bene?” Rispose in tono burbero Jack.
    “Stiamo calmi. Ho già discusso con lui e non mi sembra il caso di continuare.” Chiuse così il discorso Tom,per aprire subito un’altra questione,che però non si allontanava molto dagli affari di Jack,anzi:
    “L’intervista esclusiva che avevamo oggi con Robert Caternet è saltata per uno spiacevole inconveniente…”
    “Che risponde al nome di una sveglia che non è suonata,dico bene jack?” chiese Paul accavallando nel frattempo la gamba destra sull’altra.
    “Sempre la stessa scusa,Jack! Oltre che nei servizi sei banale anche nelle scuse.” Continuò Mark seguendo l’esempio del suo collega.
    “ Adesso ne ho veramente le palle piene dei vostri atteggiamenti! Esigo un minimo di rispetto da due colleghi. Faccio parte da poco tempo del “Day and Night” ma fino ad ora non ho ricevuto un minimo di solidarietà per ciò che faccio,bensì lamentele e sbeffeggiamenti!”.Jack era su tutte le furie: il suo volto era diventato paonazzo e gonfio,tanto che si riuscivano a intravedere le vene verdastre che aveva, le sue mani erano tremanti dalla tensione come due foglie prima di lasciare la loro casa natia per farsi cullare dal vento e scivolare dolcemente sulla terra umida, le maniche della giacca erano stropicciate a causa delle sbracciata che dava in direzione dei due colleghi per far valere almeno nella minima partei suoi diritti. Tom lo prese per un braccio e lo invitò a calmarsi e riprendere la discussione da dove l’avevano lasciata con calma e serenità,come se nulla fosse accaduto. Il palmo della mano di tom era sudato e bagnato come un corridore dopo lo sprint finale nei cinquemila metri,e la sua parlata lenta e chiara fece intendere a Jack che forse era veramente ora di smettere di offendersi per così poco. Jack fece scivolare lentamente la mano verso di sé lasciando sul tavolo in legno massello quella del direttore. Tirò fuori dal taschino sul lato destro della sua giacca un pacchetto di fazzoletti di carta,di quelli sottili e facilmente strappabili e si soffiò il naso fragorosamente in una sorta di sberleffo a distanza,ovviamente indirizzato ai suoi due cari “amici di lavoro”. Fatto ciò,e dopo aver riposto il pacchetto nella solita tasca,diede al direttore Sacker,come lo chiamava lui,il consenso sul iniziare nuovamente il discorso.
    “Come stavo dicendo prima”,iniziò Tom,”Oggi ci toccava l’intervista ad uno dei migliori attori in circolazione,anzi ti toccava,Jack Stalton,ma non essendoti presentato all’orario giusto,ovvero otto in punto qui,e successivamente nove e un quarto alla sua villa,l’esclusiva è saltata. Dovrei essere incazzato nero come faccio di solito,quando vedo sfumare davanti ai miei occhi un simile scoop, ma oggi non lo sono….oggi non sono adirato,sono anzi rilassato. In primis,per come ho detto poco fa a Jack nel corridoio prima di venire qui nello studio che è il mio compleanno e non ho nessuna voglia di rovinarmelo per una fumata di rabbia o un attacco di nervi che certo non aiuterebbe il mio debole cuore,in secundis perché poco prima che il ritardatario si presentasse al lavoro come se niente fosse, Robert mi ha telefonato,prima chiedendomi se alle nove e quindici,minuto più,minuto meno sarebbe venuto l’inviato per l’intervista,e dopo,ovviamente in seguito al chiarimento sull’impegno improvviso del nostro dipendente ovvero sempre tu, Jack, se andava bene a me il posticipo dell’intervista a domani mattina,sempre allo stesso orario,poiché oggi aveva da sbrigare diverse commissioni. Ovviamente gli ho dato il benestare. Questi è tutto.”
    Tom detto ciò si stravaccò sulla sedia in cui prima era diligentemente seduto, mise la braccia dietro il collo e cominciò a fissare insistentemente jack,con un sorriso diabolico.
    Jack, rimase zitto per qualche secondo,deglutii una volta e dopo aver sbattuto una decina di volte le palpebre degli occhi cominciò a parlare:
    “ Direttore,sa bene che per domani mi sono preso un giorno di permesso. È l’anniversario del matrimonio di me e mia moglie,il decimo per l’esattezza. Aspettavo da tempo quel giorno e lei me lo vuole rovinare in questa crudele maniera? Annullandomi il giorno di permesso e usarmi come un giocattolo nelle sue sporche e luride mani?”.
    “ Ora stai esagerando,Jack. Se non sbaglio la colpa è tua,se ti rotrovi in questa incresciosa situazione. Tu sei arrivato in ritardo questa mattina, tu hai mandato a monte l’intervista, tu sei finito nella ***** e tu te ne tiri fuori. Spero di essere stato chiaro.” Tom non voleva sentire ragioni. Era convinto di ciò che stava dicendo e non aveva la minima intenzione di “regalare” quel giorno di festa a Jack,anzi, voleva trasformarlo in un piacevole mattino infernale,con lui col microfono puntato verso Caternet,con le mani sudate e il pensiero da tutta un’altra parte e sua moglie allo stesso tempo a piangere disperata e affogare nel mare di fazzoletti sporchi che aveva appena usato per pulirsi le lacrime di disperazione che scendevano lungo il viso e il muco che sgorgava inesorabilmente dalle narici del naso.
    Jack si trovava davanti a un pozzo con alle spalle un ladro che l’aveva preso in ostaggio,pronto ovviamente a buttarlo in quel buco nero,tetro e misterioso,ma con un futuro certo: la morte.
    Stava a lui decidere se affrontare implacabile il destino senza opporsi e accettando ciò a cui sarebbe andato incontro, oppure far sentire la sua voce,far capire che non era un cubo di rubik da rigirare come si voleva fino a trovare l’incastro giusto per il successo e la fama a discapito di un dipendente.
    La sua bocca era asciutta,secca e non riusciva a emettere nessun suono. Era come se ci fosse un impedimento tra le corde vocali che gli impediva di parlare. Prese coraggio,giusto un poco, si schiarì la voce più di una volta e fece un lungo respiro, lento e apparentemente infinito in quel momento. Si gonfiò il petto e si sistemò il colletto della sua camicia,che teneva sotto la giacca. Si tolse la cravatta come in un gesto di sfida e l’appoggiò sul tavolino,al quale erano appoggiati anche i gomiti di Paul e Mark che osservavano compiaciuti la scena,come se fosse uno spettacolo teatrale. Ghignavano tra i denti,ma non lo facevano notare. Continuavano a lanciarsi delle occhiate che successivamente andavano a finire sul corpo di Jack, sulla sua espressione sofferente, sulla sua situazione a momenti surreale, sulla sua voglia di parlare che però veniva fermata dal buonsenso, dalla voglia di non perdere un lavoro che rendeva lui bene,molto bene. Riceveva un lauto stipendio mensile,e gli venivano dati dei premi per scoop e interviste esclusive,proprio come quella che doveva fare a Robert Caternet. Fare un’intervista a Jack non era mai pesato. Ogni volta che Tom Sacker gli affidava un compito del genere lui non si tirava mai indietro. Accettava sempre senza esitare. Ma questa volta non poteva fare a meno di esitare,visto che se da una parte ci sono un bel bonus in denaro e un’intervista veloce e non impegnativa da fare, dall’altra c’era il festeggiamento di ben dieci anni di matrimonio,passati felicemente con numerose esperienze indimenticabilicon la donna della sua vita,che non avrebbe mai lasciato per niente al mondo,che non avrebbe mai tradito e mai deluso. “Una donna che non avrebbe mai deluso”, proprio di questo aveva timore Jack, avere la paura che con tale scelta (quella di andare ad intervistare l’attorone), qualcosa si sarebbe andato a rompere qualche meccanismo primario della macchina dell’amore e della fedeltà. Persino i suoi due figli Steve e Bob, rispettivamente di 6 e 9 anni, aspettavano da tempo il decennale dell’unione dei loro cari genitori,che mai si erano ostacolati o rimproverati a vicenda per qualche fatto o scelta.
    Aspettava com impazienza l’avvenimento specialmente il suo primogenito Steve, un bambino pacioccone con i capelli sempre arruffati,di colore marrone,con lgi occhi vispi e attenti,azzurri come il mare in piena estate, con il mento sporgente,per il quale veniva spesso preso in giro dai suoi compagni di scuola e con la sua voglia di creare,creare e creare. Non stava mai fermo in nessuna situazione,neppure a tavola. La sera si sdraiava sul letto nella sua cameretta,dove dormiva anche il fratello minore,e pensava a cosa avrebbe fatto il giorno dopo, a cosa avrebbe regalato e donato. Era un bambino generoso. Ad ogni data speciale,come compleanni o festa del papà o della mamma, faceva sempre bigliettini graziosi,molto elaborati, a cui dedicava molta attenzione e fatica per diversi giorni e chiedeva sempre appena consegnato,se aveva svolto un lavoro perfetto o se invece aveva sbagliato qualcosa e lo doveva correggere. Aveva la mania di continuare a migliorarsi, e per i dieci anni di matrimonio di papà e mamma aveva promesso un regalo e un biglietto spettacolare, che avrebbe studiato nei minimi dettagli. Anche per questa ragione, Jack non poteva tirarsi indietro riguardo ai festeggiamenti, e perciò la scelta si fece a dir poco ardua.
    Il direttore Sacker non aveva ancora tolto lo sguardo dai suoi occhi. Il suo volto era fermo in quella posizione da ormai minuti,sembrava una statua di cera.
    Jack prendendosi tempo avrebbe solamente peggiorato la situazione. Decise quindi di paralre una volta per tutte,combinando coraggio, buonsenso e accondiscendenza:
    “ L’intervista mi prenderà solo la mattinata?” chiese sempre più intimorito.
    Tornò nuovamente il silenzio. Questa volta il tempo se lo prese Tom. Gli unici rumori che si sentivano nello studio in quel momento erano i colpi di tosse dei due colleghi di Jack, che si stavano strozzando dalle risate.
    “Prenderà solo la mattinata,sempre se non vieni un’altra volta in ritardo.”, rispose senza battere ciglio Tom.
    “Quindi dopo l’intervista mi concederà il resto della giornata di permesso,vero?” continuò spavaldo Tom.
    Silenzio di tomba per l’ennesima volta. Sacker non sapeva se fare il tipico direttore bastardo punendo senza sentire obiezioni e quindi eliminando completamente il giorno di permesso, o fare l’ormai raro direttore gentile dando la possibilità di far passare almeno pomeriggio e sera con la sua famiglia il giorno del decimo anno di matrimonio. Per fortuna di Jack, nella mente contorta e nebulosa di Tom prevalse l’animo da direttore amorevole, e quindi, rispose così al suo dipendente.
    “E sia.”. Fu conciso,tirchio con le parole,ma Jack aveva afferrato più che bene il concetto, e cominciò a tessere lodi al direttore sulla sua infinita bontà.
    “Smetti di fare il lecchino comincia a lavorare. Non ammetto questo tipo di comportamento!”.
    “E’ tornato bastardo…” pensò Jack,ma poco importava. Quello a cui ambiva l’aveva ottenuto e iniziò diligentemente il suo lavoro giornaliero.

    questo era il primo capitolo...l'ho diviso in due parti perchè il testo era troppo lungo...gli altri capitoli non li posto, sennò intaso la pagina...
    L'unica certezza è il dubbio.

  5. #500
    Follettotia
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  6. #501
    Utente L'avatar di Squall91
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  7. #502
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  8. #503
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  10. #505
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  11. #506
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  12. #507
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