dal foglio di ieri
Froci
L’incomprensibile (e ignorante) insofferenza per il Gay Pride
di Daniela Scalise
Contagio di sentimenti al bando
Ma perché ce l’hanno tanto con il Pride?
Perché quei sorrisini dementi, quei
commenti schiumanti di ira, quell’ansia che
denuncia un’insofferenza incomprensibile?
Qualche giorno fa, in una trasmissione televisiva,
il conduttore – persona per bene e di
sincera cordialità – lamentava “le esagerazioni”
che si manifesterebbero nei cortei gay.
Come se il corteo che si svolge ogni anno in
una località diversa (quest’anno è toccato a
Grosseto ed è stato imponente ma ignorato
dai media) sia un girone infernale dove si
consumano en plein air atti osceni o dove sfilano
comunque immonde rappresentazioni
di una sessualità brutale e dannata. Chiunque
sia andato (non dico visto in tv o letto sui
giornali) a un Pride sa molto bene che si tratta
di una folla di uomini e di donne che al 99
per cento son gente (grazieaddio) piuttosto incolore,
indistinguibili dalle masse che popolano
i centri commerciali, le strade delle
città, i concerti. Al massimo – visto che di solito
si svolge sotto la canicola – son persone
abbigliate con leggerezza marinaresca, t-shirt
e pantalonici corti, qualche bandiera arcobaleno
(che i pacifisti hanno scippato al movimento
gay senza che nessuno protestasse
sul serio). Certo, qualche bel ragazzo la maglietta
se la toglie, c’è qualche coppia di uomini
o di donne che osa sbaciucchiarsi e molti
che si tengono per mano mentre qui e là vagano
allegre e festanti le trans che, pur insignificanti
in termini proporzionali rispetto all’universo
che manifesta, sono i soggetti prediletti
di fotoreporter e cineoperatori. Premesso
che non ho nessun problema a farmi
rappresentare da una persona transessuale,
che i travestiti e le trans sono state sempre in
prima fila nelle battaglie per i diritti civili,
non posso non osservare che la fame di stereotipo
è insaziabile. I froci devono essere
per forza “colorati”. I froci devono interpretare,
nella mente viziata e viziosa di molti, un
esempio di perdizione di eccentricità genitale.
Siamo arrivati al punto che una qualche
associazione di genitori (magari gli stessi che
parcheggiano i propri pargoli davanti alla tv,
magari quelli che denunciano il professore
che si è permesso di riprendere il pupo arrogante
e cafone ma chissà perché intangibile)
aveva chiesto che la manifestazione degli
omosessuali si svolgesse al chiuso. In questo
i media italiani continuano a vivere in una dimensione
di imbattibile banalità narrativa. Il
dato è scoraggiante ma insieme racconta la
sempre maggiore necessità che hanno kermesse
civili come il Pride.
dall'unità
http://www.unita.it/index.asp?SEZION...TOPIC_ID=35531
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non so quanta gente ci fosse, l'unico dato vago lo da l'articolo del foglio, secondo cui la partecipazione sarebbe stata notevole. e in effetti è anche vero che i media non ne hanno parlato molto, io l'ho scoperto oggi che c'era, e personalmente posso dire che pur non essendo gay avrei partecipato volentieri alla manifestazione, in quanto lo ritengo un modo per rivendicare l'esistenza di una realtà, che in quanto tale merita di essere regolamentata, cioè di avere dei diritti. e personalmente mi sono sempre speso a favore di ciò nelle varie disucssioni sull'argomento che ho intrattenuto, sia qui nel forum che nella vita di tutti i giorni