giobbe
Ci sono poche cose che il vecchio Giobbe non sopporta. Una di queste sicuramente è il caldo, e l'essere costretto a prestare servizio per la patria impedisce al sottoscritto le incursioni spiaggistiche necessarie a ripristinare su livelli normali il proprio tasso di sopportazione all'afa. Se poi è seccante non poter andare in spiaggia, lo è ancor di più seccante quando i tuoi amici, la tua gentil donzella e persino il parentado sono fuori città a godersi il sole in molteplici lidi.
Tutto solo soletto, in questo scenario di desolazione e di calzini sporchi, è lo spirito Otaku che permette al sottoscritto di sopravvivere. Perchè "otaku", nella lingua antica dell'oriente, vuol dire "casa" e "casa" adesso è il mio dominio. In simili condizioni è il corso naturale delle cose che mi ha portato e riprendere in mano un gioco, di cui ora vi narrerò: Dead Or Alive Extreme Beach Volleyball.
L'antefatto narrativo è puramente ornamentale: il buon vecchio Zack, messa da parte l'uniforme da Teletubbies sfoggiata nel secondo capitolo, con i proventi del terzo torneo si reca al Casino. Ivi, il nostro eroe, contrariamente alla sua sfiga cronica, vince una somma spropositata. Soldoni alla mano decide quindi di comprarsi un isola paradisiaca, onde costruire il suo impero personale fatto di hotel, spiagge e amenità del genere. Successivamente, semplicemente per laido spirito voyeristico, attira in questo paradiso con raggiri ed artifizi vari tutte le gentil punzelle della serie principale, per offrire in tributo alla bellezza della flora una fauna di tutto rispetto.
Qui entra in ballo il giocatore, selezionando la bellezza che intende far scendere in campo. Ovviamente ci sono tutte le regine della serie: Kasumi, Christie, Leifang, Tina, Helena e Ayane, oltre ad un graditissimo extra, la statuaria (sebbene tal definizione possa essere estesa a tutte le donzelle) Lisa, sorella del prode Zack, con cui fortunatamente condivide solamente l'ebano della pelle: e se non saremo noi a sceglierla, dopo la selezione del personaggio (e già qui incombono i primi dubbi, quando sotto il nome del personaggio appaiono voci come "colore preferito" e "cibo preferito") sarà proprio lei ad accogliere il giocatore, offrendosi di mostrare le bellezze e le attrazioni dell'isola. Da questo punto in poi per il giocatore occidentale medio c'è solo una senziazione: disorientamento. Il gioco pare non avere scopo, gironzolando per l'isola si attivano sequenze animate (rigorosamente il real time, con opzione di cambio e regolazione d'inquadratura), si trovano piscine dove giocare ad un elementare sottogioco, e negozi dove comprare accessori, costumi e anche cose senza nessunA funzione apparente: ma l'opzione "impacchetta" fa presagire il peggio.
Dopo un'ora di gioco si è compreso il meccanismo: compra, vesti, compra, regala, gioca a pallavolo, gioca al casinò (l'accento non ci vorrebbe, ma vista la natura del gioco meglio essere sicuri di non essere fraintesi), compra, vesti e così via. Gli accessori e i costumi sono mero ornamento per il giocatore, che comunque tende a personalizzare la propria alterego digitale, ma assumono un'importanza fondamentale per quel che riguarda il rapporto con le altre ragazze: infatti, se vorremo far squadra con una loro, dovremo ingraziarcele. Per ingraziarcele dovremo conoscere i loro gusti, sondarli, e colpire con il regalo giusto. Possiamo inoltre impressionarle con il nostro comportamento sul campo da gioco. Più piaciamo alle altre e più saremo gradite come partner e aumenteranno le possibilità di ricevere, a nostra volta, regali. Se non piaceremo, invece, le nostri partner saranno svogliate, e i regali che manderemo sarrano restituiti o, peggio, creudelmente cestinati.
Gli accessori e i costumi sono, fra l'altro, innumerevoli. Gli accessori sono comuni per tutte. Si parte dall'olio solare ai sandali, per passare per palle da bechvolley a orologi. Ogni giocatrice, d'altra parte, ha il proprio set di costumi... e l'imperativo è, prendendo a prestito un'esclamazione nintendiano, gotcha catch 'em all... solo che dubito fortemente che i capoccia della Nintendo avrebbero mai potuto immaginare che le meccaniche dei giochi da collezionismo potessero entrare a far parte del gameplay di un surrogato di gioco di appuntamente, genere completamente alieno al giocatore occidentale ma notissimo e apprezzatissimo in lidi nipponici.
Disarmatamente semplice, genuinamente giapponese e pericolosamente otaku... con un pizzico di fetish che non guasta.
Vi chiederete adesso, giustamente: "Ma è un gioco di pallavolo, perchè tizio non ha ancora parlato del gioco vero e proprio?". Perchè, tutto sommato, le sezioni in spiaggia sono quasi marginali rispetto al non-gioco di contorno. Il gioco è certamente divertente e godibile, ma è la quintessenza dell'arcade e della semplicità. La ricezione è molto semplice, imparare a schiacciare e roba da ragazzini, solo la battuta al salto è stranamente ostica, ma per il resto è tutto estremamente semplice. Un po' troppo quandi ci si accorge che non è neanche possibile tirare la palla fuori dal campo, perchè il campo stesso non ha linee e delimitazioni di sorta. Divertente, certo, ma con nessuna pretesa di profondità.
Dal punto di vista estetico, d'altra parte, Doa non è semplicemente bello. E' assolutamente magnifico. Non mi dilungherò in discorsi tecnici, in diamine di effetti e filtri vari, ma vi invito semplicemente a reperire screen del gioco: aggiungeteci animazioni superbe e fluidità costante, e avrete in linea di massima il quadro della situazione. Fino a Ninja Gaiden e a Riddick, Doa e Doax erano irraggiungibili e rappresentavano la vetta più alta delle capacità della Xbox... e, sinceramente, non ci saremmo accontentati di meno: perchè, non nascondiamocelo, Doax è un gioco che, se da un lato si lascia giocare con piacere, si lascia giocare sopratutto per essere guardato. E guardare, in Doax, significa guardare la passerella di bellezze femminili di raro spessore... 80-60-80, per la precisione.
Non nascondiamocelo e, sopratutto, non vergogniamocene. Doax è un gioco con una forte carica erotica: non palese, certo, il gioco non è mai volgare e scene erotiche non ve ne sono. Neanche di vagamente erotiche. Sono gli esemplari femmina che popolano il gioco ad essere portatrici sane eroticità. Stiamo parlando della Tecmo, signori, la casa che ha introdotto la geniale opzione dello sballonzolamento tetta proporzionale all'età. Doax non fa altro che prendere gli accenni erotici dei giochi Tecmo ed isolarli, nel senso meno corretto della parola: li mette in un isola, il paradiso terrestre secondo Tecmo. Tutto questo in un gioco tipicamente nipponico, ma dell'altra parte dell'impero ludico giapponese: quello fatto di titoli e simulatori più o meno laidi che in occidente non hanno mai convinto. Il "lato oscuro" del gioco giapponese, ma oscuro non di per sè ma perchè adombrato dalla produzione internazionale, quella più "impegnata".
Dal punto di vista sonoro il gioco è ben fornito. Molte tracce sonore su licenza, eccellente doppiaggio (sebbene in giapponese sottotitolato in inglese) e buoni effetti sonori. Niente di rivoluzionario, certo, e i nostri speaker avranno sicuramente riprodotto colonne sonore più complesse e articolate, ma la muscia ricrea alla perfezione lo spirito vacanziero del gioco, disimpegnato e da ascoltare distrattamente.
Tirando le somme, il gioco è difficilmente valutabile. Mi rendo conto che mai il gusto e l'attitudine di un giocatore può essere influente nella valutazione di un titolo come lo è per Doax. Personalmente trovo che l'idea di guardare tettue combattenti posare i kimono e dedicarsi alla pallavolo da spiaggia non sia del tutto malvagia. Certo, a mettere un voto troppo alto potrei fare troppo effetto "maniaco", ma mettendo un voto basso lo farei solo per compiacere i bacchettoni puristi... vabbè ho deciso:
Voto: 8
...ma non sono un maniaco sessuale. Attualmente sono un otaku. E' differente... forse.