Il genere che più sembra soffrire nell’attuale panorama videoludico, probabilmente in modo ancora più eclatante delle avventure grafiche, è quello dei picchiaduro. Dopo un eccesso di uscite tale da causare una saturazione del mercato durante il periodo d’oro dell’era bidimensionale, e una successiva maturazione 3d che ci ha regalato pietre miliari come Tekken e Virtua Fighter, i game designer e l’utenza di tutto il mondo sembrano aver perso interesse nei confronti delle arti marziali digitali.
I pochi programmatori che continuano a portare avanti il genere, vedi Capcom e Playmore nel versante 2d e Namco in quello poligonale, non sembrano comunque intenzionati ad evolvere le meccaniche di gioco e sperimentare gameplay innovativi, rimanendo ancorati ai canoni del passato; la produzione odierna di beat’em up appare orientata verso i gusti dei nostalgici di un passato più o meno recente, e comunque anche nei casi di maggior originalità non riesce a discostarsi dal “classico”.
Per aver prova della summenzionata tendenza basta notare le recenti numerose riedizioni in chiave revival delle serie di Street Fighter 2 e King of Fighters, senza contare gli inediti e più recenti episodi, che generalmente si limitano a presentare rose di personaggi già visti, “rippati” senza cura dai vecchi titoli, in un trionfo di bassa risoluzione e pixellosità.
Volgendo lo sguardo al prossimo futuro, una sola occhiata al trailer di Tekken 5 presentato all’E3 di quest’anno già ci rivela una grado di evoluzione prossimo allo zero, mostrando animazioni, collisioni e uno stile di gioco virtualmente invariati dai tempi del terzo episodio per PSone, se tralasciamo le scontate rifiniture grafiche apportate a modelli poligonali e sfondi.
Risulta per questo molto evidente il contrasto con altre tipologie di videogiochi che attualmente vanno per la maggiore; racing games, FPS e sportivi si avvicinano a passi da gigante al fotorealismo grafico, vengono perfezionati nella riproduzione delle leggi fisiche, sono esplorati sia dal lato rigorosamente simulativo che su quello più arcade.
Tanti team di sviluppo si cimentano nella loro ideazione, una forte concorrenza nel campo spinge alla ricerca di nuovi sbocchi creativi, un maggior numero di titoli e una superiore qualità arricchiscono costantemente il mercato.
La crisi del picchiaduro è quindi doppiamente grave, poiché si manifesta non solo nel numero estremamente ridotto di giochi, ma di conseguenza anche nell’intrinseco valore dei pochi esponenti della categoria. E’ difficile riuscire ad individuare le cause del decadimento del genere; forse quest’ultimo dipende da una mancanza di ispirazione e di stimoli intellettuali dei programmatori, viziati dalla comodità dell’autocitazione, spaventati dalla responsabilità di creare nuovi francise, tecnicamente incapaci di calibrare con la cura e l’esperienza necessarie nuovi modelli di gameplay. O forse è semplicemente il risultato di un cambiamento nelle esigenze degli acquirenti videogiocatori, alcuni maturati verso altre aspirazioni, altri (definibili come “casual gamers” e in numero sempre crescente) atterriti dalla complessità tecnica delle meccaniche di gioco, che spesso richiedono abilità manuale e capacità di memorizzazione.
Il fatto che il genere dei picchiaduro si stia avviando, ormai quasi abbandonato, lungo la strada dell’estinzione, è un danno per l’industria videoludica ed un dolore per gli appassionati; sarebbe un peccato non assistere al pieno sviluppo del potenziale di questo genere, ormai realizzabile grazie all’impiego delle nuove tecnologie nel campo della programmazione, le quali consentirebbero nuovi approcci simulativi nella rappresentazione delle tecniche di lotta e del comportamento bio-meccanico del corpo umano, rendendo possibili incontri più spettacolari ed appaganti.
La speranza è quella di una prossima rinascita del beat’em up, una nuova era che sancisca la fine delle legnose movenze da manichini di Akira e Wolf, degli improbabili voli d’angelo post-uppercut dell’antigravitazionale Tekken e di quelle famigerate combo a mezz’aria (vedi “juggle”) che farebbero rivoltare nella tomba il povero Newton.
Nell’attesa che si compia la rivoluzione, possiamo tranquillamente tornare a giocare a Street Fighter Alpha 3…