Enrico Forti (detto Chico), cittadino italiano nativo di Trento e da alcuni anni residente negli Stati Uniti a Miami (Florida), ove svolge attività imprenditoriale, è stato accusato dai giudici americani di aver ucciso un ragazzo australiano di nome Pike, figlio di un imprenditore australiano con il quale Forti aveva definito una trattativa di acquisto di un complesso alberghiero ad Ibiza (Spagna).
Forti riferisce di aver definito la trattativa con il padre, il quale gli avrebbe chiesto di prendere con sé a lavorare in detto albergo il figlio onde abituarlo ad un regime di vita diverso da quello precedente, regime di vita di cui il padre si lamentava. A tal fine, precisa Forti, il padre aveva sollecitato un incontro a tre presso Miami fra, appunto, i due Pike e il sig. Forti. Forti organizzata la venuta a Miami di Pike jr., cui sarebbe seguita, qualche giorno dopo, la venuta del padre lo va a prendere all’aeroporto, lasciandolo presso un parcheggio, ove Pike riferisce che propri amici l’avrebbero prelevato per dargli ospitalità quegli alcuni giorni. Forti si reca presso altro aeroporto di Miami per andare a prendere il suocero che da tempo aveva programmato una visita alla propria figlia e al genero.
La mattina dopo il cadavere di Pike jr. viene trovato in una spiaggia a qualche decina di chilometri dal luogo in cui Forti lo aveva lasciato la sera prima.
Chico viene arrestato e poi rilasciato dopo alcuni giorni con due accuse: la prima di omicidio e la seconda di frode in relazione all’acquisto del complesso alberghiero con il Sig. Pike. Detta seconda accusa viene presto a cadere, ma rimane in piedi quella di omicidio.
Dopo oltre un anno in cui Forti svolge una vita normale, salvo l’obbligo di non uscire dagli Stati Uniti, avvicinandosi la data del processo, viene nuovamente arrestato (ottobre – novembre 1999)in via cautelativa e nel giugno 2000 viene condannato all’ergastolo per l’omicidio del Sig. Pike jr..Da notarsi che trattasi di pena in cui non è prevista, per nessuna ragione, alcun tipo di sconto. Ciò vuol dire che, se Forti non viene assolto o graziato, uscirà dal carcere solo dopo morto.
A quanto consta e come confermato dai legali di Forti, l’accusa pare basarsi esclusivamente su una bugia di Forti, il quale, nelle prime ore dell’arresto, aveva negato di conoscere Pike jr. ed era stato indotto a credere che anche il padre fosse morto. A distanza di poche ore detta prima versione viene cambiata, informando l’autorità che egli stesso si era recato in aeroporto per prendere il Sig. Pike jr. che conosceva allora per la prima volta, confermando di avergli pagato il biglietto dell’aereo e di doversi incontrare di lì a qualche giorno con il Pike sr.
Pare altresì pacifico che, secondo gli inquirenti, Forti non poteva materialmente essere l’esecutore dell’omicidio ma sarebbe il mandante. Non è dato comprendere quale sarebbe il movente, posto che la trattativa con il padre per l’acquisto dell’albergo risultava conclusa e, comunque, nei paesi anglosassoni, a differenza, ad esempio, che in Italia, non vige il principio del diritto di legittima per gli eredi, per cui ognuno è libero di lasciare a chi vuole le proprie sostanze.
Nel caso di specie, visti i rapporti fino ad allora non buoni tra Pike sr. e Pike jr., un’ eventuale mancata vendita del complesso alberghiero non avrebbe automaticamente comportato vantaggi a favore della persona assassinata che, da tempo risultava vivere lontana dal padre e condurre una vita autonoma, senza alcun legame particolare.
In conclusione, pare che l’unico elemento a sostegno dell’accusa e, quindi, determinante per la condanna all’ergastolo sia stata la bugia della prima ora di forti di non conoscere Pike.