Ibiza, ppl!
Dopo 4 anni di gestazione, diversi cambi radicali e in occasione del mio compleanno (tee-hee), sono fiero di presentarvi la mia storia d'azione: Playnation! Sono una trentina di capitoli uno più impossibile dell'altro, e, beh, dopo tanti preparativi, non so cosa dirne, se non che la dedico:
Al genio di Evil Theater 27, che mi ha spinto a scrivere. In altre parole, è colpa sua!
E dopo le cose dovute, vi lascio al primo capitolo.
1 - Prima
Non sopporto quando insultano la mia ragazza. E lo fanno apposta, ne sono sicuro. Quei tre credono di essere intoccabili, "ma ora basta" mi dicevo mentre andavo da loro, sui giardini in cima alla collina, c'è un belvedere, da dove si gode un'ottima vista. Quei tre poveracci che se la tirano da mafiosi mi aspettavano lì. Io mi avvicinai.
"Ciao, pappone!" mi fece uno di loro.
Mi ero preparato tutto un discorso per arrivare a ferirli nel profondo, come avevano fatto loro con la mia ragazza. Quel saluto mi fece scordare tutto. Lo spedii a rompere il ***** al porfido. La sua testa suonò come una bottiglia vuota e il suo padrone sembrò perdere i sensi.
"Dovresti imparare a stare zitto." Gli dissi accarezzandomi le falangi del pugno destro.
L'altro si alzò dalla panchina. Gli presentai il dorso del mio destro, lui lo parò. Allora feci pressione affinché spostasse il braccio e accodando un sinistro cadde male sulla panchina e batté la testa anche lui. Vidi con la coda dell'occhio il terzo alla mia sinistra: un gigante. La rabbia non mi fece perdere in calcoli matematici; Provai con un calcio alla vita, questo mi afferrò la gamba e cominciò a girare su se stesso. Poi mi mollò. Volai per diversi metri, oltre la ringhiera che ci separava dal vuoto del belvedere. Fu decisamente un gran brutto volo, e la caduta mi ruppe un paio di ossa. Il dolore era enorme e non riuscivo a respirare. Poi il dolore cessò.
Ero seduto per terra, chiedendomi quali pene dell'inferno stavo per subire. Un tizio era chino su di me. Capelli castano chiaro, una faccia seria, anche se sfigurata da una cicatrice che lo passava dalla fronte fino a sotto l'occhio sinistro, di cui non riuscivo a distinguere il colore. Lo riconobbi, nonostante il mio intontimento. Era Squall Lionheart, con il suo vestito nero rifinito di bianco e la medaglietta di Griever a pochi centimetri dal mio naso.
"Tutto bene, amico?" mi disse, dopo averla ritirata al di sotto della sua maglia.
Ero seduto per terra. Avevo capito che la mia punizione era un'altra vita.
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A voi i commenti e gli auguri (così magari siete più buoni )!